Il voto del redattore
- voto
- 3.5/5
- valutazione
- Raffinato e sincero anti-ritratto di una ragazza, oltre che di una regina.
Il voto dei lettori
- voto medio
- 3.1/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 20 lettori
- di Liev Schreiber
- dal 11 11 2005
- genere Commedia
- tipo Biografico
- Alice Trippolini
- di Laurent Tirard
- dal 06 04 2007
- genere Commedia
- tipo Biografico
- Antinoo
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Marie-Antoinette
di Sofia Coppola
- Dati
- Titolo originale: Marie-Antoinette
- Soggetto: Tratto da "Marie Antoinette: The Journey" di Antonia Fraser
- Sceneggiatura: Sofia Coppola
- Genere: Commedia - Biografico
- Durata: 123 min.
- Nazionalità: U.S.A., Francia, Giappone
- Anno: 2006
- Produzione: Columbia Pictures Corporation, American Zoetrope
- Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia
- Data di uscita: 00 00 0000
La regista e la regina
di Vincenzo Rossini
"Che mangino brioches? Ma io non avrei mai detto una cosa simile!"
Maria Antonietta
In una delle scene più affascinanti, Maria Antonietta e le sue dame di compagnia aspettano di veder sorgere il sole sui gradini della reggia di Versailles. È stata una notte di baldoria per festeggiare il suo diciottesimo compleanno, una notte alcolica e scatenata, dove la regina ha speso una fortuna al gioco dei dadi. Adesso arriva l'alba, e nessuno vuole parlare. I riflessi di luce, il cielo terso, lo specchio d'acqua che avvolge Versailles, tutto è così magico e puro. È la sfumatura più bella del film, il senso di purezza primigenia che si porta dentro Maria Antonietta, e che si riflette nelle immagini del film. Sofia Coppola aveva pensato alla storia di Maria Antonietta già prima di realizzare Lost in Translation, ma ha dovuto girarla successivamente. Tuttavia, si potrebbe dire che Lost in Translation e Marie Antoinette sono due lati diversi di uno stesso film. La storia di una ragazza troppo giovane per essere moglie e per pensare al futuro, "persa" nell'enormità alienante di Tokyo è parallela a quella della regina austriaca portata in Francia all'età di 15 anni e a 18 già incoronata. Un'adolescente improvvisamente catapultata in un mondo pieno di formalismi, di rapporti di parentela pesanti come contratti, di riti inspiegabili e inspiegati. La complessità di un mondo che non le appartiene è tradotta in immagini dalla Coppola dando risalto alle emozioni, agli indugi, ai sorrisi disarmanti di una Kirsten Dunst davvero convincente.
La Storia è un contesto che passa in secondo piano. Inutile mostrare l'esecuzione della regina, meglio dare spazio alla quotidianità: giochi, chiacchiere, passeggiate, pranzi, cene, colazioni, balli, un dolce far niente raccontato con delicatezza e senza retorica, vizio in cui cadono molti film in costume. Anche quando la Storia irrompe minacciosa rimane alle porte della reggia, come un suono di sottofondo. Maria Antonietta cerca un rifugio dove vivere le proprie emozioni in naturalezza in un mondo dove a dare il buongiorno e la buonanotte ai reali c'è un'orda di gente che si fionda in camera da letto; pressata da sua madre che usa la sua persona per mantenere l'alleanza tra i regni, ogni giorno deve fare i conti con l'assoluto rifiuto del suo sposo ad avere rapporti: è una scoperta lenta e imprevedibile dell'erotismo e della sensualità, in un'ottica, però, non lussuriosa, come quella della contessa Dubarry, l'amante del vecchio re - una conturbante Asia Argento - ma tutta adolescenziale. Ed è qui che si cela l'intenzione principale della Coppola: raccontare Maria Antonietta spogliandola dei luoghi comuni che si porta dietro, che la fanno assomigliare ad una principessa spocchiosa e piena di bizze, e riportarla su un piano più "umano", come una ragazza costretta ad essere già donna troppo presto.
Una ragazza che il giorno del suo compleanno vuole fumare e ubriacarsi e fare tardi aspettando di vedere il sole sorgere. Azzardo: Sofia Coppola potrebbe davvero diventare una delle più grandi registe mondiali dei prossimi anni. I suoi film sono troppo convincenti per essere prudenti - e in questo c'è anche qualcosa del Giardino delle vergini suicide, il suo primo, acerbo lungometraggio, da rintracciare nell'idea del personaggio che vuole andare fuori dalle regole che gli sono imposte, e non deve stupire che anche nel Giardino l'attrice che incarna questa disarmante spontaneità sia la Dunst. E poi Sofia Coppola, dopo soli tre film, possiede uno stile prepotentemente riconoscibile. Uno stile molto "indie", fatto di tagli di montaggio "sgrammaticati", di camera mossa, di luci opache e di oggetti fuori fuoco, di silenzi che parlano più di mille dialoghi. E di musica, soprattutto. I Cure, Adam & The Ants, Aphex Twin, gli Air (onnipresenti), i Bow Wow Wow (presenti con molti brani), gli Strokes: non proprio una colonna sonora convenzionale per un film in costume, ma incredibilmente efficace. L'unico difetto della pellicola è l'eccessiva lunghezza, che si avverte soprattutto nell'ultima sezione del film. Da qualche parte nel film c'è anche un errore voluto, un paio di scarpe da tennis: traccia ulteriore dello spirito con cui Sofia Coppola sta affrontanto il cinema: irriverente, delicato, contemporaneo, (splendidamente) femminile.
I lettori hanno scritto 7 commenti
- indirizzo IP 151.38.135.241
- data e ora Giovedì 07 Dicembre 2006 [12:13]
- commento Maria Antoniette si ricorda perche' e' stata privata del collo, Hilary Duff perche' e' nata gia' senza. Si'.
- indirizzo IP 85.41.56.35
- data e ora Giovedì 07 Dicembre 2006 [12:17]
- commento Ah, da qui il titolo "Nata per vincere": si riferiva alla congenita assenza di collo.
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