Il voto del redattore
- voto
- 4/5
- valutazione
- Tempo ben investito.
Il voto dei lettori
- voto medio
- 4.3/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 23 lettori
- di Ethan Coen, Joel Coen
- dal 22 02 2008
- genere Giallo
- tipo Thriller
- Sara Troilo
- di David Cronenberg
- dal 14 12 2007
- genere Giallo
- tipo Thriller
- Sara Troilo
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Zodiac
di David Fincher
- Dati
- Titolo originale: Zodiac
- Soggetto: Robert Graysmith (tratto dal libro omonimo)
- Sceneggiatura: James Vanderbilt
- Genere: Giallo - Thriller
- Durata: 158 min.
- Nazionalità: USA
- Anno: 2007
- Produzione: Warner Bros. Pictures, Paramount Pictures, Phoenix Pictures
- Distribuzione: Warner Bros.
- Data di uscita: 00 00 0000
Niente trucchi da quattro soldi, questo è cinema.
di Sara Troilo
Io sono più onesta di chi costruisce i trailer, perciò vorrei avvertire chi sta cercando l'ennesimo film di assassino seriale enigmista-moralista di astenersi perchè ciò che vedrà entrando nella sala dove proiettano Zodiac è qualcosa di non ancora codificato e quindi assai pericoloso. Nessuno deve ripensare alla propria vita e ai propri errori prima di morire, non ci sono vasche piene di siringhe (che alla porcilaia di Muccioli fanno solo il solletico, tra l'altro, perchè a San Patrignano sì che sanno cos'è il contrappasso ed è giusto così dal momento che Dante non era certo statunitense) né enormi sermoni sulle corna, no. Solo omicidi secchi e senza fronzoli.
La mano di Fincher procede per sottrazione: meno sangue, meno discorsi meta-ammazzamento, meno super-poliziotti. Si parla solo di uomini, anche proprio in quanto a genere dal momento che le uniche donne sono una moglie un po' pesantina e le ragazze uccise. Un uomo che uccide e una serie di uomini che gli danno la caccia: poliziotti, giornalisti e anche un vignettista. Ciò che li unisce sono alcune lettere che l'omicida manda ai giornali locali e alla polizia. La semplicità e la calma sono la sottotraccia di questo racconto dove la storia è lineare, senza scarti dal reale e senza stranezze e il tempo è dilatato. Non ci sono ritrovamenti di sputazzi dell'omicida che con cinque minuti di analisi ci portano a bussare alla sua porta. Né sbirri superattrezzati e infallibili che, quasi come guaritori da tv locale, arrivano sulla scena del crimine, impongono la mano guantata in lattice, lanciano due rapide occhiate alla truccatissima collega e risolvono il caso (anche grazie al succitato sputazzo). Non c'è la minima traccia della scientifica! Siamo negli anni '70 e il DNA ancora non era il protagonista assoluto e non c'era nemmeno quest'urgenza di risollevare i poliziotti nei sondaggi, anzi, per dirla meglio, ancora non erano arrivate le fiction salva-qualcuno.
Ma cominciamo dall'inzio e dalla bella sequenza che ci porta subito a contatto con una brutale sparatoria, la tensione cresce, ma viene ben dosata, la paura dei due ragazzi in auto si fa quasi visibile e l'empatia si realizza. Da lì in poi ci si può rilassare e fidarsi del regista, ci ha appena detto che sa cosa fare. Dalla prima rivendicazione di Zodiac (assassino realmente esistito, così come i fatti su cui si basa questa ricostruzione che provengono dalle indagini efettuate all'epoca) entrano in gioco diversi personaggi tutti interpretati in modo magistrale dai rispettivi attori che donano loro viso e corpo. Robert Graysmith (Jake Gyllenhaal) è il vignettista del Chronicle che tenta di risolvere prima i messaggi cifrati del killer e poi di arrivare all'identità di quest'ultimo dedicandovisi per intero; il vignettista tenta anche di collaborare con il collega giornalista Paul Avery (Robert Downey Jr.) dapprima molto informato sui fatti tanto da meritarsi una minaccia di morte personale e poi via via sempre più perso nell'alcool. I due hanno una bellissima interazione, mai scontata e banalizzata dai dialoghi. I poliziotti allo stesso modo sono ben delineati: c'è chi dedica tutta la vita ai casi che segue come l'spettore Dave Toschi (un Mark Ruffalo ancora diverso e convincente) e chi invece a un certo punto sceglie la vita come William Armstrong (Anthony Edwards) e c'è chi riesce a rinnovare il ruolo dello sbirro al cinema, Elias Koteas nei panni del sergente Jack Mulanax della contea vicina. Le indagini sottostanno a diverse giurisdizioni, le informazioni non circolano a dovere anche per una questione di taciuti giochi di potere, le piste perciò si fermano tutte a un punto morto. Le stesse persone vengono interrogate più volte da agenti diversi che non condividono nessuna scoperta, anche questa scelta è da attribuire all'onestà della sceneggiatura che non fa il ritratto di nessun eroe, né di nessun efferato assassino, ma della realtà dei fatti. Il film dura per ben due ore e quaranta minuti, quanto di più lontano possa esserci dalla mandria di videclip che pascolano nella sale italiane indisturbati.
La lentezza delle indagini e tutti gli intoppi burocratici e dovuti alla cattiva gestione delle prove raccolte nonché le difficoltà incontrate da giornalisti e poliziotti sono resi alla perfezione anche dal ritmo a tratti sonnecchiante del film interrotto da alcuni momenti carichi di tensione come quello, bellissimo, nel finale. Lì il vignettista ha deciso di scrivere un libro su Zodiac e si trova a interrogare un ex proiezionista che lo invita a vedere il proprio scantinato. L'ansia di Robert sale proporzionalmente al modo in cui si sommano in lui alcuni sospetti raggiungendo l'apice nel momento in cui vengono avvertiti passi sopra le loro teste, una sequenza da scuola di cinema, ma privata della freddezza di quello che potrebbe essere un buon compito. Il taglio dei personaggi che sono tutti convincenti e descritti alla perfezione e la scelta di una linea narrativa semplice, efficace e dilatata nel tempo fanno di questo film una vera rarità nella sconfinata produzione cinematografica tutta uguale a se stessa e incapace di discostarsi dai dettami commerciali vigenti. Il procedere per tentativi dei personaggi coinvolti e lo stile differente d'indagine che solo in una visione globale dà i propri frutti è quasi sconvolgente in epoca di internet conclamata. Ciò che rimette tutto insieme sono i libri della biblioteca, sono le citazioni cinematografiche, è l'unione delle menti di più uomini. Un grande lavoro davvero quello di Fincher non solo nella direzione degli attori ma anche e soprattutto nella ricerca dell'essenzialità che non è sintesi e che è in grado di fermare il tempo e di posizionarsi nella classicità cinematografica anche grazie alla bella colonna sonora.
Se l'insofferenza alla durata del racconto è alta, allora consiglio una visita da una/o specialista della visione poiché lo stile frenetico e ad alta concentrazione di effetto speciale potrebbe aver compromesso anche il gusto.
I lettori hanno scritto 2 commenti
- indirizzo IP 88.45.225.213
- data e ora Mercoledì 23 Maggio 2007 [14:44]
- commento IO mi fidavo di Fincher dai tempi di Express Yourself: fonte di ispirazione di tante brave bimbe :-p
- indirizzo IP 151.38.135.241
- data e ora Mercoledì 23 Maggio 2007 [15:24]
- commento Ecco il suo lavoro piu' importante qual'era!!! :)
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