Il voto del redattore
- voto
- 2.5/5
- valutazione
- Non è facile rappresentare l'impalpabilità della seta attraverso le immagini e François Girard ci riesce solo a metà.
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- genere Drammatico
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Seta
di François Girard
- Dati
- Titolo originale: Seta (Silk)
- Soggetto: Alessandro Baricco
- Sceneggiatura: Alessandro Baricco, François Girard
- Genere: Drammatico - Sentimentale
- Durata: 112 min.
- Nazionalità: Canada/ Francia / Italia / Gran Bretagna/ Giappone
- Anno: 2007
- Produzione: Bee Vine Pictures, Fandango, Rhombus Media, Vice Versa Film
- Distribuzione: Medusa
- Data di uscita: 26 10 2007
- Link
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La Seta a volte può infeltrire
di Emanuel Perico
È sempre fastidioso dover recensire un film tratto da un libro. La cosa si fa ancora più ardua quando il libro ti è piaciuto non poco. In situazioni come queste il sottoscritto si presenta in sala con aspettative molto basse in maniera tale da evitare cocenti delusioni (che però inevitabilmente arrivano). Quindi questa recensione sembrerà scritta da uno schizofrenico perché non mi sento di condannare in pieno il film, ma nemmeno di decantarlo come capolavoro.
La vicenda narra di un giovane, Hervé Joncour, che, abbandonata la carriera militare tanto voluta dal padre, intraprende un lungo viaggio in Giappone alla ricerca di uova di baco, incoraggiato dal lungimirante Baldabiou che fiuta un redditizio business nel mondo della produzione della seta. Ma perché proprio in Giappone? Siamo alla metà del 19° secolo e un'epidemia scoppiata in Europa ha fatto ammalare gran parte delle larve. Solo in Giappone, dove ancora il mondo occidentale non è arrivato a contaminarne la purezza, i bachi prosperano in salute. E così Joncour, che si è appena sposato con la bella Helen, parte per un viaggio che durerà mesi verso l'ignoto, non sapendo nemmeno se riuscirà a fare ritorno a casa. Giunto in terra nipponica, grazie ad alcune raccomandazioni e un paio di agganci strategici, arriva alla corte del potente Hara Kei.Ma qui non troverà solo i tanto sospirati bachi per i quali è arrivato alla fine del mondo. Incrocerà lo sguardo di una fanciulla che scalfirà in maniera indelebile l'immacolato intonaco della sua anima. Per quegli occhi egli affronterà più volte lo stesso viaggio, sacrificando se stesso, la fedele moglie e il paese, alla sua malata ossessione.
Il romanzo, che pur nella sua brevità è foriero di stimoli e immagini vivide e suggestive, fa affidamento proprio sulla struttura didascalica e sulla ciclica ripetitività nonché sui pieni e vuoti delle pagine a volte lasciate per metà bianche. Questa caratteristica (fondamentale sulla carta stampata) viene meno quando si tratta di trasporre la vicenda in immagini. Per questo motivo, forse, il film sterza sulla figura della moglie di Joncour, Helene, ovvero la "prezzemolina" Keira Knightley, la quale cerca di dare maggior spessore ad un personaggio che in origine rimaneva nell'ombra (e forse anche per un motivo). Il regista François Girard, che ci aveva solleticato il palato con il geniale Trentadue piccoli film su Glenn Gould, svolge in maniera esempare il lavoro sulle immagini, soprattutto sui paesaggi, molto suggestivi e fedeli alla descrizione che Baricco dipinge nel racconto, coadiuvato dal direttore della fotografia Alain Dostie (già suo collaboratore anche ne Il violino rosso). Si noti l'attento contrasto cromatico, usato come strumento per scindere nettamente la calda tranquillità della campagna francese dalla fredda impenetrabilità del Giappone.
Notevole la colonna sonora realizzata dall'eclettico Ryuichi Sakamoto (premio Oscar® con L'ultimo imperatore) che accompagna le splendide e rarefatte atmosfere miscelando strumenti classici con quelli tipici giapponesi ottenendo così un connubio molto raffinato (consigliato l'acquisto - ndr). Il cast di tutto rispetto aiuta solo in parte a reggere tutta la struttura del film, di per sè già delineata dalla scansione temporale dettata dal libro. Alfred Molina gigioneggia nei panni di Baldabiou, Michel Pitt (che ci ammaliò in The Dreamers e ci turbò in Last days), non riesce a dare giustizia al tormento di Hervé Joncour risultando a tratti statico e un po' troppo "acerbo" (ci avremmo visto più volentieri un Christian Bale o un bel Clive Owen, e le donzelle mi daranno ragione). La Knightley, che si trova perfettamente a suo agio in ruoli per così dire "letterari" (vedi Orgoglio e pregiudizio e Espiazione), non basta a incarnare lo spirito originario del romanzo di Baricco, nel quale l'assenza del personaggio della moglie Helene si contrappone alla forza con la quale alla fine irrompe nella vita del marito.
A chi non ha letto il libro potrebbe bastare quanto descritto finora: una storia d'amore, passione, viaggio, terre lontane, paesaggi mozzafiato. Il film da solo è discreto, ben confezionato e a tratti coinvolgente. Ma chi ha letto Seta sa di cosa parlo e non può prescindere da dettagli che nella pellicola di Girard non vengono valorizzati come meritavano: il conflitto tra il monco e Baldabiou, solo sfiorata sullo schermo, è uno dei nodi focali del racconto, la bellissima metafora della voliera con gli uccelli, addirittura omessa dalla sceneggiatura, e poi tutto il mito del viaggio on the road ridotto a banali ellissi temporali, quando in realtà è il viaggio stesso metafora del cambiamento interiore di Hervè Joncour.
I lettori hanno scritto 3 commenti
- indirizzo IP 88.45.225.213
- data e ora Lunedì 12 Novembre 2007 [13:51]
- commento "È sempre fastidioso dover recensire un film tratto da un libro. La cosa si fa ancora più ardua quando il libro ti è piaciuto non poco" E qui avrei dovuto smettere di leggerti :-p
- indirizzo IP 151.65.229.196
- data e ora Martedì 13 Novembre 2007 [20:33]
- commento Sapevo che la tua crociata contro Baricco sarebbe tracimata qui. :)
- indirizzo IP 213.140.11.141
- data e ora Martedì 13 Novembre 2007 [22:22]
- commento mi associo alla crociata contro Baricco: non riesco ad aprezzare tutto quello di cui NON parla nei suoi libri : )
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