Il voto del redattore
- voto
- 4/5
- valutazione
- La tormentata vita del jazzista Luca Flores, terminata troppo presto come spesso accade ai geni, ottimamente interpretata da Kim Rossi Stuart.
Il voto dei lettori
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- di Sean Penn
- dal 25 01 2008
- genere Drammatico
- tipo Biografico
- Lorenzo Morganti
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Piano, solo
di Riccardo Milani
- Dati
- Titolo originale: Piano, solo
- Soggetto: Tratto dal romanzo "Il disco del mondo - Vita breve di Luca Flores" di Walter Veltroni
- Sceneggiatura: Ivan Cotroneo, Claudio Piersanti, Sandro Petraglia, Riccardo Milani
- Genere: Drammatico - Biografico
- Durata: 104 min.
- Nazionalità: Italia
- Anno: 2007
- Produzione: Palomar, Rai Cinema, HUGO Films
- Distribuzione: 01 Distribution
- Data di uscita: 21 09 2007
Uomo, solo
di Emanuel Perico
Luca Flores è questo: una vibrazione di corde, uno scalpiccio di tasti, un vorticare di note che si inseguono nell'aria senza mai scontrarsi. Nel film Piano, solo di Riccardo Milani c'è tutta l'essenza di questo eclettico musicista prematuramente scomparso, segnato dalla perdita della madre, schiacciato dal senso di colpa che lo porterà a togliersi la vita all'età di 39 anni. Un padre sempre assente a causa di lunghi viaggi di lavoro e con il quale tenterà poi, invano, di ricucire un rapporto ormai sfilacciato. Poi ci sono la sorella e il fratello maggiore con i quali il protagonista non è mai stato in grado di allacciare un vero e proprio legame. E c'è la sorella Baba, della sua stessa età, che ha vissuto con lui il trauma dell'incidente. Una famiglia sfasciata, una condizione nella quale Luca Flores si sente stritolato e in cui solo la sua arte riesce a dargli un po' di sollievo. La sua mente inizia a vacillare e neppure l'amore di Cinzia riesce ad ammansire il demone che in un crescendo di sensazioni ed emozioni avrà la meglio anche sulla musica che tanto lo aveva aiutato nei momenti oscuri.
Il regista mette a fuoco soprattutto il lato umano di Flores, accantonando per un momento il suo talento straordinario di pianista (che gli permise di suonare con vere e proprie icone del jazz come Chet Baker e Massimo Urbani), concentrandosi sulle sue paure e sui suoi fantasmi. La pellicola, ispirata al libro di Walter Veltroni Il disco del mondo (titolo per altro spiegato durante una scena del film), si sviluppa secondo la linea temporale biografica di Luca Flores ma lasciando in secondo piano le sue esperienze artistiche. Il filo conduttore è quello della follia che a poco a poco si insinua nella instabile psiche del musicista. Vediamo pian piano lo sguardo di Luca farsi sempre più assente e dissociato da ciò che lo circonda: cose, persone, luoghi. La camera da presa si muove con attenzione particolare sui visi e sui gesti dei protagonisti, soprattutto sulle mani del musicista, sempre pervase da una luce quasi accecante.
Dopo una prima crisi durante la quale si incide il dorso della mano con un coltello, Luca Flores sembra rinsavire e parte così per un viaggio in moto in Africa, nei posti a lui familiari che da piccolo gli avevano offerto rifugio e protezione. Ma purtroppo quei luighi sono stati anche lo scenario dove la madre ha perso la vita in un incidente stradale per il quale Luca ancora non riesce a darsi pace. Riaffiorano quindi la paranoia, il senso di vuoto incolmabile e il crollo è inevitabile. Sottoposto a cure mediche nonché ad alcune sedute di elettroshock, Luca sembrerebbe aver ritrovato la serenità. Circondato dall'affetto dei suoi cari, che lo proteggono e cercano di offrirgli tutto il supporto necessario, cederà allo sconforto ma soprattutto all'idea di diventare un vegetale, un peso per la società e i familiari.
L'interpretazione magistrale di Kim Rossi Stuart dà anima e corpo ad una figura delicata e fragile che si muove ora con leggerezza e circospezione, ora con tensione e violenza, danzando tra le righe del pentagramma. Ottima prova anche per i comprimari, che danno il giusto supporto al protagonista e a una vicenda tormentata e carica di pathos. Michele Placido, nei panni del padre, convince e conferma con mestiere le proprie virtù espressive. Paola Cortellesi nella parte della sorella Baba, conferma di essere un' ottima interprete drammatica (caratteristica comune a tutti quegli attori che hanno iniziato la carriera facendo ridere). Jasmine Trinca, ormai più che una promessa del nuovo cinema italiano, riesce a dare tono e credibilità al personaggio di Cinzia, la compagna di Luca Flores che vive insieme a lui il disagio e la discesa verso l'oblio.
L'ombra di una corda sulla parete. Un ultimo sguardo in camera ci rassicura, sembra volerci dire "è tutto a posto, so quello che sto facendo", consegnandosi così a braccia aperte al mito e alla memoria. Sulle note di "How far you can fly" anche noi voliamo via con lui, lontano, dove il solo limite è il cielo e puoi essere ciò che vuoi: aria e note.
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