Il voto del redattore
- voto
- 3.5/5
- valutazione
- Un'opera difficile da digerire, che fa venire voglia di scappare da Milano. Non solo in estate
Il voto dei lettori
- voto medio
- senza voto
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 0 lettori
- di Renate Costa
- dal 04 03 2011
- genere Drammatico
- tipo Documentario
- Sara Troilo
- di Sabina Guzzanti
- dal 07 05 2010
- genere Drammatico
- tipo Documentario
- Sara Troilo
- di Alex Gibney
- dal 22 05 2009
- genere Drammatico
- tipo Documentario
- Roberta Folatti
- di Michael Winterbottom, Mat Whitecross
- dal 15 09 2006
- genere Drammatico
- tipo Documentario
- Stefano Tirelli
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Come l'ombra
di Marina Spada
- Dati
- Titolo originale: Come l'ombra
- Soggetto: Daniele Maggioni
- Sceneggiatura: Daniele Maggioni
- Genere: Drammatico - Documentario
- Durata: 87 min.
- Nazionalità: Italia
- Anno: 2006
- Produzione: Film Kairòs
- Distribuzione: Istituto Luce
- Data di uscita: 00 00 0000
Il caldo e il freddo
di Alice Trippolini
Una Milano deserta quella di Marina Spada. Talmente deserta da mettere lo spettatore in
imbarazzo, con le spalle al muro. Questo perché, al contrario di molti luoghi
comuni che la descrivono come capitale della moda o delle opportunità, Milano
può essere fredda da gelare il sangue e allo stesso tempo accaldata come un
forno. Queste sono le impressioni di una non milanese alla vista di Come
l'Ombra di Marina Spada,
Giornate degli autori della Mostra del cinema 2006. Un film che va visto
soprattutto con il cuore e con l'istinto, essendo costruito sull'impatto
dell'immagine più che sui dialoghi. Milano è la città di Claudia (Anita Kravos), donna qualunque, che
lavora come impiegata in un'agenzia di viaggi dove non entra quasi mai nessuno.
O almeno è quello che sembra, dato che la regista ne coglie soprattutto i
silenzi, i momenti morti e la solitudine. Claudia si iscrive ad un corso di
lingua russa, dove conosce Boris, ucraino stabilitosi in Italia, che le
sconvolge per un attimo la routine. Boris (Paolo
Pierobon) scompare, per poi riapparire in estate, poco prima della partenza
di Claudia per la Grecia: le chiede aiuto per ospitare una sua improbabile
cugina, in Italia per studiare. Claudia, poco incline alla socializzazione, non
sa tirarsi indietro e accetta malvolentieri. Olga (Karolina Dafne Porcari, da tenere d'occhio), alta, bionda e
giovanissima si stabilisce sul divano di Claudia per un tempo indefinito.
Inizialmente
tra le due ci sono solo pochi contatti, avendo orari diversi. Poi, a poco a
poco, Claudia si abitua alle mutande di Olga stese nel bagno e alla sua
presenza sul divano. Una sera escono insieme e si scoprono a canticchiare la
stessa canzone, durante il ritorno in macchina. Claudia è cambiata.
Improvvisamente Olga scompare, da un giorno all'altro. Claudia la cerca,
aspetta, prova a chiamare Boris e poi affigge la sua foto in giro per Milano.
Non avrà più sue notizie. La trama è scarna, come la caratterizzazione dei
personaggi. Eppure, questo continuo sottrarre particolari e motivazioni, che
inizialmente spiazza lo spettatore abituato a film più 'colorati' ha un suo
scopo. La regista utilizza uno stile a tratti documentaristico, con inquadrature
brevi e tagli netti, per sottolineare la durezza della città e di chi ci vive.
Milano, nel film di Marina Spada, è
la vera protagonista. Milano e i suoi palazzi, la calura, le strade deserte e i
quartieri abbandonati e malandati, dove Claudia vaga in cerca di Olga. Una
Milano chiusa, dove nessuno si conosce e si vede davvero, dove il volto di
Boris e di Olga non esistono per nessuno e dove si può scomparire così, da un
giorno all'altro, come se non fossimo mai esistiti. Certo Milano non sarà solo
questo, ma per uno straniero in cerca di un futuro migliore può essere anche
questo. Può essere lo sfruttamento, la scomparsa, il rimpatrio forzato e la
mancanza di un aiuto qualsiasi. Al confronto con una realtà così dura e
crudele, Claudia è impotente, straniata, allibita e inutilmente indignata.
La
fotografia di Gabriele Basilico
sottolinea questo stato d'animo persistente, con primi piani desolati e uno
sfondo sempre alienante, in contrasto con l'ansia e le sguardo preoccupato
della protagonista. Ad aggiungere straniamento, i frequenti silenzi, interrotti
solo da brevi frasi e rumori delle auto e la ripresa digitale, che offre
immagini sgranate, illuminate da una luce naturale. Un ritratto crudo e
difficile da accettare, per una regista di grande esperienza, al suo secondo
lungometraggio. Marina Spada ha iniziato infatti come aiuto regista di Troisi,
ma negli anni si è specializzata come documentarista e autrice di servizi
televisivi, mentre lo sceneggiatore Daniele Maggioni è un produttore e docente
del Politecnico di Milano e della IULM. Un'opera che può piacere o essere
detestata, ma che di sicuro non lascia indifferenti.
Cosa aspetti a diventare un utente registrato?
Queste funzioni sono abilitate soltanto per gli utenti registrati. Si possono votare i film ed esprimere opinioni su registi, attori o su qualunque altro aspetto riguardante le pellicole, si può commentare quanto scritto nelle recensioni e negli articoli e concordare o dissentire. Gli utenti registrati hanno inoltre accesso a molte altre funzioni personalizzate sul sito. Basta un minuto, registrati e fai sentire la tua voce.