Il voto del redattore
- voto
- 4/5
- valutazione
- Una lezione emblematica, una risposta al perché la violenza genera soltanto violenza
Il voto dei lettori
- voto medio
- 4/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 19 lettori
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Daratt
di Mahamat-Saleh Haroun
- Dati
- Titolo originale: Daratt
- Soggetto: Mahamat-Saleh Haroun
- Sceneggiatura: Mahamat-Saleh Haroun, Laora Bardos
- Genere: Drammatico - Sociale
- Durata: 95 min.
- Nazionalità: Ciad, Francia, Belgio, Austria
- Anno: 2006
- Produzione: Chinguitty Films, Entre Chien et Loup, Goi-Goi Productions
- Distribuzione: Lucky Red
- Data di uscita: 00 00 0000
Violenza che genera violenza
di Severino Faccin
Quello stesso Nassara che sostiene di aver cambiato vita e di avere abbandonato l'uso delle armi (tenute nascoste dentro a un armadio), anche se non ha abbandonato l'uso della violenza (continua infatti a esercitarla sulla moglie). Quel Nassara che ha sposato una giovane donna da cui attende un figlio e che si reca regolarmente a pregare in moschea. Spinto a occuparsi dei più deboli dal senso di carità che gli deriva da uno dei sacri pilastri della sua fede, egli offre al giovane Atim - il quale ogni mattina si sofferma davanti alla porta di casa sua con l'intenzione di sparargli senza trovare il coraggio di farlo - un posto di lavoro nella panetteria. Atim si lascerà convincere a iniziare una nuova vita in città, pur rimanendo combattuto tra il desiderio di vendetta e una malcelata frustrazione per non riuscire a portare a termine il suo compito. Pian piano però cresce in lui il desiderio di una vita normale, nella quale possano trovare spazio i sentimenti e l'affetto (quello che prova, ricambiato, per Aicha, la moglie di Nassara), sebbene si ostini a respingerli. E non bastano a placare la sua sete le soddisfazioni regalategli dal proprio lavoro come panettiere, i cui meriti gli sono riconosciuti da Nassara stesso che giunge a proporgli, dopo che Aicha ha perso il bambino durante il parto, di lasciarsi adottare da lui. È troppo per Atim: accettare equivarrebbe a tradire la memoria del padre. Così decide di andarsene e tornare al proprio villaggio, accompagnato dal panettiere.
È qui che si consumerà lo scontro finale, la messa a confronto tra due generazioni, una (quella adulta) che non riesce a sbarazzarsi del risentimento e l'altra (quella nuova) che ha trovato il coraggio di dire basta alla violenza. In un convegno in mezzo al deserto, al cospetto del nonno che lo incalza, Atim intima a Nassara di spogliarsi come questi aveva fatto tanti anni prima con suo padre, e inscena una finta esecuzione. Spara due colpi in aria per far credere al nonno cieco che il delitto è consumato, quindi si allontana accompagnando il vecchio per mano. Finalmente giustizia è fatta, la catena delle vendette è spezzata per sempre.
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