Il voto del redattore
- voto
- 2/5
- valutazione
- E' cinema d'autore o fiction televisiva in salsa Dogma? Il dubbio è forte...
Il voto dei lettori
- voto medio
- 3.1/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 3 lettori
- di Francois Ozon
- dal
- genere Drammatico
- tipo Sentimentale
- Laura De Gregorio
- di Michel Hazanavicius
- dal 09 12 2011
- genere Drammatico
- tipo Sentimentale
- Roberta Folatti
- di Pedro Almodóvar
- dal 23 09 2011
- genere Drammatico
- tipo Sentimentale
- Anna Romana Sebastiani
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Dopo il matrimonio
di Susanne Bier
- Dati
- Titolo originale: Efter brylluppet
- Soggetto: Susanne Bier, Anders Thomas Jensen
- Sceneggiatura: Stine Hein, Ole Kragh-Jacobsen, Otto Stenov, Morten Søborg
- Genere: Drammatico - Sentimentale
- Durata: 120 min.
- Nazionalità: Danimarca, Svezia
- Anno: 2006
- Produzione: Zentropa
- Distribuzione: Teodora Film
- Data di uscita: 00 00 0000
- Link
- Tutti gli articoli di Vincenzo Rossini
- Tutti i film di Susanne Bier
- Sito ufficiale
- Sito della casa di distribuzione per l'Italia
C'è del marcio in Danimarca
di Vincenzo Rossini
Attenzione: per motivi tecnici spoilererò un pochetto, ma posso garantire che tutto ciò che rivelerò è contenuto nei primi trenta minuti del film.
Gli avvenimenti successivi sono prevedibili, ma mi tratterrò dal raccontare. Uscito in periodo natalizio, Dopo il matrimonio della regista danese Susanne Bier, ha rappresentato per molti amanti del cinema d'autore una via di fuga al tornado dei cinepanettoni e dei deja-vu, riscuotendo anche un discreto successo di pubblico. Molte le critiche entusiastiche, fuori dalle sale, sulle pagine stampate e on-line. Al sottoscritto il film non è piaciuto granché. La storia parte dall'India, dove un solidale danese gestisce un orfanotrofio tra mille difficoltà. Jacob - questo il suo nome - viene mandato in terra natia per proporre un progetto di sponsorizzazione ad un importante magnate che sembra poco interessato a motivazioni filantropiche. Lo stesso Jacob nutre forti dubbi sul viaggio in questione: è un personaggio oscuro, il suo sguardo lascia filtrare un passato nebuloso dal quale sembra essere fuggito.
Infatti, arrivato controvoglia in Danimarca, Jacob scopre una tremenda verità: la moglie dell'imprenditore è una sua vecchia fiamma, un amore giovanile forte e bruciante che ha portato il giovane Jacob a scappare dalla Danimarca. Non solo: invitato al matrimonio della figlia dei due, scopre che questa non è altri che sua figlia biologica, della quale aveva ignorato l'esistenza per tutti questi anni. Grande, grandissima crisi. Scritto in questo modo balordo, il plot sembra venire fuori da una delle peggiori soap opera televisive del terzo millennio. In realtà, come ci spiegano illustri giornalisti, sotto l'alone del melodramma si cela un discorso profondo sulla morte e sulla malattia, sul bene e sul male, sulla famiglia a cui aderire e sulla famiglia da cui scappare.
Sarà
al sottoscritto il film non è piaciuto granchè. Il discorso profondo sul "marcio familiare" è esasperato e portato a conseguenze inattendibili. Eviterò di raccontare cosa succede nel finale; si tratta di una conclusione tragica e contemporaneamente piena di speranza, un inizio e una fine riassunti in un unico, folle gesto. Ciò non giustifica il modo "estremo" di raccontare i sentimenti, esasperando i dialoghi, forzando i nodi narrativi fino al punto in cui "si deve piangere per forza". La tradizione del melò impone che le emozioni siano sottolineate spingendosi fino al limite tra credibile e inattendibile; qui siamo di fronte a un melodramma che cerca di camuffarsi da film contemporaneo e d'autore, ma che, proprio nei momenti di maggiore intensità, si avvicina pericolosamente non al melò classico ma agli standard della fiction televisiva. Legittimo pensarla diversamente: del resto si tratta di un film girato discretamente, montato con un certo ritmo - nonostante parecchie concessioni gratuite allo stile Dogma - e, soprattutto, recitato in modo eccellente da un cast di celebrità del cinema danese. Una spanna sopra gli altri Mads Mikkelsen, visto di recente nel bellissimo Le mele di Adamo e in un ruolo minore in Casino Royale: è grazie alla sua interpretazione turbata e intensa che il suo personaggio comunica un senso di crisi interiore profondo, nonostante debba recitare su un testo troppo spesso ridondante e telefonato.
Cosa aspetti a diventare un utente registrato?
Queste funzioni sono abilitate soltanto per gli utenti registrati. Si possono votare i film ed esprimere opinioni su registi, attori o su qualunque altro aspetto riguardante le pellicole, si può commentare quanto scritto nelle recensioni e negli articoli e concordare o dissentire. Gli utenti registrati hanno inoltre accesso a molte altre funzioni personalizzate sul sito. Basta un minuto, registrati e fai sentire la tua voce.