Corso di cioccolatini galeotto, luogo di incontri e gag. Guida il tutto un Maestro d'Arte Cioccolatiera.
Il voto del redattore
- voto
- 3/5
- valutazione
- Deliziosi assaggi di commedia italiana, sospesa tra ironia, equivoci ed integrazione razziale.
Il voto dei lettori
- voto medio
- senza voto
- numero votanti
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02 11 2013
Lezioni di cioccolato
di Claudio Cupellini
- Dati
- Titolo originale: Lezioni di cioccolato
- Soggetto: Fabio Bonifacci
- Sceneggiatura: Fabio Bonifacci
- Genere: Commedia - Comico
- Durata: 99 min.
- Nazionalità: Italia
- Anno: 2007
- Produzione: Cattleya, Faro Film
- Distribuzione: UIP
- Data di uscita: 23 11 2007
Recensione pubblicata il 03 12 2007
Questa recensione è stata letta 16985 volte
Buono da leccarsi le dita. Anche senza tette (in mostra).
di Antinoo
L'Umbria più cheta e cioccolatosa che possiate immaginare. Mattia (Luca Argentero) è un bieco e spregevole imprenditore edile che, forte della quasi De Paperoniana massima "Risparmio è più Guadagno", passa le sue giornate a schiavizzare la propria manovalanza in nero e prostrarsi ai piedi di tanto facoltosi quanto viscidi possibili clienti. Un personaggino proprio delizioso, insomma: look alla Fabrizio Corona, argomentazioni degne di Roberto Maroni e chiacchiera uso Berlusconi, Mattia si cura poco o nulla di tutto quello che ha intorno, fino a quando l'intorno non gli casca in testa sotto le spoglie del corpo a peso morto di Kamal (Hassani Shapi), un suo operaio egiziano. Terrorizzato dall'eventualità di una denuncia, visto che tutto quello che ha in regola nel cantiere è l'elastico con cui tiene i lunghi capelli raccolti in uno chignon molto magnaccia, Mattia si reca continuamente presso l'infortunato dipendente, ingessato dalla vita al collo, braccia comprese, proprio per sincerarsi che nulla sia trapelato alla polizia.
Kamal, pasticcere venuto in Italia per partecipare ad un corso che gli permetterà di imparare l'arte del cioccolato, ma arrangiatosi come molti con un lavoro misero e mal pagato, ha le idee chiarissime su come affrontare la questione: o il padrone si presenta al corso al posto suo, impara perfettamente le tecniche di preparazione e supera il tutto con ottimi voti, o si prepara a vedere il sole a scacchi fino a data da decidersi. Per far questo Mattia dovrà abbandonare le meschine comodità che il suo status di parassita delle minoranze gli garantisce ed affrontare le classiche problematiche e qualche pregiudizio che un immigrato sperimenta tutti i giorni nel Nostro paese. Look compreso, corredato dall'immancabile modello di cellulare "citofono" che tanto fa inorridire tutti Nostri amici di ultima generazione, soprattutto mentale. Mattia, abituato fino ad allora ad avere come attività l'autopromozione dei suoi loschi guadagni, si ritrova a doversi confrontare, in teoria, con una realtà completamente diversa dalla propria, in pratica, con tutta una serie di lavori manuali e rapporti interpersonali da cui si è sempre difeso. Deve, infatti, portare avanti l'attività imprenditoriale la mattina, il corso il pomeriggio e lo studio la sera, con ripetizioni notturne della bella Cecilia (Violante Placido), ragazzetta dotatissima nell'arte della cucina, paladina delle cause perse e campionessa olimpica nella specialità del procacciarsi uomini biologicamente non in grado di dire la verità. Intorno a loro, un maestro cioccolataio di indubbio carisma (Neri Marcoré), il tronfio siciliano Corrado (Josefia Forlì), l'introverso e sospettoso veneto Milo (Matteo Oleotto), la stagionata, ma ancora ben decisa a lanciarsi sul mercato degli uomini, Letizia (Monica Scattini) ed il piacione Luigi (Francesco Pannofino). Tra tutti questi rivali, una messinscena da portare avanti e la totale incapacità nel tenere in mano anche un pentolino: riuscirà Mattia a conquistare l'ambito titolo?
Lezioni di Cioccolato è il primo, riuscitissimo, film di Claudio Cupellini, che ci fa tirare un sospiro di sollievo circa la situazione del cinema italiano nell'ambito della commedia, genere in cui se non si cade nei clichè da italietta media tutta tette, si finisce a dover digerire polpettoni travestiti da panettoni natalizi o, peggio, a scimmiottare un American Style che ci è estraneo (forse ancora per poco) per gusti, cultura e storia. Un ritmo serrato praticamente perfetto, in cui si alternano battute sempre garbate e divertenti, situazioni che anche quando rischiano di cadere nella retorica fanno loro stesse lo sgambetto a questo pericolo. Un cast eccezionale: Violante Placido, splendida, vezzosa, smorfiosa ma senza mai cadere in ridicoli clichè sexy, sufficientemente disordinata sentimentalmente per apparirci simpaticamente disastrata nonostante i tanti impegni sociali, Neri Marcorè ancora una volta istrionico e felino, che gioca con i suoi studenti come fosse un gatto con i topi, Hassani Shapi straordinario nel rendere tutte le stranezze e le contraddizioni che l'Italia, con le sue promesse mai mantenute, regala ad ogni immigrato, e Luca Argentero, anche se inizialmente un po' impacciato nella caratterizzazione della macchietta imprenditoriale nostrana, dà un'ulteriore prova delle sue grandi capacità attoriali, sicuramente ancora da sviluppare ma certamente notevoli e in grado di permettergli di rivestire i ruoli più diversi, sempre con un più che discreto risultato.
Lezioni di Cioccolato è una commedia italiana che non sfigura di fronte alle produzioni internazionali dello stesso genere e che, anche per questo, andrebbe certo diffusa all'estero come esempio di buon cinema d'intrattenimento, senza cadere nella banalità generazionale nauseabonda di Muccino o essere una occasione per mostrare due culi celebri, un paio di perfetti sconosciuti in odore di celebrità e quei rottami del comico che sono De Sica e Boldi, anche in separata sede. Una enorme occasione, insomma, per esportare il Made in Italy fatto di storie leggere e ben scritte, visi e dialetti, atteggiamenti e modi di essere tipici. Un Made in Italy anche alimentare, visto che Perugia, e l'industria dolciaria che ospita, fanno da sfondo naturale ed escamotage perfetto alla trama. Anche a livello paesaggistico perché, invece della solita opulenta Roma, l'inflazionatissima Toscana e il divistico Lago di Como, l'Italia conserva ancora moltissime seduzioni. Anche cinematografiche, come in questo caso.
Kamal, pasticcere venuto in Italia per partecipare ad un corso che gli permetterà di imparare l'arte del cioccolato, ma arrangiatosi come molti con un lavoro misero e mal pagato, ha le idee chiarissime su come affrontare la questione: o il padrone si presenta al corso al posto suo, impara perfettamente le tecniche di preparazione e supera il tutto con ottimi voti, o si prepara a vedere il sole a scacchi fino a data da decidersi. Per far questo Mattia dovrà abbandonare le meschine comodità che il suo status di parassita delle minoranze gli garantisce ed affrontare le classiche problematiche e qualche pregiudizio che un immigrato sperimenta tutti i giorni nel Nostro paese. Look compreso, corredato dall'immancabile modello di cellulare "citofono" che tanto fa inorridire tutti Nostri amici di ultima generazione, soprattutto mentale. Mattia, abituato fino ad allora ad avere come attività l'autopromozione dei suoi loschi guadagni, si ritrova a doversi confrontare, in teoria, con una realtà completamente diversa dalla propria, in pratica, con tutta una serie di lavori manuali e rapporti interpersonali da cui si è sempre difeso. Deve, infatti, portare avanti l'attività imprenditoriale la mattina, il corso il pomeriggio e lo studio la sera, con ripetizioni notturne della bella Cecilia (Violante Placido), ragazzetta dotatissima nell'arte della cucina, paladina delle cause perse e campionessa olimpica nella specialità del procacciarsi uomini biologicamente non in grado di dire la verità. Intorno a loro, un maestro cioccolataio di indubbio carisma (Neri Marcoré), il tronfio siciliano Corrado (Josefia Forlì), l'introverso e sospettoso veneto Milo (Matteo Oleotto), la stagionata, ma ancora ben decisa a lanciarsi sul mercato degli uomini, Letizia (Monica Scattini) ed il piacione Luigi (Francesco Pannofino). Tra tutti questi rivali, una messinscena da portare avanti e la totale incapacità nel tenere in mano anche un pentolino: riuscirà Mattia a conquistare l'ambito titolo?
Lezioni di Cioccolato è il primo, riuscitissimo, film di Claudio Cupellini, che ci fa tirare un sospiro di sollievo circa la situazione del cinema italiano nell'ambito della commedia, genere in cui se non si cade nei clichè da italietta media tutta tette, si finisce a dover digerire polpettoni travestiti da panettoni natalizi o, peggio, a scimmiottare un American Style che ci è estraneo (forse ancora per poco) per gusti, cultura e storia. Un ritmo serrato praticamente perfetto, in cui si alternano battute sempre garbate e divertenti, situazioni che anche quando rischiano di cadere nella retorica fanno loro stesse lo sgambetto a questo pericolo. Un cast eccezionale: Violante Placido, splendida, vezzosa, smorfiosa ma senza mai cadere in ridicoli clichè sexy, sufficientemente disordinata sentimentalmente per apparirci simpaticamente disastrata nonostante i tanti impegni sociali, Neri Marcorè ancora una volta istrionico e felino, che gioca con i suoi studenti come fosse un gatto con i topi, Hassani Shapi straordinario nel rendere tutte le stranezze e le contraddizioni che l'Italia, con le sue promesse mai mantenute, regala ad ogni immigrato, e Luca Argentero, anche se inizialmente un po' impacciato nella caratterizzazione della macchietta imprenditoriale nostrana, dà un'ulteriore prova delle sue grandi capacità attoriali, sicuramente ancora da sviluppare ma certamente notevoli e in grado di permettergli di rivestire i ruoli più diversi, sempre con un più che discreto risultato.
Lezioni di Cioccolato è una commedia italiana che non sfigura di fronte alle produzioni internazionali dello stesso genere e che, anche per questo, andrebbe certo diffusa all'estero come esempio di buon cinema d'intrattenimento, senza cadere nella banalità generazionale nauseabonda di Muccino o essere una occasione per mostrare due culi celebri, un paio di perfetti sconosciuti in odore di celebrità e quei rottami del comico che sono De Sica e Boldi, anche in separata sede. Una enorme occasione, insomma, per esportare il Made in Italy fatto di storie leggere e ben scritte, visi e dialetti, atteggiamenti e modi di essere tipici. Un Made in Italy anche alimentare, visto che Perugia, e l'industria dolciaria che ospita, fanno da sfondo naturale ed escamotage perfetto alla trama. Anche a livello paesaggistico perché, invece della solita opulenta Roma, l'inflazionatissima Toscana e il divistico Lago di Como, l'Italia conserva ancora moltissime seduzioni. Anche cinematografiche, come in questo caso.
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