Il voto del redattore
- voto
- 4/5
- valutazione
- Godibile e piacevole commedia del mistero.
Il voto dei lettori
- voto medio
- 3.2/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 17 lettori
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
La Donna Perfetta
di Frank Oz
- Dati
- Titolo originale: The Stepford Wives
- Soggetto: Ira Levin
- Sceneggiatura: Paul Rudnick
- Genere: Commedia - Thriller
- Durata: 93 min.
- Nazionalità: USA
- Anno: 2004
- Produzione: Paramount Pictures, Scott Rudin Prod., De Line Prod., DreamWorks SKG.
- Distribuzione: United International Pictures
- Data di uscita: 00 00 0000
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Sarò la tua Bionda
di Fabrizio Ferrero
Cominciamo dal titolo. Non so quale fine intellettuale del marketing abbia avuto il coraggio di deturpare un titolo non brillante, ma filologicamente corretto come The Stepford Wives per trasformarlo in un titolo vergognosamente calibrato per titillare le fantasie dell'italico medio in canottiera. Ma tant'è.
Mi pare di andare particolarmente d'accordo con Ira Levin quando, dalla pagina, si lascia tramutare in un flusso a 35 mm (Rosemary's Baby su tutti, I ragazzi Venuti dal Brasile), Frank Oz certamente non è un Polanski e questo è il remake del film omonimo di Bryan Forbes del '75; in ogni caso il regista riesce a confezionare un film godibilissimo, fin dai titoli di testa realizzati assemblando spot anni '50 di ammennicoli domestici.
La trama. Joanna Eberhard (Nicole Kidman) è una rampante dirigente di un network televisivo e autrice di improbabili reality show. Durante una convention del network una vittima dei suoi orrendi programmi si mette a sparare ed in seguito all'episodio Johanna viene silurata: inevitabile il crollo nervoso della nostra spietatissima che ha costruito l'intera esistenza intorno alla sua posizione di potere e alle sue abilità mistificatorie. Il marito Walter (Mattew Broderick) trascina quindi l'allegra famigliola lontano da Manhattan, deciso ad insediarsi a Stepford nel Connecticut, villaggio modello ("fondato da George Washington") fra il neoclassico ed il Regency, ordinato, pulito, a colori pastello, non un filo d'erba fuori posto e con ogni casa dotata di sistemi avanzati di domotica e di cani robot.
Le donne di Stepford sono una replica ad nauseam della stessa Barbie, vestite come neanche certe inglesi si vestirebbero più, andando ad Ascot; sono leziose, perennemente sorridenti, stucchevoli, disgustosamente servili ed apparentemente rimbambite in modo irreversibile. ("Queste donne sono socievoli come hostess impazzite").
Joanna, giustamente, si insospettisce e cercherà di scoprire cosa si nasconde sotto il fragile involucro di perfezione di Stepford andando a scontrarsi leggiadramente con i tentativi di addomesticazione da parte di Claire, che pare dirigere il villaggio (un'incartapecorita, magistrale Glenn Close) e di suo marito Mike (uno spiritato Christopher Walken).
The Stepford Wives è un thriller che non abbandona mai i toni della commedia leggera e frizzante, oppure viceversa, pur tirando in ballo alcuni indissolubili archetipi cinematografici. Il percorso di fondo pare essere l'ambiguità in senso hitchcockiano, non l'ambiguità sessuale, certamente, ma la trasformazione improvvisa del conosciuto in qualcosa di ignoto che mantiene le apparenze intatte, attraverso un processo di sostituzione delle persone e delle situazioni quotidiane, mettendo in forse la fiducia, insinuando il dubbio. Mi viene in mente L'Invasione degli Ultracorpi di Don Siegel e forse, più pertinente ancora sarebbero da ricordare Westworld di Crichton ed il suo sequel Futureworld diretto da Heffron, proprio per la stretta analogia della materia narrativa. Passando a riferimenti televisivi
viene naturale pensare a Il Prigioniero, rivoluzionario e psichedelico serial creato da Patrick McGoohan nel 1967; anche a Stepford serpeggia un senso di claustrazione, fatto proprio solo da Johanna, da Bobbie (Bette Midler) e da Roger (Roger Bart); a parte le sequenze iniziali la macchina da presa non uscirà più da quel cancello che si apre al giungere di Johanna e Walter con i figli, ed immediatamente
si richiude dietro di loro a sottolineare il distacco dal mondo contemporaneo e l'ingresso in una zona non completamente soggetta alle regole conosciute. Come ne Il Prigioniero anche a Stepford l'aspetto visuale è portato all'eccesso, la regolamentazione della vita sociale (pare quasi scomparsa la vita privata) è minuziosa e rigida, così come è capillare l'esigenza di conformarsi a schemi predeterminati e accettati dalla comunità.
Fondamentale altro tema del film è l'inadeguatezza del maschio nel caso che la sua compagna risulti essere superiore a lui in termini di intelligenza, carriera, stipendio. I mariti di Stepford non sono certo degli adoni, anzi sono un tantino nerd, trascorrono la loro esistenza nel club "Associazione degli Uomini", (l'unico edificio neogotico del villaggio), tra enormi sigari, bourbon e costosi giocattoli hi-tech. Più che uomini sono bambini viziati e inconcludenti, con gravi vissuti di inferiorità rispetto al passato delle loro mogli. Perciò si sono dati la struttura ed i vincoli di una società segreta per realizzare l'unico insano progetto che servirà loro come compensazione per le frustrazioni subite.
Dato che siamo in piena campagna "Dov'è finita la Commedia Americana?" direi che non sarebbe uno sproposito dire che Hollywood potrebbe ricominciare da qui nel processo si ricostruzione, più che di restauro del genere, tornando ad apprezzare raffinatezza, attori credibili, garbo e qualche contenuto. Resta da risolvere il problema di come nuotare nel liquame della putrefazione di tutta la spazzatura che da quasi vent'anni si riversa nelle sale ed in televisione in quantità degne della produzione di, appunto, rifiuti di un paese occidentale allo sbando.
I lettori hanno scritto 15 commenti
- commento un tantino nerd i mariti? Erano sfigati, lo dice anche bette midler.
- commento povera gente. non calchiamo la mano.
- commento no mercy, Lego. No mercy.
- commento poi gino strada mi cazzia :(
- commento no mercy anche per le donne in carriera, non solo per gli sfigati. par condicio. :p
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