Il voto del redattore
- voto
- 0.5/5
- valutazione
- Banalissimo e pietoso tentativo di rinverdire i film da "assedio". Molto meglio il precendente Spiriti delle tenebre.
Il voto dei lettori
- voto medio
- 1.2/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 2 lettori
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- genere Azione
- tipo Horror
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02 11 2013
Prey - La caccia è aperta
di Darrell James Roodt
- Dati
- Titolo originale: Prey
- Soggetto: Darrell James Roodt
- Sceneggiatura: Darrell James Roodt, Beau Bauman, Jeff Wadlow
- Genere: Azione - Horror
- Durata: 92 min.
- Nazionalità: USA, Sud Africa
- Anno: 2007
- Produzione: Peter Schlessel, Sudhir Pragjee, Sanjeev Singh, Anant Singh, Helena Spring
- Distribuzione: Eagle Pictures
- Data di uscita: 00 00 0000
Recensione pubblicata il 23 05 2007
Questa recensione è stata letta 18549 volte
Prey, "preda" della noia
di Francesca Paciulli
A Steven Spielberg, ne Lo squalo, basta spruzzare qua e là le incalzanti note della colonna sonora di John Williams per far impennare la tensione: il bestione acquatico si avvicina furtivo, meglio scappare. Nel documentaristico Open Water l'unico commento musicale è rappresentato dall'incessante sciabordio delle onde e dai terribili gorgoglii dei due sub abbandonati in mare aperto. E quando la pinna dello squalo affiora dall'acqua la tensione è già ai massimi livelli. In Cujo basta un'occhiata alla bava sanguinolenta del feroce San Bernardo di guardia al distributore di benzina per restare inchiodati alla sedia. Tre diversi - e riusciti - esempi di "horror da assedio" che seguono la stessa lezione: suggerisci più che mostrare e a guadagnarne saranno il ritmo, il senso di claustrofobia, il pathos. Una lezione durante la quale Darrell James Roodt deve essersi evidentemente assopito. A dimostrarlo chiaramente è Prey - La caccia è aperta, nel quale alla tensione subentra la noia, e all'angoscia l'umorismo involontario.
Novantadue inutili minuti di proiezione dei quali si fatica a trovare il senso.
Ricapitoliamo: che diavolo ci fanno un ingegnere idroelettrico, Tom Newman (l'ex Robocop Peter Weller), la sua giovane e avvenente nuova moglie Amy (Bridget Moynahan), e i di lui figlioli, il piccolo David (Connor Dowds) e la quattordicenne Jessica (Carly Schroeder), in un resort esclusivo in Sud Africa? Provano a consolidare con una bella vancanza un fragilissimo legame familiare. Tra Amy e i due ragazzi però la tensione è alle stelle, e il capofamiglia ha la "brillante" idea di costringerli alla convivenza forzata organizzando per loro un safari fotografico in una riserva di caccia. Tom resterà in loco per un incontro di lavoro e Amy, aiutata dalla guida locale Brian (Marius Roberts), si spupazzerà i pargoli Newman, scattando tante gustose istantanee di una giornata che si annuncia memorabile. Quando David e Jessica iniziano a dare i primi segni di stanchezza e noia - praticamente appena mettono piede nella jeep -, quella "volpe" di Brian ritiene opportuno vivacizzare la situazione avventurandosi con il gruppo lungo una strada isolata e non battuta. Improvvisamente un ospite tuttaltro che gradito si presenta al cospetto del gruppo di turisti: una gigantesca leonessa seguita da un branco di famelici amici. Nel tentavito di fuga, Brian viene raggiunto dall'animale, ucciso e trascinato nel branco, mentre la famiglia Newman riesce a mettersi in salvo nella jeep a pochi metri di distanza. Jeep che da rifugio si trasforma ben presto in una trappola per i tre malcapitati: le chiavi dell'auto sono infatti fuori dall'abitacolo, le radio sono fuori uso e i cellulari non funzionano. Lì, in quel nascondiglio tuttaltro che sicuro, a Amy e ai ragazzi, non resta che farsi forza l'un l'altro e sperare che qualcuno al campo si accorga della loro prolungata assenza. Solo gli indigeni potranno portare loro un po' di aiuto, ottenendo per "ricompensa" una morte atroce tra le fauci dei famelici bestioni.
Dopo il successo di critica di Yesterday, nominato all'Oscar come miglior film straniero nel 2005, Darrell James Roodt torna ad occuparsi della sua terra d'origine, l'Africa, dando vita, insieme ai cosceneggiatori Beau Bauman e Jeff Wadlow (artefici del dimenticabile Nickname: Enigmista), ad una pellicola dai limiti evidenti: zero pathos malgrado il clima claustrofobico, ripetitività estrema delle situazioni pronte a sfociare nel più prevedibile e stucchevole dei finali. E' chiaro anche al più ingenuo degli spettatori che da quella odissea sudafricana la famigliola inizialmente divisa risorgerà coesa e compatta. Anzi è fin troppo chiaro. L'aspirante mammina è troppo graziosa e coraggiosa perché David non cerchi protezione tra le sue braccia e Jessica non speri, crescendo, di assomigliarle (almeno in quanto a doti atletiche). In mezzo a tanta banalità provano - senza riuscirci - a farsi ascoltare la newyorkese Bridget Moynahan, bellezza bruna abbonata a flop clamorosi (dal pretenzioso La regola del sospetto al pessimo I, Robot) e Peter Weller (molto più incisivo nel televisivo 24, serie cult prodotta da Brian Grazer). Nei panni dell'indisponente Jessica, la biondina di Mean Creek, Carly Schroeder alle prese con una personalissima gara di espressività con gli splendidi leoni del film: due maschi adulti ed uno giovane e due leonesse trasportati sul set direttamente dagli Stati Uniti dal capo addestratore Elizabeth McMullan. Un cast faunistico che inevitabilmente finisce col rubare la scena al cast umano e per il quale ti ritrovi ben presto a parteggiare: ce la faranno, ti chiedi ormai estenuato dalle urla esagitate della Schroeder, a frantumare i vetri dell'auto e a mettere fine a questo plot soporifero? In tema di assedio, magari sarebbe il caso di recuperare la visione del più datato Spiriti nelle tenebre, gioiellino di Stephen Hopkins ispirato alla storia vera di Ghost e Darkness, due leoni africani che sul finire dell'Ottocento decimarono un accampamento africano al lavoro su una diga. Lì il temuto predatore si vedeva appena, ma la sua presenza si respirava magicamente per tutto il film. Forse avrebbe dovuto guardarselo anche il caro Roodt.
Ricapitoliamo: che diavolo ci fanno un ingegnere idroelettrico, Tom Newman (l'ex Robocop Peter Weller), la sua giovane e avvenente nuova moglie Amy (Bridget Moynahan), e i di lui figlioli, il piccolo David (Connor Dowds) e la quattordicenne Jessica (Carly Schroeder), in un resort esclusivo in Sud Africa? Provano a consolidare con una bella vancanza un fragilissimo legame familiare. Tra Amy e i due ragazzi però la tensione è alle stelle, e il capofamiglia ha la "brillante" idea di costringerli alla convivenza forzata organizzando per loro un safari fotografico in una riserva di caccia. Tom resterà in loco per un incontro di lavoro e Amy, aiutata dalla guida locale Brian (Marius Roberts), si spupazzerà i pargoli Newman, scattando tante gustose istantanee di una giornata che si annuncia memorabile. Quando David e Jessica iniziano a dare i primi segni di stanchezza e noia - praticamente appena mettono piede nella jeep -, quella "volpe" di Brian ritiene opportuno vivacizzare la situazione avventurandosi con il gruppo lungo una strada isolata e non battuta. Improvvisamente un ospite tuttaltro che gradito si presenta al cospetto del gruppo di turisti: una gigantesca leonessa seguita da un branco di famelici amici. Nel tentavito di fuga, Brian viene raggiunto dall'animale, ucciso e trascinato nel branco, mentre la famiglia Newman riesce a mettersi in salvo nella jeep a pochi metri di distanza. Jeep che da rifugio si trasforma ben presto in una trappola per i tre malcapitati: le chiavi dell'auto sono infatti fuori dall'abitacolo, le radio sono fuori uso e i cellulari non funzionano. Lì, in quel nascondiglio tuttaltro che sicuro, a Amy e ai ragazzi, non resta che farsi forza l'un l'altro e sperare che qualcuno al campo si accorga della loro prolungata assenza. Solo gli indigeni potranno portare loro un po' di aiuto, ottenendo per "ricompensa" una morte atroce tra le fauci dei famelici bestioni.
Dopo il successo di critica di Yesterday, nominato all'Oscar come miglior film straniero nel 2005, Darrell James Roodt torna ad occuparsi della sua terra d'origine, l'Africa, dando vita, insieme ai cosceneggiatori Beau Bauman e Jeff Wadlow (artefici del dimenticabile Nickname: Enigmista), ad una pellicola dai limiti evidenti: zero pathos malgrado il clima claustrofobico, ripetitività estrema delle situazioni pronte a sfociare nel più prevedibile e stucchevole dei finali. E' chiaro anche al più ingenuo degli spettatori che da quella odissea sudafricana la famigliola inizialmente divisa risorgerà coesa e compatta. Anzi è fin troppo chiaro. L'aspirante mammina è troppo graziosa e coraggiosa perché David non cerchi protezione tra le sue braccia e Jessica non speri, crescendo, di assomigliarle (almeno in quanto a doti atletiche). In mezzo a tanta banalità provano - senza riuscirci - a farsi ascoltare la newyorkese Bridget Moynahan, bellezza bruna abbonata a flop clamorosi (dal pretenzioso La regola del sospetto al pessimo I, Robot) e Peter Weller (molto più incisivo nel televisivo 24, serie cult prodotta da Brian Grazer). Nei panni dell'indisponente Jessica, la biondina di Mean Creek, Carly Schroeder alle prese con una personalissima gara di espressività con gli splendidi leoni del film: due maschi adulti ed uno giovane e due leonesse trasportati sul set direttamente dagli Stati Uniti dal capo addestratore Elizabeth McMullan. Un cast faunistico che inevitabilmente finisce col rubare la scena al cast umano e per il quale ti ritrovi ben presto a parteggiare: ce la faranno, ti chiedi ormai estenuato dalle urla esagitate della Schroeder, a frantumare i vetri dell'auto e a mettere fine a questo plot soporifero? In tema di assedio, magari sarebbe il caso di recuperare la visione del più datato Spiriti nelle tenebre, gioiellino di Stephen Hopkins ispirato alla storia vera di Ghost e Darkness, due leoni africani che sul finire dell'Ottocento decimarono un accampamento africano al lavoro su una diga. Lì il temuto predatore si vedeva appena, ma la sua presenza si respirava magicamente per tutto il film. Forse avrebbe dovuto guardarselo anche il caro Roodt.
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