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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

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  • 3/5
  • valutazione
  • Luci a intermittenza per il Muccino statunitense
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 3/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 33 lettori
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Info

La ricerca della felicità

di Gabriele Muccino

 
    Dati
  • Titolo originale: The pursuit of happiness
  • Soggetto: Steven Conrad
  • Sceneggiatura: Steven Conrad
  • Genere: Drammatico - Sentimentale
  • Durata: 117 min.
     
  • Nazionalità: U.S.A.
  • Anno: 2007
  • Produzione: Overbrook Entertainment, Escape Artists, Columbia Pictures Corporation
  • Distribuzione: Medusa
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Ricordati di Muccino

di Riccardo Lupoli

Chris Gardner è un padre di famiglia che fatica a sbarcare il lunario. Passa tutto il giorno a girare per ospedali cercando di vendere un costoso e ingombrante macchinario che serve per misurare la densità ossea. Nonostante i suoi lodevoli e coraggiosi tentativi di tenere a galla il matrimonio e la tranquillità famigliare, la madre del piccolo Christopher (un bimbo di soli cinque anni costretto a frequentare una scuola elementare cinese dove al pomeriggio si guarda Love Boat invece di fare lezione), non riesce più a sopportare lo stress dovuto a tanti sacrifici e, incapace di gestire la situazione, decide di andarsene di casa.

Un giorno, passando davanti alla sede della borsa con il suo scanner, a Chris pare di scorgere negli addetti ai lavori il vero volto della felicità, tanto che quella visione lo spinge a cercare di ottenere un impiego meglio retribuito utilizzando la propria predisposizione per i numeri e la vendita. Alla fine riesce ad ottenere un posto come stagista presso una prestigiosa società di consulenza di borsa, e sebbene si tratti di un incarico non retribuito, lo accetta con la speranza che alla fine del praticantato avrà un lavoro e un futuro promettente. Privato dello stipendio, Chris è costretto a lavorare anche al sabato per arrivare a fine mese grazie alla vendita uno dei suoi macchinari; ma le cose si fanno sempre più difficili, padre e figlio vengono sfrattati dall'appartamento e costretti a dormire nei ricoveri per i senza tetto, nelle stazioni degli autobus, nei bagni pubblici o ovunque trovino un rifugio per la notte. Nonostante tutti le difficoltà, Chris continua ad essere un padre affettuoso e assennato, usando tutti mezzi possibili per prendersi cura del figlio, forte dell'amore e della fiducia incondizionata che questi nutre nei suoi confronti.

Quando ho saputo che Muccino avrebbe girato un film negli U.S.A. su richiesta di Will Smith mi sono subito posto la domanda di come una storia americana si sarebbe potuta adattare  al suo modo di fare cinema: così gridato, così viscerale, così insistito attorno a certe tematiche ricorrenti. La risposta che suggerisce la visione è che non è stata questa storia made in U.S.A. a farsi modellare dalla mano del regista romano, ma il contrario: è Muccino che ha prestato il suo stile e il suo sguardo ad una sceneggiatura tipicamente americana che di mucciniano ha ben poco. Una storia interessante senz'altro, un racconto di vita sofferta che si riversa nelle strade di San Francisco e a tratti si fa toccante soprattutto grazie alla bravura dei due interpreti principali, Will Smith e il figlioletto che porta ben tre nomi di battesimo. E' senz'altro il loro rapporto la cosa più bella che lascia il film, il modo in cui il papà si trascina per la città le due cose che gli servono per vivere: il macchinario da vendere e la presenza silenziosa e affettuosa del bimbo. E' un percorso durissimo quello che conduce alla felicità, e Smith e figlio sono stati capaci di dipingere di vero ogni situazione e di incarnare perfettamente ogni stato d'animo, fra veri senzatetto e stazioni della metropolitana che diventano caverne preistoriche in cui ripararsi.  Ma sono luci a intermittenza, perché nei centodiciasette minuti c'è anche dell'altro che passa pressoché inosservato, funziona quasi da riempitivo senza lasciare il segno e emozionare davvero.

 Per quello che riguarda il nostro connazionale invece, la sua presenza discreta ci conferma con qualche tipica marca stilistica ciò che sapevamo già: è un regista che sa girare bene, indipendentemente da ciò che racconta; in questo caso, però, lo scotto che ha dovuto pagare trasferendosi oltreoceano è un'inusuale dose di ottimismo. Sono tutti troppo buoni, tutti troppo happy rispetto ai quadri di devastazione interiore che ricordavamo. Rimane un ultimo interrogativo: ma questo raggiungimento della felicità coincide in fin dei conti con l'appagamento della propria condizione economica, come sembra volerci suggerire fra le righe questa storia ? Speriamo vivamente di no.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 7 commenti

 
 
utente
DANA
  • indirizzo IP 87.16.109.136
  • data e ora Sabato 03 Marzo 2007 [19:17]
  • commento FILM STUPENDO, EMOZIONANTE CHE SECONDO ME FA CAPIRE IL SENSO DELLA VITA, IN QUALCHE MODO E POI CON WILL SMITH DA VERAMENTE UN TOCCO IN PIU' DI BELLEZZA.
 
 
 
 
 
Chiara Orlandi
Chiara Orlandi
  • indirizzo IP 213.140.11.141
  • data e ora Mercoledì 16 Gennaio 2008 [19:32]
  • commento Muccino in Usa? lo sapevo noi italiani esportiamo all'estero mica solo i cervelli...
 
 
 
 
Pagine: 1 2
 
 
 
 
 
 
 
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