Il voto del redattore
- voto
- 2/5
- valutazione
- È lecito sacrificare gli affetti e i valori per ottenere il successo professionale? Una favoletta banale, noiosa e moralista sul mondo della moda e sulle sue false promesse. Oltre Meryl Streep e Stanley Tucci il vuoto assoluto
Il voto dei lettori
- voto medio
- 2.7/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 23 lettori
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Il diavolo veste Prada
di David Frankel
- Dati
- Titolo originale: The Devil Wears Prada
- Soggetto: Tratto dal romanzo "The Devil Wears Prada" di Lauren Weisberger
- Sceneggiatura: Aline Brosh McKenna
- Genere: Commedia - Sociale
- Durata: 110 min.
- Nazionalità: U.S.A.
- Anno: 2006
- Produzione: 20th Century Fox, Fox 2000 Pictures, Peninsula Films
- Distribuzione: 20th Century Fox Italia
- Data di uscita: 00 00 0000
Diavolo che noia!
di Nicola Bassano
Non so se veramente ci fosse la necessità di trarre un film dal best-sellers di Lauren Weisberger "Il Diavolo veste Prada", successo editoriale del 2003 tradotto in 27 lingue, fatto sta che il regista David Frankel lo ha fatto ottenendo un prodotto decisamente mediocre. Non che il libro fosse un capolavoro, però quel misto di umorismo politicamente scorretto applicato all'affascinante mondo della moda funzionava. Frankel, allora, ha pensato bene di mettere insieme un buon cast, apportare qualche piccola variazione alla storia, spruzzare il tutto di buonismo, glamour e morale finale ottenendo così un'inutile e noiosa favoletta sull'importanza della dignità personale e su come non basti avere successo per essere veramente felici.
La storia è liberamente ispirata all'esperienza personale che la Weisberger fece - immediatamente dopo essersi laureata - come assistente di Anna Wintour, direttrice della rivista "Vogue", diventata famosa per la sua proverbiale cattiveria e severità nei confronti dei dipendenti. Andrea (Anne Hathaway), è una giovane laureata che sogna di fare la giornalista e per questo decide di accettare un'offerta di lavoro come seconda assistente in un'importante rivista di moda - Runway - diretta dalla terribile Miranda Pristley interpretata da Meryl Streep, che con una prova magistrale rende meno inutile una pellicola in cui ogni scena è priva di mordente e lo svolgimento della storia è totalmente prevedibile. L'inizio riserva qualche battuta divertente anche se nel complesso la pellicola risulta svuotata dalla graffiante cattiveria e dal cinismo che caratterizzavano il libro. Il meccanismo del film è tutto basato sulla presa di coscienza della protagonista che dopo aver accettato uno stile di vita a lei totalmente estraneo decide di seguire il suo cuore e i suoi principi morali rinunciando alla fama e al successo.
Il personaggio interpretato dalla Streep funziona solamente nel momento in cui esprime tutto il suo rabbioso cinismo e la sua gelida cattiveria ma si sgonfia immediatamente quando il regista la vuole umanizzare mostrando un aspetto del suo carattere poco credibile e francamente inutile per lo svolgimento della storia. L'intento pedagogico appare ancora più irritante nel momento in cui cerca di farci una piccola lezioncina sull'importanza dell'industria della moda apparentemente regno dell'effimero e del superficiale ma che al suo interno racchiude migliaia di persone che lavorano duramente per un intento comune. Lentamente il film si trasforma in una sfilata di abiti, scarpe, cappelli e borse, tutti rigorosamente griffati, fino a raggiungere l'apice con il piccolo cameo di Valentino che rende tutta l'operazione ancora più artificiale. Stanley Tucci interpreta alla perfezione il ruolo di Nigel, collaboratore effeminato di Miranda che aiuta la povera Andy a trasformarsi da sgraziata e impacciata ragazzotta vestita di stracci a donna stupenda e elegante taglia 40.
I lettori hanno scritto 24 commenti
- indirizzo IP 193.193.172.200
- data e ora Lunedì 06 Novembre 2006 [12:02]
- commento La mia idea di come vada fatta una recensione è del tutto presunta, trattandosi di una tua interpretazione. Espressioni del tipo "maschia" e "nerboruta" ti piacciono molto ma non sono il mio pensiero
- indirizzo IP 151.52.68.87
- data e ora Lunedì 06 Novembre 2006 [12:16]
- commento Spinoza, fai pace con te stesso, "nerboruto" vuol dire appunto dotato di nerbo, espressione usata da te, non da me. Inutile rinnegarne la paternità. :)
- indirizzo IP 194.149.232.85
- data e ora Lunedì 06 Novembre 2006 [12:54]
- commento Amen, e così sia. Mi congratulo per il costante monitoraggio della tua rece. Tieni la postazione ragazzo, elmetto ben calato e presidia la tua piccola inutile trincea. Alzo zero su machi e nerboruti.
- indirizzo IP 151.52.68.87
- data e ora Lunedì 06 Novembre 2006 [12:57]
- commento La rece non è mia, badare ai miei siti è il mio lavoro e francamente sei tu che sei partito lancia in resta. E non sperare che dare del "ragazzo" a qualcuno nobiliti le tue ritirate. :)
- indirizzo IP 194.149.232.85
- data e ora Lunedì 06 Novembre 2006 [15:46]
- commento Gesummio, lo stile dell'intervento era così indistinguibile dall'altro che non mi sono neanche accorto del cambio di paladino. Potrei continuare all'infinito ma cui prodest ? Rileggi la sequenza
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