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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Locandina
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 5/5
  • valutazione
  • Se ne consiglia la visione ad aspiranti letterine, tronisti e pseudo-fighetti molto convinti: guardate e imparate cosa sia la "figaggine" vera.
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 4.4/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 17 lettori
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Info

Hairspray - Grasso è bello

di Adam Shankman

 
    Dati
  • Titolo originale: Hairspray
  • Soggetto: Thomas Meehan, Mark O'Donnell, John Waters
  • Sceneggiatura: Thomas Meehan, Mark O'Donnell, Leslie Dixon
  • Genere: Commedia - Musical
  • Durata: 117 min.
     
  • Nazionalità: USA
  • Anno: 2007
  • Produzione: Gabriel Simon Production Services, Storyline Entertainment, Ingenious Film Partners, New Line Cinema
  • Distribuzione: Moviemax
  • Data di uscita: 28 09 2007
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Grassa è bellissimo!

di Elena De Dominicis

Remake dell'omonimo film del 1988, all'epoca diretto da John Waters, questa volta realizzato con un dispiegamento di mezzi decisamente superiore, questo brillante musical riesce a rimanere attuale nei temi trattati e fornisce spunti di riflessione sui temi sociali divertendo. Nella Baltimora dei primi anni '60 i liceali hanno come loro profeta Corny Collins, giovane cantante e presentatore, che col suo show, promuove nuovi balli, tutti rigorosamente con un nome proprio, con l'ausilio di figuranti vestiti all'ultima moda, dai capelli rigorosamente impacchettati e brillantinati grazie all'uso della lacca sponsor. Essendo un programma di ballo per i giovani ovviamente non può essere escluso il target di nicchia (forzata), cioè i giovani di colore, che intervengono ma separati dai bianchi con una corda. La protagonista Tracy è figlia di una timida e dolcissima stiratrice (Edna) e di un negoziante di scherzi di carnevale stralunato. Naturalmente è un'assidua spettatrice del Corny Collins show, al quale parteciperà diventando talmente amata dalle ragazzine, nonostante la sua stazza, che i negozianti ci lucreranno sopra lanciando la moda delle parrucche "alla Tracy" . La ragazza, che non è meno carina delle compagne più snelle ma solo grassa, riuscirà a conquistare il ballerino più bello e più ambìto, a riscattare la sua mamma dai complessi fisici che la tormentano al punto di non uscire mai di casa, le farà riscoprire un glamour tutto nuovo e laporterà a vivere pienamente il suo impegno civile in prima fila.

Magistralmente diretto con l'ausilio di effetti grafici molto piacevoli che si integrano ottimamente a livello sia di linguaggio cinematografico che di sceneggiatura, questo film riesce bene nell'intento sia di divertire che di farsi guardare e ascoltare, in quanto tutti gli artisti, sia i più giovani che i più attempati, danno il meglio di sè, mettendo in scena uno spettacolo musicale degno della migliore tradizione americana di musical, al quale verrà reso omaggio in un irresistibile duetto tra John Travolta e Cristopher Walken. Meravigliosa l'interprete di Tracy, Nikki Blonsky, la cui voce chiarissima e molto leggera riesce a dare un tono molto frizzante alle bellissime canzoni. Una rediviva, magrissima e superliftata Michelle Pfeiffer, è l' ex reginetta di bellezza che, passato lo scettro alla figlia, fa la parte della cattiva corrotta e corruttrice che fu di Debby Harry, alla quale indubbiamente somiglia, ispirandosi alle dive del passato, da Elke Sommer nel presente della vicenda, a Veronica Lake quando nel flashback rivive i tempi in cui era all'apice dei successi giovanili.

Sempre più convincente Queen Latifah, ancora dimagrita e sempre bella: è la madre del ragazzino di cui si innamorerà la migliore amica di Tracy (vessata da una madre bigotta e torturatrice) nonché la presentatrice del Negro Day, spazio "dedicato" all'interno del Corny Collins' con cadenza mensile. Christopher Walken è spassosissimo, soprattutto nel finale, canta forse meno bene di tutti gli altri, ma riesce a risultare simpatico e credibile come padre. Segnalo i camei di John Waters (il maniaco esibizionista) e Ricky Lake (Tracy nel film dell'88) che fa la talent scout alla fine del film.

E poi c'è Edna - John travolta. Per mesi si è discusso se sarebbe stato all'altezza della mitica Divine (quando si parla di drag queen si preferisce orientarsi grammaticalmente al femminile), che nella prima versione risultò assolutamente veritiera come mamma, anche perché lei era conosciuta, appunto, come famosissima drag e la dimensione esageratamente femminile era la sua normalità. Travolta è altrettanto abile, certo non è una drag professionista, e forse gli manca quel pizzico di aggressività che è abbastanza tipica di questo tipo di personaggi, ma riesce ottimamente nella parte della mamma, balla con la morbidezza che lo contraddistingue da sempre, canta con la voce leggermente impostata ma non troppo (il personaggio di Edna, sia al cinema che a teatro è tradizionalmente un uomo) e riesce a trasmettere il disagio della signora in quel corpo invadente e ingombrante. Effettivamente questo splendido musical parla molto delle mamme, di come possano influire sui figli, di come i figli possano invece aiutare le loro madri a superare i propri problemi e le paure infondate, di come il gap generazionale sia portatore di innovazione e di come il futuro ( parola quasi abusata nel film) possa essere rappresentato anche da dettagli simbolici, come i capelli lisci o un vestito optical, preludio di quello che saranno i rimanenti anni '60.

Un film che porta un messaggio di diversità senza nessun intento paternalistico, non impone l'idea che brutto (grasso) è bello, ma si fa fotografia di una tendenza che sta facendosi sempre più largo nella società contemporanea, cioè l'estetica on demand, diversificata, a seconda delle culture e sottoculture, tutte degne della propria identità, un concetto di bellezza che esula completamente dal corpo, ma che ha molto a che vedere con quello che una persona trasmette, con il modo con cui fa sentire chi la circonda. Insomma questo film parla di ideali e di azioni conseguenti, ed esprime un concetto fondamentale per ogni drag queen : quello che conta davvero in una donna (e nelle persone in genere) è la personalità. E questo è uno dei motivi per cui la cultura gay, camp o queer che dir si voglia non è una forma mentis di nicchia, ma è adatta a tutti. Meditate gente, meditate…

 
 
 
 
 
 
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