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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 3.5/5
  • valutazione
  • Questo film ci racconta di bambini che già conoscono il sapore del sangue e, anche se talvolta la recitazione in napoletano appare un po' troppo sopra le righe, lo fa molto bene, evitando retoriche buoniste e falsi moralismi.
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 0.8/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 122 lettori
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Info

Certi Bambini

di Andrea e Antonio Frazzi

 
    Dati
  • Titolo originale: Certi Bambini
  • Soggetto: Diego De Silva
  • Sceneggiatura: Andrea Frazzi, Antonio Frazzi, Marcello Fois, Ferdinando Vicentini Orgnani, Diego De Silva.
  • Genere: Drammatico - Sociale
  • Durata: 94 min.
     
  • Nazionalità: Italia
  • Anno: 2004
  • Produzione: Rosario Rinaldo/Pequod
  • Distribuzione: Mikado
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Certi bambini che non sono bambini.

di Lucio Carbonelli

Se in un film, o in un romanzo, è presente una pistola, oppure questa pistola compare d'improvviso, si può essere certi che a un certo punto questa pistola verrà usata, sparerà: nella vita di Rosario una pistola appare un giorno, quasi per caso, un caso dolente che porterà la sua vita a prendere una certa strada, una strada non tanto inaspettata.
Il protagonista di questo film è un bambino di nome Rosario, quindi: uno dei "Certi Bambini" (titolo del libro, scritto da Diego De Silva, da cui è tratto il film) che fumano e che non vanno a scuola, uno dei bambini che la famiglia non sanno nemmeno cos'è e se conoscono la legge ne conoscono solo la parte più violenta. Rosario è uno dei certi bambini il cui destino è molto spesso un bivio:  precarietà o criminalità.
La prima scena getta subita lo spettatore nell'azione, sconvolge: bambini che si arrampicano lungo un costone roccioso, squallore e degrado tutto intorno, l'azzurro del mare sullo sfondo, forse devono tornare a casa ma per farlo devono attraversare quella che sembra un'autostrada, scansare auto veloci insomma. Pericoloso, certo, ma per loro è solo un gioco.
Il luogo è Napoli, Italia, o così pare: l'esatta geografia non viene mai specificata infatti, se non dal dialetto, perché in effetti potremmo essere anche nelle banlieu parigine (L'odio) o nelle favelas brasiliane (Cidade de Deus); in qualunque Sud del mondo, insomma, come canta(va)no gli Alma Megretta, prima ancora che fuggissero via da Napoli.
Il tempo è a-lineare, lacerato, devastato: è il tempo anarchico dei ricordi (21 grammi), forse il tempo dei rimpianti e dei rimorsi, della nostalgia e della disillusione.
Rosario è in viaggio, si trova su una  carrozza della metropolitana (non certo quella d'Arte, poiché le cose belle si pagano); noi non sappiamo dove sta andando, vediamo solo pezzi, frammenti di una vita che non è più, una vita dove non era ancora necessario atteggiare il viso a ringhio rabbioso.
Il presente di Rosario è un presente diverso da quello che sarebbe potuto essere, infatti: Rosario adesso ha delle istruzioni in testa ed un lavoro da fare; i suoi capelli sono tagliati corti e il collo è sporco di sangue rappreso, il suo respiro pesante.
Il Rosario con i capelli lunghi e il viso pulito che accudisce amorevole la nonna malata non esiste più, così come non esiste più il Rosario volontario di "Casa Letizia" alle prese con il suo primo, doloroso, amore, sfacciato e sbruffone come solo un bambino sa essere.
Altre immagini mostrano un Rosario diverso: è in una sala giochi, con i suoi amici, c'è un laido signore per il quale compiono dei furti, e poi vediamo Rosario fare una rapina ad uno dei tanti adulti che derubano dell'Infanzia questi bambini. È qui che compare la pistola, ed è questo il Rosario che ha preso il sopravento: il Rosario che riceve lezioni dal camorrista di quartiere. Nella sua vita, ormai la luce è stata tolta e, se c'è, è difettosa e certo non illumina più come dovrebbe.
Questo film ci racconta di questi bambini, i quali così giovani già conoscono il sapore del sangue, e lo fa molto bene, evitando retoriche buoniste e falsi moralismi; solo la recitazione in napoletano appare talvolta un po' troppo sopra le righe, ma non necessariamente questa è una cosa che penalizza: d'altronde non siamo proprio nel territorio della sceneggiata napoletana più vera?
Questo film ci parla di un bambino e della sua ineluttabile discesa in una vita nera ed amara; questo film ci parla di un bambino che chiede, poi, di tornare bambino di nuovo, tirando calci ad un pallone, ma bambino più non è.
L'ultima, quasi irreale, inquadratura è un passo indietro, come uno sguardo da lontano a beneficio di chi guarda, per meglio capire, se possibile: questa storia ha messo ordine nella realtà o ha posto nuove, dolorose, domande?

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 55 commenti

 
 
utente
pic/ciup
  • indirizzo IP 87.18.142.83
  • data e ora Lunedì 19 Marzo 2007 [2:42]
  • commento grande film! nella vita cred sempre in cio' che fai!!!! rosario:un esempio per tutti
 
 
 
 
 
utente
sdummo
  • indirizzo IP 155.185.106.5
  • data e ora Martedì 17 Aprile 2007 [11:14]
  • commento ottimo film ambientato in una napoli ormai irrecuperabile. girato come si deve da due grandi registi. bravissimo il piccolo protagonista.
 
 
 
 
 
utente
cetty
  • indirizzo IP 62.11.73.201
  • data e ora Giovedì 19 Luglio 2007 [10:51]
  • commento rosario 6 bravissimo
 
 
 
 
 
utente
venturimichela@hotmail.it
  • indirizzo IP 82.58.24.96
  • data e ora Giovedì 19 Luglio 2007 [12:02]
  • commento troppo bello sto film... °°°miki°°°
 
 
 
 
 
utente
MACCIOCAPATONDA
  • indirizzo IP 87.18.91.1
  • data e ora Giovedì 19 Luglio 2007 [16:19]
  • commento IL FILM è DAVVERO BEN COSTRUITO.Xò IO DA NAPOLETANO MI SENTO DI DIRE KE RINGRAZIANDO DIO LE SITUAZIONI DI QUESTO GENERE ESISTONO MA SONO 1 ESIGUA MINORANZA.MOLTO ESIGUA
 
 
 
 
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