Dopo una carriera passata davanti alla macchina da presa l'attrice francese Julie Delpy ha deciso di fare il grande passo e girare un personalissimo film da regista. Per riuscirci decide di fare le cose in famiglia, nel vero senso della parola. In primis la scelta della città nel quale ambientare la sua commedia: Parigi, sua città natale, in cui la regista ha passato l'infanzia e per la quale ha un rapporto di amore conflittuale. Ma è soprattutto la scelta degli attori che sorprende; in particolare per la decisione, quanto mai curiosa, di scritturare i propri genitori e farli recitare nella parte dei genitori stessi.

Il film parla di due coniugi, Marion (Julie Delpy) e Jack (Adam Golberg), che decidono di trascorrere un fine settimana a Parigi dopo una parentesi italiana in quel di  Venezia. Un fine settimana che avrebbe dovuto rinsaldare un rapporto che sta vivendo un momento di deterioramento. La coppia, giunta nella capitale francese, troverà ospitalità nella casa dei genitori di Marion e da qui cominceranno
incomprensioni e dissapori.
I genitori infatti sono quanto mai invadenti e non risparmiano mai battute o illazioni su Jack che cerca comunque nel bene e nel male di
rispettare lo stile di vita, quanto mai pittoresco, della famiglia della consorte. Ma non è solo la vita interna familiare a sconvolgere la coppia, Jack comincia anche a scoprire un aspetto della moglie che non conosceva. Fra una cena e l'altra incontrano vecchi amici della donna, amici con cui lei ha avuto storie, anche solo di sesso, che non perdono occasioni di ricordare il passato, sotto gli occhi sorpresi e infastiditi di Jack. Il film è una commedia fatta di battute, controsensi, equivoci incomprensioni. Non è un lavoro di immagini, ma dialogato, direi molto alleniano per il modo in cui è concepito. E, come per i film del maestro americano, troviamo spesso e volentieri un altro elemento di congiunzione: il sesso, che è molto presente, sia in forma parlata che come contatto fisico, e sul quale la regista
gioca molto.

E' assolutamente percepibile il rapporto che la Delpy ha con Parigi. La regista analizza e critica allo stesso tempo la sua città natale; non ci mostra una Parigi bella, raffinata, elegante e romantica, come spesso capita nei film, ma una Parigi normale, senza fronzoli e senza tinte rosa. Una città in cui coesistono una moltitudine di tipologie di persone che vivono a contatto fra di loro ma sono ideologicamente diverse: dal taxista razzista al terrorista 'ecologico' francese. Ed è sorprendente che questo approccio, così affettuosamente distaccato verso la capitale transalpina, venga proprio da una regista francese alla sua opera prima. Siamo abituati a vedere i francesi come ultra nazionalisti e super tradizionalisti, invece in questo lavoro siamo da tutt'altra parte, anzi qui l'autrice attacca proprio i punti cardine dell'ideologia francese.
Gli attori, tutti esordienti o quasi, sono assolutamente credibili e spontanei. Adam Goldberg, unico nome noto oltre a quello della regista, offre una ottima prova attoriale mostrandosi meravigliosamente ironico e naturale. I dialoghi interni alla coppia, vero fulcro dell'opera, sono scritti in modo intelligente e resi veritieri dall'evidente complicità che si era instaurata fra i due attori.
In sostanza è un film in cui si ride ma che non è una commedia a tutti gli effetti.