Il voto del redattore
- voto
- 3/5
- valutazione
- Un film difficile, che induce alla riflessione ed alla ricerca dell'interiorità.
Il voto dei lettori
- voto medio
- senza voto
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 0 lettori
- di Nicolo Donato
- dal 02 07 2010
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Papupop
- di Francis Ford Coppola
- dal 20 11 2009
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Antinoo
- di Marc Forster
- dal 28 03 2008
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Elena De Dominicis
- di Michael Haneke
- dal 30 10 2009
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Severino Faccin
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Viaggio in India
di Mohsen Makhmalbaf
- Dati
- Titolo originale: Scream of the Ants
- Soggetto: Mohsen Makhmalbaf
- Sceneggiatura: Mohsen Makhmalbaf
- Genere: Drammatico - Psicologico
- Durata: 85 min.
- Nazionalità: India
- Anno: 2006
- Produzione: Makhmalbaf Film House, Wild Bunch
- Distribuzione: BIM
- Data di uscita: 14 09 2007
- Link
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Un viaggio attraverso i grandi temi della vita
di Rossana Pennacchi
La trama di questo film è presto detta. Due giovani sposi iraniani, lui con tratti molto forti, capelli incolti e lunghi, ateo (Mahmoud Chokrollahi), lei bellissima, quasi statuaria e profondamente religiosa (Mahnour Shadzi) intraprendono questo viaggio per cercare l'uomo perfetto, un guru che scrive le sue verità con inchiostro invisibile. Sperano che li possa avvicinare l'uno all'altra spiritualmente, illuminando lui e ridimensionando lei nella sua fede. Va detto che la coppia sembra poco credibile proprio per i tratti troppo specularmente opposti e, soprattutto, per il comportamento di entrambi che appare "occidentalizzato". Nell'intenzione dell'autore è evidente la volontà di affrontare i grandi temi della vita, anche se non riesce a farlo in modo approfondito, diretto. I lunghi colloqui tra i due, quasi unici protagonisti del film, appesantiscono il film più dello stesso argomento trattato.
Il luogo, le scene, l'ambiente in genere, il narrare di un paese dove l'ingiustizia sociale si respira in ogni angolo di strada si sarebbero ben prestati ad un'analisi profonda. L'autore ha voluto, invece, proporre i grandi temi e poi lasciarli aperti alla libera interpretazione dello spettatore, senza dare risposte o indirizzare in alcun modo lo spettatore. Pone l'accento, anzi, sull'importanza dell'angolazione dalla quale si guarda un tema. Dal condizionamento iniziale con il quale si fa una qualsiasi analisi. Se sei ateo credi che ogni evento sia casuale, se sei credente pensi che ogni evento sia un segno divino. Solo nella parte finale del film un tedesco che vive in India da anni dice, allo stesso tempo in modo divertente e molto plausibile, che le religioni non sono altro che un mezzo per controllare e indirizzare le masse, condizionando i popoli. Di notevole bellezza è la fotografia che documenta un paesaggio di rara bellezza e che è curata dallo stesso autore.
I temi sono lasciati appesi, affidati alla libera interpretazione dello spettatore, non si percepiscono emozioni, ma argomenti puramente intellettuali da trattare con riflessione. Insomma, un film difficile, certamente non commerciale, da vedere in ogni caso almeno per la curiosità che suscita.
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