Il voto del redattore
- voto
- 5/5
- valutazione
Il voto dei lettori
- voto medio
- 3/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 16 lettori
Cinqueperdue - Frammenti di vita amorosa
- di Francois Ozon
- dal
- genere Drammatico
- tipo Sentimentale
- Laura De Gregorio
The Artist
- di Michel Hazanavicius
- dal 09 12 2011
- genere Drammatico
- tipo Sentimentale
- Roberta Folatti
La pelle che abito
- di Pedro Almodóvar
- dal 23 09 2011
- genere Drammatico
- tipo Sentimentale
- Anna Romana Sebastiani
Editoriali
Vignette
Schede
Recensioni
Speciali
Rubriche
Cloache
Ring
A Dangerous Method
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
News
02 11 2013
L'imbalsamatore
di Matteo Garrone
- Dati
- Titolo originale: L'imbalsamatore
- Soggetto: Ugo Chiti, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso
- Sceneggiatura: Ugo Chiti, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso
- Genere: Drammatico - Sentimentale
- Durata: 101 min.
- Nazionalità: Italia
- Anno: 2002
- Produzione: Fandango
- Distribuzione: Fandango
- Data di uscita: 00 00 0000
- Cast
- Ernesto Mahieux
- Valerio Foglia Manzillo
- Elisabetta Rocchetti
- Lina Bernardi
- Bernardino Terracciano
Recensione pubblicata il 05 07 2004
Questa recensione è stata letta 19854 volte
L'imbalsamatore
di Sara Troilo
Un film che si apre con una soggettiva di "una specie di avvoltoio" non potrebbe portare come sottotitolo "Il meraviglioso mondo di Peppino", ma nessuno si aspetta che le viscere rimosse dal tassidermista siano quelle dello spettatore. La storia racconta la passione totale e imprescindibile di Peppino l'imbalsamatore (Ernesto Mahieux) per Valerio (Valerio Foglia Manzillo), un bellissimo ragazzo che incontra un giorno per caso e che diventerà suo aiutante; colei che porterà complicazioni e tensioni si chiama Deborah (Elisabetta Rocchetti) ed entra in scena come un ciclone a sconvolgere il complesso equilibrio in cui vivevano i due uomini evidentemente diversi fra di loro. Inquadrature molto ampie, panoramiche sconfinate che svelano la bruttezza della periferia e non paesaggi da cartolina, lunghe strade male illuminate e alti edifici tutti uguali sono la cornice entro cui Valerio, l'oggetto del desiderio di Deborah e Peppino, non sceglierà mai con chi stare, facendosi dominare dagli eventi, ma, di fatto, restando sempre indeciso fra una storia lineare e comune con una ragazza incontrata in un'officina e l'inquietante legame con Peppino, seducente e lusinghiero. Lo scontro aperto tra i due pretendenti, entrambi molto agguerriti, avviene su un campo da golf e dà luogo a un dialogo indimenticabile, in cui la passione assume dimensioni epiche portando colui che la sostiene, in piedi poco più alto della donna seduta per terra, a vette inarrivabili. La ferma certezza della volontà, l'indistruttibile ossatura del desiderio, la ferrea univocità del possesso e la straziante consapevolezza messa a tacere della possibilità, affatto remota, di perdere, fanno di Peppino un personaggio tragico disegnato con maestria e misura. Ciò che si delinea fin dall'inizio e che mai viene mostrato nel corso del film, ci viene ricordato dalle viscere, le nostre interiora ci parlano e noi non possiamo fare altro che sottoporle alla visione, ci chiedono di smettere, ma noi non possiamo. Le viscere degli animali da imbalsamare invece, non si vedono mai, solo fili di ferro e strutture fatte a mano in un'operazione di intellettualizzazione e ri-creazione degli esseri viventi (morti che viventi sono stati, a dir la verità), come a farci vedere la struttura del corpo, quella perfetta che tale deve rimanere, non quella reale e soggetta a deterioramento; nell'antico Egitto il primo organo ad essere espiantato ai morti era il cervello, da loro considerato inutile, mentre il cuore restava nel corpo, sede della vita emotiva e intellettuale. Così Garrone mostra quanto poco amorevole sia la volontà di mantenere al di fuori del tempo e nell'impossibilità di interagire gli esseri che diciamo di amare e ci porta alle estreme conseguenze di questa tesi, in un viaggio che inizia all'interno di un grosso toro e termina all'interno di una grossa auto, senza che la tensione cali mai. Dalla soggettiva di un animale che si nutre di cadaveri, all'adesione al modo di vedere di un uomo che vive imbalsamandoli, con momenti di vita "standard" che ci paiono intollerabili, come se creare una famiglia equivalesse a smantellare i propri desideri (rimuovere le interiora) e fermare il corso del tempo facendone l'uso sbagliato; dai palazzi costruiti in serie alla nebbia del nord in un'alternanza continua di fatti occultati e trofei messi in mostra, il regista con un tocco comunque leggero, costruisce storia e personaggi donando loro spessore. E viscere.
I lettori hanno scritto 17 commenti
- commento il putto e' solo putto e prima o poi capira' il suo errore, si'
- commento Oh, finalmente visto ieri, mai ricercato, ci sono incappato per caso. Sara, è disgustoso!
- commento Fa, tu non sei kuju.
- commento Ma si può essere kuju anche tre o quattro per volta? Tutti insieme, I mean.
- commento Ah, Sa, L'Imbalsamatore è un film uè uè. Non è molto kuju.
Partecipa
Cosa aspetti a diventare un utente registrato?
Queste funzioni sono abilitate soltanto per gli utenti registrati. Si possono votare i film ed esprimere opinioni su registi, attori o su qualunque altro aspetto riguardante le pellicole, si può commentare quanto scritto nelle recensioni e negli articoli e concordare o dissentire. Gli utenti registrati hanno inoltre accesso a molte altre funzioni personalizzate sul sito. Basta un minuto, registrati e fai sentire la tua voce.
Pubblicità