Il voto del redattore
- voto
- 3/5
- valutazione
- Un divertissment sanguinario e (di nuovo) metacinematografico.
Il voto dei lettori
- voto medio
- 3/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 33 lettori
- di Oxide Pang Chun, Danny Pang
- dal 29 01 2010
- genere Azione
- tipo Thriller
- Sara Troilo
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Grindhouse - A prova di morte
di Quentin Tarantino
- Dati
- Titolo originale: Grindhouse - Death Proof
- Soggetto: Quentin Tarantino
- Sceneggiatura: Quentin Tarantino
- Genere: Azione - Thriller
- Durata: 115 min.
- Nazionalità: USA
- Anno: 2007
- Produzione: Dimension Films, A Band Apart, Eyetronics Usa, Troublemaker Studios, The Weinstein Company, Rodriguez International Pictures
- Distribuzione: Medusa
- Data di uscita: 00 00 0000
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Tutto quello che Quentin sa l'ha imparato davanti allo schermo
di Sara Troilo
Il film è stato pensato per essere il primo episodio di un film lungo più di tre ore e che vede Robert Rodriguez impegnato alla regia del secondo episodio che da noi uscirà come film a se stante col titolo di Planet Terror. Grindhouse è il nome dato ai cinema che negli anni '60 e '70 programmavano un'infilata di film di un solo genere, idea dalla quale è partito il progetto dei due bengalini Rodriguez e Tarantino. Di fatto però il film di Quentin si compone già di due episodi, il cui livello sale incredibilmente man mano che si procede con la visione. Dallo spaventoso incidente della prima parte del film alla comparsa dello sceriffo texano che sta in scena pochi minuti, ma è in grado di illuminare la sala con le batute che gli sono state affidate, si passa al secondo episodio e ad altre ragazze la cui stigmatizzazione è riuscitissima. Qui fanno la loro comparsa Rosario Dowson (già vista in Sin City) e Zoe Bell una stuntwoman che intepreta se stessa e che ha lavorato nei combattimenti di KillBill. Inutile anticipare nulla, bisogna entrare in sala e rendersi conto di che cosa sia in grado di fare Tarantino con la macchina da presa. Qui la tensione diventa altissima, dopo uno sfoggio di regia in bianco e nero, il colore torna in scena ed esplode nell'inseguimento in auto e nelle tre donne protagoniste. Se la prima parte del film è insipida e scorre senza scossoni, rappresentando bene l'essere fine a se stessa, ciò che accade prima del secondo episodio ribalta il tutto dando vita, dopo quella che altro non è se non una lunga introduzione, al vero e proprio film.
Si può discutere sul senso del progetto e resta intatto il dubbio che al regista di Pulp Fiction sia scappata definitivamente la mano. Pare infatti di stare ad assistere a un gioco di rimandi tra amici più che a un film creato e pensato per un pubblico ampio. Non si può negare l'abilità di Tarantino, né la sua capacità di riproporre il genere dei film di quart'ordine anni '70 reinventandolo e mantenendolo credibile al punto che al comparire del primo cellulare in mano alle ragazze si avverte un senso di spiazzamento, fa infatti un po' lo stesso effetto dell'orologio nella prima scena di Hollywood Party. Però si parla sempre e solo di tecnica, anche nel caso dell'abile dosaggio della suspance e del primo incidente che è davvero magistrale. E sì, ci sono tanti aspetti da cogliere, anche molto sottili, e non è difficile vederci una riflessione sulla deriva del cinema in epoca di computer grafica, con uno sguardo nostalgico ad un periodo in cui le abilità degli individui in carne ed ossa contavano più di ora. O pensieri sul cinema che entra nella vita tanto più che nella seconda parte del film i personaggi lavorano o hanno lavorato tutti in quell'ambito, uniti ai soliti (per Quentin) discorsi sui film, sempre divertenti, ironici e così (quelli sì) vicini a quelli che si sentono sul serio vivendo. Vicini anche ai discorsi che ognuno di noi può aver intavolato con gli amici e le amiche qualche volta, quando si parla di finzione come ne andasse della nostra stessa vita e si tramuta ciò che mediamente viene etichettato come frivolo in qualcosa che non lo è affatto, non in quel momento, non nelle parole che senti o che stai pronunciando, anche se tutto finisce come una risata.
Il film di Quentin invece ieri è finito con un applauso liberatorio, eppure a me continua a mancare il cuore del regista per quanto mi possa piacere la sua mente.
I lettori hanno scritto 7 commenti
- indirizzo IP 151.38.135.241
- data e ora Martedì 12 Giugno 2007 [16:24]
- commento pero' e' piu' alto di berlusconi e ha molti molti molti molti meno reati caduti in prescrizione, forse nessuno :) non ho amato molto JB, pero' mentre mi e' piaciuto il vol secondo di KillBill,,,
- indirizzo IP 82.54.185.89
- data e ora Martedì 03 Luglio 2007 [2:30]
- commento sarà metacinematografico, sarà cool, sarà pieno di amore per il vecchio cinema low cost sommerso...ma mi ha irritato come non succedeva dai tempi di godzilla, la sedia mi bruciava, lo giuro!
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