Il voto del redattore
- voto
- 3/5
- valutazione
- Promettente esordio di Davide Marengo. Preso dalla giusta prospettiva - l'inattendibilità dichiarata - fa molto ridere.
Il voto dei lettori
- voto medio
- 4.3/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 23 lettori
- di Antonio Manetti e Marco Manetti
- dal 03 03 2006
- genere Commedia
- tipo Noir
- Roberta Folatti
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Notturno Bus
di Davide Marengo
- Dati
- Titolo originale: Notturno Bus
- Soggetto: Giampiero Rigosi, Maura Vespini, Isotta Toso, Cesare Cicardini, Maria Grazia Perria
- Sceneggiatura: Giampiero Rigosi, Fabio Bonifaci
- Genere: Commedia - Noir
- Durata: 104 min.
- Nazionalità: Italia
- Anno: 2007
- Produzione: M, Rai Cinema, Asp, Vision Distribution col contributo del Ministero
- Distribuzione: 01 Distribution
- Data di uscita: 00 00 0000
- Link
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Colpo gobbo all'italiana
di Vincenzo Rossini
Fuggire dai clichè del cinema medio italiano è impresa ardua. Evitare il citazionismo fine a se stesso è impresa quasi impossibile. Notturno Bus è una bella eccezione a questi due - purtroppo veri - assiomi. La storia è tratta da un discreto romanzo di Giampiero Rigosi ed è intrisa di nero fino ai denti. Il classico microchip di cui nessuno conosce il contenuto dal valore di quattro milioni di euro è il punto d'avvio della vicenda, che vede coinvolti un cattivo malinconico (il bravo Ennio Fantastichini), due scagnozzi un po' rimbecilliti (Francesco Pannofino e Roberto Citran), la femme fatale (Giovanna Mezzogiorno), l'innocente invischiato nei fatti (Valerio Mastandrea), più altre figure di contorno: un politico, una moglie insistente, una figlia punk, un commerciante disonesto, un usuraio dal cuore d'oro, un fioraio traditore
Tra capovolgimenti e cambi di prospettiva nella migliore delle tradizioni noir, Notturno Bus attinge a piene mani dall'immaginario cinematografico che tutti condividiamo, cinefagi e non. I personaggi sono piacevolmente eccessivi, alcuni sono pure macchiette - come gli scagnozzi Garofano e Diolaiti, in un omaggio esplicito a Pulp Fiction. Tuttavia, a differenza di quanto accade in un altro film italiano uscito da poco, Nero bifamiliare, citazionista a vuoto, in Notturno Bus il gioco dei rimandi serve a mandare avanti una storia che altrimenti cadrebbe nel ridicolo da subito. Se Leila fosse tratteggiata come una normale outsider da "muccinema italiano" risulterebbe totalmente improbabile, e invece lei si presenta con una parruccona e lenti colorate, seduce su due piedi un losco traffichino che non le avrebbe mai potuto dare credito, fugge da un grattacielo spingendo a casaccio tutti i pulsanti dell'ascensore, passa semplicemente inosservata dalla polizia che le sta davanti, poi torna sul luogo del delitto per prendere le chiavi della macchina (!), prende il bus scalza ma con la parrucca ancora intatta, fino ad agguantare il povero Franz-Mastandrea e rovinargli la vita.
No, Notturno Bus non è un film medio italiano. È un tuffo nel cinema di genere fatto con garbo, astuzia e brio. Peccato che, dal momento che uno dei generi è la commedia romantica, il film cade in piccoli tranelli banali e già visti, comprensivi di redenzione dei personaggi, innamoramento inevitabile e riflessioni sul senso della propria vita. Tutto materiale che fa riferimento alla "voce del verbo amore", ma che per fortuna è distillato col contagocce in un mare di gag leggere e (qualcuna) davvero divertente.
Un buon film insomma, che lascia soddisfatti. Un fiducioso esordio nel cinema di fiction per Davide Marengo, meritato punto d'arrivo dopo la consueta gavetta di spot, videoclip e documentari (uno solo, appassionato, Craj, sui cantori del folk pugliese, con Lindo Ferretti, Teresa De Sio e il sommo Uccio Aloisi, recuperatelo!). Una discreta controprova della troppo osannata Mezzogiorno, che sembra scherzare su alcuni tic delle attrici italiane (e quindi soprattutto propri). E poi l'ennesima conferma del talento di Valerio Mastandrea, uno che non si è mai montato la testa, che ha iniziato perchè il suo romanesco faceva ridere ed ha studiato parecchio, fino a permettersi monologhi teatrali di un certo impegno attoriale.
Una nota sulla colonna sonora, cupa e metropolitana, composta da Gabriele Coen e Mario Rivera, che nel film è l'imponente Titti. Sì, c'è anche "La paranza", ma siamo sicuri che la vogliamo sentire ancora una volta?
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