Il voto del redattore
- voto
- 1.5/5
- valutazione
- Bene la parte al tavolo verde, un po' forzata la parentesi romantica. Duvall straccia tutti.
Il voto dei lettori
- voto medio
- 3.5/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 1 lettore
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02 11 2013
Le regole del gioco
di Curtis Hanson
- Dati
- Titolo originale: Lucky you
- Soggetto: Curtis Hanson
- Sceneggiatura: Curtis Hanson e Eric Roth
- Genere: Drammatico - Sentimentale
- Durata: 123 min.
- Nazionalità: Usa
- Anno: 2006
- Produzione: Denise Di Novi, Carol Fenelon, Curtis Hanson
- Distribuzione: Warner Bros
- Data di uscita: 00 00 0000
- Link
- Tutti gli articoli di Francesca Paciulli
- Tutti i film di Curtis Hanson
- Sito ufficiale
- Sito italiano
Recensione pubblicata il 28 06 2007
Questa recensione è stata letta 16183 volte
E' Robert Duvall l'asso nella manica di Curtis Hanson
di Francesca Paciulli
Ha un fascino sfacciatamente kitsch Las Vegas. Il febbrile tintinnio delle slot, le divise eleganti e i sorrisi imperscrutabili dei croupier, gli eccessi della "strip", fanno della celebre città del Nevada, il ritrovo preferito di ricconi in cerca di emozioni e gente comune decisa a tentare il gran colpo o, più semplicemente, la carta del divertimento, al Bellagio o al Caesars Palace. Ci sono poi i giocatori professionisti. Coloro per i quali la "Sin City" non rappresenta il sogno del riscatto, ma un tavolo verde come un altro, dove incontrare, e sfidare, un manipolo di agguerriti sfidanti.
Può capitare che uno di loro sia la leggenda del poker L.C. Cheever (Robert Duvall, indimenticabile "carogna" di Apocalypse Now) e che il suo più temibile rivale sia il figlio che non ha mai conosciuto, Huck Cheever (Eric Bana). E che a osservarli si soffermi una disincantata cantante di night in cerca di successo, Billie Offer (Drew Barrymore, finalmente lontana dal cliché della biondina imbranata).
Huck e Billie sono destinati ad incrociarsi e a percorrere insieme un pezzetto di strada. Si terranno teneramente compagnia e, per una volta, le luci sfacciate di Las Vegas potranno sembrare anche romantiche. Curtis Hanson sa quel che fa.
Sia che diriga noir dalle torbide atmosfere (L.A. Confidential, insuperato), sia che tenga le fila di una commedia agrodolce (il sottovalutato Wonder Boys). Sia che metta in scena il faccia a faccia tra un padre e un figlio che non si conoscono e che amabilmente si detestano: Huck non perdona al padre di aver abbandonato sua madre e forse, inconsciamente, di avergli trasmesso la passione per il tavolo da gioco e una sostanziosa dose di inaffidabilità. Tanto è spregiudicato, cinico e aggressivo nel poker, tanto è cauto e restio a manifestare i suoi sentimenti nei rapporti personali.
A infondergli una energica iniezione di fiducia penserà la giovane Billie, suo personale portafortuna alla gara decisiva dei Campionati Mondiali di Poker di Las Vegas, nella quale Huck dovrà sfidare il padre e se stesso. E non è detto che chi perderà sarà sconfitto.
Film di genere di classe, Le regole del gioco va a segno soprattutto nel comunicare l'essenza stessa del gioco (il rischio, la sfida, il bluff). Ed è proprio nella capacità di rendere autentiche e avvincenti le molte partite di poker che rappresentano la spina dorsale del film che la sceneggiatura di Curtis Hanson e Eric Roth (Munich) funziona al meglio. Bene se la giocano anche gli attori al tavolo verde, dal veterano Robert Duvall (il vero asso nella manica di Hanson) all'australiano Eric Bana, muscoli allenati sui set dei kolossal di Petersen (in Troy, nel gonnellino di Ettore rubava la scena all'imbambolato Achille/Brad Pitt) e Ang Lee (Hulk), recitazione affinata grazie a Spielberg (Munich), dalla rossa Debra Messing, adorabile protagonista del televisivo Will & Grace, alla ex bambina prodigio Drew Barrymore alla quale Hanson affida la responsabilità di rendere credibili i momenti romantici del film.
Peccato che proprio l'elemento romantico, nella sceneggiatura di Hanson e Roth, sia quello di cui si sente meno il bisogno. Il meccanismo appassionante della pellicola si inceppa, infatti, proprio in questo frangente, rendendo la tensione discontinua (a differenza di un altro film incentrato sul mondo del gioco, l'ottimo Rounders - Il giocatore) e tornando a prendere pieno respiro solo quando la sapiente fotografia di Peter Deming si concentra sul gioco di sguardi al di sopra delle carte e sulle agili manovre di decine di vere icone del poker (da Doyle Brunson a Johnny Chan, da Eli Elezra a Maureen Feduniak), pronte ad affiancare con discrezione i protagonisti del film e a rendere reale la città della finzione.
Può capitare che uno di loro sia la leggenda del poker L.C. Cheever (Robert Duvall, indimenticabile "carogna" di Apocalypse Now) e che il suo più temibile rivale sia il figlio che non ha mai conosciuto, Huck Cheever (Eric Bana). E che a osservarli si soffermi una disincantata cantante di night in cerca di successo, Billie Offer (Drew Barrymore, finalmente lontana dal cliché della biondina imbranata).
Huck e Billie sono destinati ad incrociarsi e a percorrere insieme un pezzetto di strada. Si terranno teneramente compagnia e, per una volta, le luci sfacciate di Las Vegas potranno sembrare anche romantiche. Curtis Hanson sa quel che fa.
Sia che diriga noir dalle torbide atmosfere (L.A. Confidential, insuperato), sia che tenga le fila di una commedia agrodolce (il sottovalutato Wonder Boys). Sia che metta in scena il faccia a faccia tra un padre e un figlio che non si conoscono e che amabilmente si detestano: Huck non perdona al padre di aver abbandonato sua madre e forse, inconsciamente, di avergli trasmesso la passione per il tavolo da gioco e una sostanziosa dose di inaffidabilità. Tanto è spregiudicato, cinico e aggressivo nel poker, tanto è cauto e restio a manifestare i suoi sentimenti nei rapporti personali.
A infondergli una energica iniezione di fiducia penserà la giovane Billie, suo personale portafortuna alla gara decisiva dei Campionati Mondiali di Poker di Las Vegas, nella quale Huck dovrà sfidare il padre e se stesso. E non è detto che chi perderà sarà sconfitto.
Film di genere di classe, Le regole del gioco va a segno soprattutto nel comunicare l'essenza stessa del gioco (il rischio, la sfida, il bluff). Ed è proprio nella capacità di rendere autentiche e avvincenti le molte partite di poker che rappresentano la spina dorsale del film che la sceneggiatura di Curtis Hanson e Eric Roth (Munich) funziona al meglio. Bene se la giocano anche gli attori al tavolo verde, dal veterano Robert Duvall (il vero asso nella manica di Hanson) all'australiano Eric Bana, muscoli allenati sui set dei kolossal di Petersen (in Troy, nel gonnellino di Ettore rubava la scena all'imbambolato Achille/Brad Pitt) e Ang Lee (Hulk), recitazione affinata grazie a Spielberg (Munich), dalla rossa Debra Messing, adorabile protagonista del televisivo Will & Grace, alla ex bambina prodigio Drew Barrymore alla quale Hanson affida la responsabilità di rendere credibili i momenti romantici del film.
Peccato che proprio l'elemento romantico, nella sceneggiatura di Hanson e Roth, sia quello di cui si sente meno il bisogno. Il meccanismo appassionante della pellicola si inceppa, infatti, proprio in questo frangente, rendendo la tensione discontinua (a differenza di un altro film incentrato sul mondo del gioco, l'ottimo Rounders - Il giocatore) e tornando a prendere pieno respiro solo quando la sapiente fotografia di Peter Deming si concentra sul gioco di sguardi al di sopra delle carte e sulle agili manovre di decine di vere icone del poker (da Doyle Brunson a Johnny Chan, da Eli Elezra a Maureen Feduniak), pronte ad affiancare con discrezione i protagonisti del film e a rendere reale la città della finzione.
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