Il voto del redattore
- voto
- 3.5/5
- valutazione
- Un bel film, che si regge tutto sulla performance delle due protagoniste, azzeccatissime
Il voto dei lettori
- voto medio
- 4.2/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 2 lettori
- di Nicolo Donato
- dal 02 07 2010
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Papupop
- di Francis Ford Coppola
- dal 20 11 2009
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Antinoo
- di Marc Forster
- dal 28 03 2008
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Elena De Dominicis
- di Michael Haneke
- dal 30 10 2009
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Severino Faccin
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Diario di uno scandalo
di Richard Eyre
- Dati
- Titolo originale: Notes on a scandal
- Soggetto: Zoe Heller
- Sceneggiatura: Patrick Marber
- Genere: Drammatico - Psicologico
- Durata: 92 min.
- Nazionalità: UK
- Anno: 2007
- Produzione: BBC Films, DNA Films
- Distribuzione: 20th century Fox
- Data di uscita: 00 00 0000
Tradimenti e stelle dorate
di Alice Trippolini
Cos'è uno scandalo? Nella Londra borghese in cui sono intrappolate Barbara (Judi Dench, fantastica) e Sheba (Cate Blanchett) uno scandalo è la sconfitta estrema. La parola scandalo significa vergogna, perdita di tutto e soprattutto fallimento. Le due protagoniste del nuovo film di Richard Eyre, Diario di uno scandalo, sono estremamente scandalose. Non solo perché non sono accettate dalla società borghese, ma soprattutto per il loro rapporto con il sesso e con l'identità sessuale. Del resto, il regista non è nuovo a temi difficili. Nel precedente Stage Beauty, descriveva la crisi di identità di un attore nella Londra di Re Carlo II, che, avendo interpretato solo donne, si trova spiazzato quando a teatro arrivano anche le attrici. Qui gli scandali sono molti. Barbara è un'insegnate rispettata, ma odiata da tutti. Vecchia, sciatta e sola, vive attraverso le pagine del suo diario. Scrive pensieri accanto ai quali appiccica stelle dorate, foto, capelli. Ne esce uno specchio distorto, attraverso il quale riscrive la sua vita, fatta di rinunce, gelosie e acidità verso tutto il resto del mondo. Barbara è orribilmente sola perché è diversa. Il regista, che coglie in maniera impeccabile la sua diffidenza (braccia conserte, occhi cattivi, bocca serrata) non ci spiega subito perché.
Nella scuola arriva una nuova insegnate di arte. Sheba è bionda, diafana, capelli lunghi, sguardo confuso e sorriso dolce. Barbara, invece, pensa che sia una borghese viziata che non sa farsi rispettare. Sheba sorride, ma si disprezza: mentre il padre è un famoso matematico, lei è considerata una buona a nulla, che ha solo la bellezza. Sheba ha sposato un suo insegnate, molto più vecchio di lei, ha un figlio down e una figlia che la odia. Ecco il primo scandalo. Sia Barbara che Sheba hanno fallito: non sono quello che la società si aspettava che fossero. La prima doveva sposarsi, la seconda doveva essere all'altezza dei genitori e dello status sociale. Il secondo scandalo arriva poco dopo. Entrambe desiderano qualcosa di 'amorale'. Barbara si innamora di Sheba e vorrebbe averla tutta per sé. Sheba intreccia una relazione con un allievo dell'età di sua figlia. Barbara lo scopre, tenta il ricatto, ma alla fine la tradisce e la tragedia si compie. Il terzo scandalo è il completo disprezzo del loro ruolo, che serpeggia durante tutto il film. Entrambe usano l'insegnamento per sfogare le frustrazioni: la prima per vendicarsi, la seconda per sentirsi lusingata. L'ultimo scandalo è implicito e il regista lo dissimula bene. Nessuna delle due si pente di quello che ha fatto: l'importante è dimenticare tutto.
Diario di uno scandalo, tratto dal romanzo di Zoe Heller, è un thriller. Fin dall'inizio le musiche cupe, gli sguardi bassi e la fotografia spenta preannunciano la tragedia. Le due protagoniste non hanno scampo. Ogni passo sembra portarle sempre più in basso. La tensione sale fino al momento finale, quando la loro inadeguatezza sarà evidente. Eyre, pur essendo impietoso, rimane obiettivo. Nessuna condanna o assoluzione, i moralismi escono dalla bocca di chi non se li può permettere. In fondo, Barbara e Sheba sono due prodotti della società in cui vivono. Onore soprattutto per aver parlato di pedofilia al femminile. Sheba si giustifica così: "Pensavo di meritare una piccola trasgressione, dopo essere stata brava per tanto tempo".
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