Il voto del redattore
- voto
- 3.5/5
- valutazione
- Spettacolare e struggente. Gran prova d'autore.
Il voto dei lettori
- voto medio
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- di Kim Eui-Suk
- dal
- genere Azione
- tipo Arti Marziali
- Stefano Tirelli
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
La città proibita
di Zhang Yimou
- Dati
- Titolo originale: Man cheng jin dai huang jin jia
- Soggetto: Cao Yu [Spettacolo teatrale]
- Sceneggiatura: Zhang Yimou, Wu Nan, Bian Zhihong
- Genere: Azione - Arti Marziali
- Durata: 111 min.
- Nazionalità: Cina, Hong Kong
- Anno: 2007
- Produzione: Beijing New Picture Film Co., Edko Film LTD., Elite Group Enterprise, Film Partner International
- Distribuzione: 01 Distribution
- Data di uscita: 00 00 0000
Intrighi di palazzo
di Salvatore Padula
Nella Cina del X secolo, nel lusso e nello sfarzo magnificente del palazzo, si consumano le vicende personali della famiglia imperiale. L'imperatore, pronto a tutto pur di garantire la continuità della sua stirpe, l'imperatrice, con le sue ossessioni e la sua precaria salute, il principe Jai, generale promettente e maggiore candidato alla successione e il principe Wan, più incline ai piaceri terreni piuttosto che alla guerra e alla politica. Intrighi, strategie e tradimenti, ma anche amori e sacrifici, attraverso cui ogni personaggio tenterà di raggiungere il proprio personale obiettivo.
Con La città proibita Zhang Yimou chiude la fortunatissima trilogia aperta con Hero e proseguita con la Foresta dei pugnali volanti e, senza tanti giri di parole, possiamo tranquillamente dire che la trilogia viene chiusa bene, anzi, benissimo. La città proibita è un bellissimo film, assolutamente non inferiore ai due predecessori, con cui il nuovo messia del cinema orientale, Zhang Yimou, ha saputo stupire e convincere l'intero mondo occidentale. In più la città proibita risulta anche estremamente originale rispetto ai primi due capitoli. Se infatti nei primi due film protagonista indiscusso è l'uso delle arti marziali, in questo terzo ed ultimo atto i duelli sono ridotti all'osso, e l'intrigo la fa da padrone. La soluzione non dispiace anzi sorprende piacevolmente, visto che le trovate narrative non sono banali ma coinvolgenti e rese al meglio. I personaggi sono tutti splendidi, complessi e profondi come richiesto da ogni grande melodramma. Da questo punto di vista La città proibita ricorda moltissimo Ran, il capolavoro del maestro giapponese Akira Kurosawa. Abbiamo l'Imperatore, forte e saggio quanto all'occorrenza feroce, l'imperatrice, anemica e ossessionata dalle costrizioni di palazzo, il principe Jai, diviso tra la lealtà verso il padre e l'amore per la madre, e il principe Wan, figlio di primo letto dell'imperatore, il cui unico scopo di vita non è tanto la corona quanto trovare il vero amore. I combattimenti ci sono, e sono come al solito curatissimi e spettacolari, ma in questo contesto assumono più il valore di una doverosa citazione ad Hero e La foresta dei pugnali volanti, così come di una necessaria dimostrazione di appartenenza alla trilogia. Poi come al solito filosofia orientale in abbondanza, scenari come sempre incredibilmente suggestivi e meravigliosi a vedersi, e grandissimi contenuti.
La regia rasenta quell'eccellenza a cui Zhang Yimou ci ha ormai abituati. Da questo punto di vista La città proibita è un autentico capolavoro visivo, una magistrale prova di abilità alla macchina da presa. Riesce ad avvincere e coinvolgere, senza mai sacrificare la poesia e il pathos. La fotografia non è certamente da meno, anzi, è forse il punto forte del film, come lo è stato per Hero e La foresta dei pugnali volanti. Volendo soprassedere sulla maniacale cura di ogni particolare, è doveroso indugiare sull'uso stupefacente che qui si fa dei colori, i veri protagonisti di ogni sequenza. In ogni scena la scelta di un particolare colore non è finalizzato al contorno della stessa o a rendere il tutto esteticamente più gradevole, ma è parte della scena stessa. I colori di Yimou raccontano uno stato d'animo, una gioia, un dolore, una passione. E' la caratteristica di un modo di fare cinema per lo più sconosciuto al cinema occidentale, è il modo attraverso cui Yimou fa della tecnica uno stato dell'arte. Tra gli altri aspetti positivi del film poi, vanno ricordate le buone prove di Cho Yun Fat, che si conferma come il più "occidentale" degli attori orientali, e Gong Li, che qui sembra quasi prendersi una rivincita nei confronti dell'altra stella rivale Zhang Ziyi.
La città proibita è in definitiva sicuramente un film da non perdere. Splendido dal punto di vista visivo, intelligente da quello narrativo. E' il frutto del giusto equilibrio tra arte e commercio, mix che noi occidentali sembriamo il più delle volte incapaci di realizzare. Infatti è il film più costoso della storia del cinema cinese (45 milioni di dollari), ed ha saputo pienamente ripagare chi ha così tanto investito sia in termini di incassi che di consensi da parte della critica. Assolutamente impedibile per chi ha visto e amato Hero e La foresta dei pugnali volanti.
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