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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 4/5
  • valutazione
  • Con un doppio registro, atipico per trattare argomenti come l'Inquisizione spagnola, Forman porta sullo schermo una cruda riflessione sui pericoli del potere e sulla necessità di riscattare l'animo umano.
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 4.6/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 17 lettori
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Info

L'ultimo inquisitore

di Milos Forman

 
    Dati
  • Titolo originale: Goya's Ghost
  • Soggetto: Milos Forman, Jean- Claude Carriére
  • Sceneggiatura: Milos Forman, Jean- Claude Carriére
  • Genere: Drammatico - Biografico
  • Durata: 117 min.
     
  • Nazionalità: Spagna
  • Anno: 2006
  • Produzione: Kanzaman S.A., The Saul Zaentz Company, Xuxa Producciones S.L.
  • Distribuzione: Medusa
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

La tortura dell'anima

di Chiara Orlandi

 

"Eretico è colui che accende il fuoco, non quella gran troia che ci brucia dentro"

Il racconto d'Inverno, W. S.


Scendere a compromessi con la propria anima è un peccato degli uomini che non conoscono ideali. Ideali in cui valga la pena di credere. Mentre chi degli ideali fa la propria ragione di vita è pronto consapevolmente a morire per questi. I protagonisti del nuovo film di Milos Forman (classe 1932), indimenticato per i sublimi Qualcuno volò sul nido del Cuculo (1975) e Amadeus (1984), sono uomini crudeli e corrotti che viaggiano in base a come tira il vento del potere e che si scagliano con rabbia contro l'innocenza dei puri. Tutt'altro che persone integerrime. Forman, di nuovo attraverso l'arte, stavolta il mezzo è la pittura nervosa di Francisco Goya (che ha il volto del nordicissimo Stellan Skarsgård), ci accompagna nelle zone più contraddittorie dell'animo umano. Una tela e un pennello ritraggono la Spagna nell'anno Domini 1792, tre anni dopo l'affermazione dei Lumi che cambieranno per sempre l'Europa. L'Inquisizione miete imperterrita le proprie vittime e, seguendo i saggi consigli di Padre Lorenzo (Javier Bardem, che compare anche in veste di sceneggiatore), inasprisce i controlli tra la gente comune per spedire sul rogo il maggior numero possibile di eretici. Una punizione esemplare per i non timorati della Chiesa, un modo per affermare l'autorità che questa va perdendo anche di fronte alle nuove libertà che l'Europa si concede. Destano preoccupazione gli oscuri Capricci di Goya, testimoni della brutalità degli inquisitori e della sofferenza dei condannati non a morte, ma alla tortura. La brama del male di vescovi, prelati e preti si avventa sull'innocente musa del pittore, Ines (Natalie Portman), un'adolescente ignara dei problemi che comporta il suo non mangiare la carne di maiale, così lontana dall'essere un'eretica, così ingenua da supplicare di sapere la verità per non soffrire la pena della corda. Comincia così il suo inferno nelle prigioni della Santa Inquisizione dove soffrirà abusi da parte dello stesso padre Lorenzo e torture indescrivibili che dureranno anni. Ma Lorenzo cade anch'egli nel tranello della debolezza delle carni e il suo ritratto "senza mani" realizzato dall'amico Francisco Goya, brucerà al rogo dopo una fuga verso la Francia illuminata. E nello stesso modo, ogni cosa che ricordi l'inquisitore brucerà nelle Spagna cattolica di fine Settecento, anche la sua memoria. L'Inquisizione si nutre dei deboli, dei dissidenti, di coloro che mettono in dubbio la verità. Ines è un'eretica, la figlia Alicia sarà una prostituta.  Entrambe rispondono alle esigenze della società infarcita di una morale bigotta e affamate d'odio.

Forman, autore ceco che ha sempre descritto con rara delicatezza i limiti e la psiche umani, propone una pellicola e una storia di difficile collocazione, il film è stato infatti più volte criticato per la commistione tra registro comico e registro drammatico. Goya's Ghost è un film drammatico che sfrutta alcuni meccanismi tipici della commedia ma soltanto al fine di sottolineare i lati grotteschi della vicenda e mai per sminuirli. La vita dello stesso pittore ne è un'efficace metafora. Egli lavora a corte, ma attinge dalla Spagna povera e misera. Nonostante tutto non assume mai una posizione precisa. Lo stesso regista ha dichiarato: "Goya è stato il codardo più coraggioso di sempre. Non s'è mai schierato, ha sempre accontentato tutti, ma quando dipingeva tirava fuori tutta la sua grinta. In una parola, con in mano il pennello, il pittore non guardava in faccia nessuno".

Tuttavia l'animo del pittore-osservatore è quello che pare meno sondato rispetto a quello degli altri personaggi della storia e forse lo spettatore si aspetterebbe un deciso segno di sdegno nei confronti delle nefandezze che circondano il pittore e che colpiscono l'esile Ines. Questo "non accadere" delude le aspettative rallentando un po' il rimo della storia e probabilmente è l'unica critica che posso muovere ad un regista come Milos Forman e a un buon sceneggiatore come Javier Bardem. Ma noi posteri potremmo pensare di leggere qualcosa del pensiero di Goya attraverso la sua pittura. Trovo perciò ottima la scelta di far scorrere nei titoli di coda le sue opere principali. Il riscatto avviene per Goya nel momento in cui finalmente agisce - anche se in netto ritardo con gli eventi - per liberare la sua musa rinchiusa nell'ospedale psichiatrico (Forman si autocita) decidendo così di assecondare il desiderio di maternità di lei. E proprio la maternità, ne è una grande espressione la sequenza conclusiva, sembra l'unica speranza realmente salvifica per l'uomo sul patibolo. Nemmeno Alicia, che apparentemente ne è lontana, non si sottrae al legame materno. "Mia madre era un'eretica!" sono parole che la giovane prostituta pronuncia con orgoglio.

Il potere deturpa l'anima dell'uomo, ma è possibile scegliere di non lasciarsi corrompere. L'anello ecclesiale che viene rimesso al dito del vescovo simboleggia lo sporco potere che si cela dietro le tonache color porpora. E i regnanti dal violino stonato che si nascondono dietro la corona non sono da meno in quanto bassezze morali. Forse  religione e politica sono ben altra cosa? I rivoltosi della Bastiglia hanno quantomeno messo in luce tutte queste contraddizioni che Forman non manca di sottolineare. Buone le musiche che accompagnano le oscure pennellate di Goya. Ovazione per gli attori, anche se Stellan Skarsgård non è l'uomo più latino del pianeta... La Portman, diversamente dalle regine dipinte sui quadri di corte, non mostra il minimo timore nell'apparire brutta: è semplicemente bravissima, e per questo ancor più bella. Il riscatto, di qualunque tipo esso sia, è il centro della pellicola e quello di Lorenzo è il più scomodo perché avviene pagando un prezzo altissimo: la vita. Un suicida che avrebbe potuto scegliere diversamente? No, un uomo che non scende a patti con se stesso. Di questi tempi una rarità.

 
 
 
 
 
 
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