Il voto del redattore
- voto
- 1.5/5
- valutazione
- La versione edulcorata di un bel romanzo. Evitabile.
Il voto dei lettori
- voto medio
- 2.2/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 4 lettori
- di Liev Schreiber
- dal 11 11 2005
- genere Commedia
- tipo Biografico
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- genere Commedia
- tipo Biografico
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Correndo con le forbici in mano
di Ryan Murphy
- Dati
- Titolo originale: Running with scissors
- Soggetto: Augusten Burroughs (libro omonimo)
- Sceneggiatura: Ryan Murphy
- Genere: Commedia - Biografico
- Durata: 122 min.
- Nazionalità: USA
- Anno: 2006
- Produzione: Plan B Entertainment
- Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia
- Data di uscita: 00 00 0000
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Correndo coi tarallucci in mano
di Sara Troilo
Quella narrata è la storia di Augusten (Joseph Cross) a partire dai suoi nove anni: suo unico e stanco compagno di giochi il cane che viene rivestito di pellicola di alluminio dal bambino perchè luccichi. Il piccolo protagonista vanta una madre egoriferita, poetessa mancata, ma tenace e psichicamente instabile e un padre (Alec Baldwin) alcolizzato che insegna matematica all'università. Augusten è un vero maniaco dell'ordine e del pulito, uno dei suoi passatempi preferiti è lucidare in modo metodico le monete. La madre Deirdre (Annette Bening) si fa via via più instabile e il suo psichiatra, il dottor Finch (Brian Cox), assumerà un ruolo sempre più rilevante nella vita di Augusten, a quel punto preadolescente, fino a diventarne il tutore legale e ad ospitarlo nella propria casa rosa a tempo indeterminato.
E qui hanno inizio le gravi pecche del film, a cominciare dall'età dell'attore che interpreta Augusten. Joseph Cross infatti ha vent'anni e non tredici e si nota tanto da rendere ridicolo il tutto. L'incontro con la casa del dottor Finch e con il suo studio hanno un'importanza fondamentale per il piccolo protagonista nel libro, poiché negano in un sol colpo tutto ciò che Augusten aveva sempre pensato degli invidiatissimi medici che aveva incontrato fino ad allora, tutti dotati di camici bianchissimi, studi tirati a lucido e, si presume, case impeccabili, bianche ed estremamente ordinate. Il film dà tutto per scontato e ci mostra la casa di Finch, accostandola solo brevemente a quelle vicine, in tutta la sua decadenza. Muri scrostati, l'albero di natale che da due anni campeggia in salotto e che nasconde un bambino accovacciato che fa la cacca sul parquet (nel memoir Winnie Pooh, qui chiamato invece con un nome ordinario... avranno avuto lamentele da parte di Winkie in fase di produzione?), la moglie di Finch, Agnes (Jill Clayburgh), seduta sul divano a sgranocchiare croccantini per cani e la cucina più sporca di tutta l'America. Sempre in questo frangente fa la sua entrata in scena Natalie (Evan Rachel Wood) che nel libro è una figlia ribelle e sovrappeso tornata a casa dopo essere stata ceduta dal padre, a 13 anni, ad un quarantenne molto ricco, evento a cui nel film si fa solo un breve ed edulcorato accenno. Se tra la pagine abbiamo a che fare con una ragazzina convinta di aver capito tutto della vita e decisa a riscattarsi studiando, sullo schermo ci si presenta la tipica e usurata lolita, bionda, magra, truccatissima e sempre in hot pants. E pure tendente alla lagna, ma senza avere un minimo di spessore psicologico. La figlia preferita dal dottore, invece, è Hope (Gwyneth Paltrow) resa in modo piuttosto credibile dal personaggio cinematografico anche se interpretato con la solita espressione monocorde dalla Paltrow.
Il regista Ryan Murphy viene dai serial tv, più precisamente da Nip/Tuck e prova a tradurre in immagini i brevi capitoli attraverso cui si snoda la vita dello scrittore fino ai 16 anni; la storia procede attraverso l'apertura di finestre su alcuni momenti, sempre deliranti, dell'esistenza dei vari personaggi che ruotano attorno al perno centrale Augusten. Per alcune scene la visionarietà convince, per altre, e penso a quella in cui Deirdre, Agnes e Bookman gridano in contemporanea mentre Augusten e Natalie abbattono il soffitto della cucina, il regista guarda a un' estetica pubblicitaria fredda e anche un po' ruffiana.
Manca poi del tutto, in questa trasposizione, la grande ironia del libro che permette alla storia di non virare sul drammatico nemmeno quando i fatti narrati sono tragici (spesso, per non dire sempre). Là dove la lucida mente di Augusten Burroughs scandagliava gli avvenimenti incredibili della propria infanzia senza cercare la lacrima facile, ma riuscendo a far sorridere il lettore di fronte a qualsiasi nefandezza, il film appiattisce i piani, inseguendo una resa estetizzante (che manca pure). Il risultato è che al posto delle forbici, i personaggi corrono tenendo in mano i tarallucci verso una brocca di vino. Si è già detto della versione light della vicenda di Natalie. Incontrano la medesima sorte sia lo stupro subito dal protagonista tredicenne ad opera di Bookman (Joseph Fiennes), trentatreenne figlio adottivo del dottor Finch, che quello subito dalla madre ad opera del dottore. L'odio, il disprezzo e l'amore disperato che prova Augusten verso Bookman non sono minimamente intuibili dalle immagini e anche il loro primo rapporto, molto violento nel memoir, qui pare un'allegra scampagnata tra due adulti.
Il tocco finale e mortifero a Correndo con le forbici in mano lo infligge l'inserto didattico finale che spiega a tutti che il giovane protagonista ha bisogno di regole. Ehi, grazie! Buona la prova di Joseph Cross, penalizzato dal divario di età che lo separa dal suo personaggio. In gran forma Annette Bening nei panni dell'instabile psichica: a volte aggressiva, a volte completamente sedata, a volte gioiosa per una nevicata nella sua stanza, ma sempre e comunque concentrata su se stessa. Convincente anche Brian Cox nei panni di un dottor Finch molto meno inquietante di quello che si trova tra la pagine del libro che viene paragonato, non a caso, a babbo Natale in nome dello stesso atteggiamento bonario e protettivo che però nello psichiatra cela l'abisso umano, psicologico e finanziario. Jill Clayburgh dà corpo al personaggio di Agnes donandole un ruolo di primo piano rispetto a quello che ha nel libro e la sceneggiatura rincara la dose sancendo la sua alleanza con il protagonista.
Di nuovo torna la domanda inziale: qual è il senso di questo progetto? Il film impoverisce il libro sotto ogni punto di vista e non invoglia a leggere l'opera dello scrittore. Il dilemma permane irrisolto. Resta la certezza che chi sia in dubbio su cosa scegliere tra parola scritta e immagini, sarà il caso che vada in libreria (o in biblioteca) e torni a casa correndo con il libro in mano.
I lettori hanno scritto 4 commenti
- indirizzo IP 151.75.154.221
- data e ora Giovedì 05 Aprile 2007 [21:30]
- commento LA Paltrow monocrde? Ma se è una delle migliori attrici. Fatela fare a un'altra la recensione sui film. grazie.
- indirizzo IP 151.65.230.155
- data e ora Giovedì 05 Aprile 2007 [23:20]
- commento Matteo, prima di offendere l'autore di una recensione io cercherei delle motivazioni più profonde dei propri gusti personali. :)
- indirizzo IP 151.38.135.241
- data e ora Venerdì 06 Aprile 2007 [10:58]
- commento La Paltrow e' una delle migliori attrici? Ma al mondo? Dici proprio OGGETTIVAMENTE, vero? Guarda che il primo di aprile e' passato, eh.
- indirizzo IP 151.65.231.189
- data e ora Venerdì 06 Aprile 2007 [11:19]
- commento Non solo al mondo, eh, probabilmente anche di tutta la storia del cinema. :)
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