Il voto del redattore
- voto
- 1/5
- valutazione
- Storia di un bambino che dall'incapacità di adattarsi trae infantili armi di rivoluzione
Il voto dei lettori
- voto medio
- 1.7/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 11 lettori
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
La guerra dei fiori rossi
di Zhang Yuan
- Dati
- Titolo originale: Kanshangqu henmei
- Soggetto: Tratto dal romanzo omonimo di Wang Shuo
- Sceneggiatura: Zhang Yuan, Ning Dai
- Genere: Drammatico - Sociale
- Durata: 92 min.
- Nazionalità: Cina, Italia
- Anno: 2007
- Produzione: Downtown Pictures, Citic culture and sports enterprises LTD., Century Hero film investment LTD., Beijing Century, Good-Tidings cultural development LTD., RAI Cinema, Istituto Luce
- Distribuzione: Istituto Luce
- Data di uscita: 00 00 0000
Incompreso viene dall'oriente
di Antinoo
Pechino, 1949. Nella Cina Popolare che si avvia a radicali cambiamenti, il piccolo Qiang (Dong Bowen) viene lasciato dai genitori, impegnatissimi, in uno dei migliori (il che è tutto dire!) asili della città. La classe in cui viene inserito è gestita dalla rigidissima signorina Li (Zhao Rui) e la sua assistente, gentile e disponibile signorina Tang (Li Xiaofeng), oltre che da due inservienti. Qui Qiang entra a far parte di un piccolo mondo gestito in maniera parecchio meccanica, fatto di rituali quotidiani e ciclici, che preparano i bambini a divenire cittadini migliori. La perfetta esecuzione di questa routine fa guadagnare un Fiore Rosso, oggetto agognato da ogni componente della classe e tratto distintivo: per scalare la gerarchia di questo microcosmo infantile bisogna avere più Fiori Rossi degli altri. Qiang stenta ad adattarsi alle regole, rifugiandosi, particolarmente durante la notte, in una realtà parallela ed onirica in cui mostra tutto il suo trionfo uscendo nudo dall'asilo, per attraversare il giardino invernale gelato e pisciare vittorioso sulla neve. Peccato che, al mattino, l'unica cosa che abbia segnato sia il materasso del suo triste lettuccio.
Dopo un periodo di falliti tentativi di integrazione, e dopo aver stretto amicizia con due sorelle, Nanyan (Ning Yuanyuan, che è anche la figlia del regista) e Beiyan (Chen Manyuan) Qiang inizia a rifiutare decisamente le regole dell'istituto e, da semplice piagnucolone diviene aggressivo e sfrontato, tanto da attentare simbolicamente allo status della maestra, ricevere le più severe punizioni e trovarsi a dover scegliere tra l'integrazione coatta e un cammino di solitario anticonformismo.
Il regista Zhang Yuan trae questa storia dal romanzo dello scrittore dissidente Wang Shuo, dal titolo Kanshangqu henmei (Could be beautiful). Personalmente Mi pento di essere sceso a patti con la Mia ripulsa per tutto ciò che è orientale e consiglio la visione a chiunque consideri Erode Antipa un pedagogo (lo apprezzerà immensamente) o a chi desidera mettere in cantiere un pargolo (così da esimersi dall'ingrato compito, riflettendo su dinamiche infantili ed eventi a cui i bambini vanno incontro). Un film che non decolla mai, nonostante le iniziali premesse: il tema del bambino incompreso, "strano" rispetto alla massa informe dei suoi coetanei, è stato ripreso più e più volte, in maniera secondo Me decisamente migliore, nel mondo occidentale.
Non serve citare Truffaut, come ho spesso letto nella cartella stampa, basta rimandare a Incompreso di Luigi Comencini, passando addirittura per il ridicolo Mamma ho perso l'aereo (Chris Columbus) e La Piccola Principessa (Walter Lang, con Shirley Temple) da cui, soprattutto, si può desumere più facilmente il binomio delle due figure autoritarie antitetiche, Miss Minchin e Miss Amelia, glissando volutamente sull'archetipo Rottermayer che tutti conosciamo a menadito. Di fatto, quello che resta è un bambino lamentoso, incapace di adattarsi alle più semplici incombenze, spacciato per indipendente, quando l'autentica indipendenza sta anche nel sapersi infilare le mutande da sé. Non ho nemmeno amato particolarmente il concentrarsi così tanto sulle scene di nudo infantile, quasi in odore di voyeurismo pedofilo, con cosettini ballonzolanti in primo piano e culetti da pulire a favore di telecamera. Non mi spiego nemmeno la sfilza di partecipazioni e premi riscossi a vari festival, vista la nullità di trama e innovazione. A questo punto Mi spetta la candidatura all'oscar per la migliore battuta di sempre ad un asilo: le buone suorine Mi spiegavano come nascono i bambini riesumando la storiella dell'ape e del fiorellino. Di conseguenza, afferro la mia compagna di banco e la bacio violentemente sulla bocca. La suora inizia a sbraitare, chiedendoMi cosa IO stia facendo. Mi limito ad alzare un sopracciglio e a rispondere: "Beh, la sto impollinando". And the winner is
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