Il voto del redattore
- voto
- 2.5/5
- valutazione
- Una favola strappalacrime dove i freaks fanno da contorno
Il voto dei lettori
- voto medio
- 2.6/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 3 lettori
- di Luc Jacquet
- dal 21 03 2008
- genere Drammatico
- tipo Fiabesco
- Elena De Dominicis
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Fur - Un ritratto immaginario di Diane Arbus
di Steven Shainberg
- Dati
- Titolo originale: Fur - An imaginary portrait of Diane Arbus
- Soggetto: Patricia Bosworth
- Sceneggiatura: Erin Cressida Wilson
- Genere: Drammatico - Fiabesco
- Durata: 122 min.
- Nazionalità: U.S.A.
- Anno: 2006
- Produzione: Edward R. Pressman Film, River Road Films, Iron Films LLC, Vox3 Films LLC, Furthefilm LLC
- Distribuzione: Nexo
- Data di uscita: 00 00 0000
La bella e la bestia - un ritratto fuori luogo di Diane Arbus
di Alice Trippolini
Un'attrazione fatale. Questo è in sintesi il rapporto tra la fotografa Diane Arbus e i personaggi che popolano i suoi ritratti. Un'attrazione che la porterà a chiudere il suo matrimonio e al suicidio. Un'attrazione che Fur - ritratto immaginario di Diane Arbus non riesce a trasmettere allo spettatore, rimanendo sempre in superficie: come un bel quadro senza anima. Il progetto del regista Steven Shainberg, che era riuscito a descrivere magnificamente il sadomasochismo in Secretary, era quello di ispirarsi alla biografia di Patricia Bosworth per creare un'opera a sé. Non una vera biografia, ma un ritratto immaginario. Shainberg mette in scena l'ipotetico "primo incontro" di Diane con il diverso, l'essere anormale che la società e le buone maniere le hanno sempre impedito di avvicinare. Diane (Nicole Kidman) vive in un lussuoso e borghese condominio di Manhattan assieme al marito Allan (Ty Burrell) e alle figlie. La sua vita consiste nell'essere una buona madre e fare da assistente nel prestigioso studio del marito, fotografo per Vogue.
La sua vita sarà sconvolta dall'arrivo di un nuovo vicino, Lionel (Robert Downey jr.) che gira con una maschera perché è affetto da ipertricosi. Diane, che finora non ha mai fatto foto, chiede di poterlo fotografare e l'uomo accetta. I due iniziano ad incontrarsi e Lionel le fa conoscere il mondo nascosto dei freaks: nani, giganti, travestiti, contorsionisti e perfino cadaveri. Diane cerca di far entrare questi personaggi nel suo mondo perfetto e borghese, ma finisce per allontanarsi dal marito. Il regista confeziona una fiaba dal finale strappalacrime, che non ha niente a che vedere con Diane Arbus. Non potendo utilizzare le foto originali per veto della famiglia, deve affidarsi al proprio occhio per creare delle immagini ad hoc che rispecchino lo sguardo di Diane. Proprio in questo fallisce. Invece di una favola grottesca, con personaggi e scene forti, Shainberg sceglie immagini colorate e una fotografia patinata. Fur è una rivisitazione de La bella e la bestia, dove i freaks come Lionel rimangono una componente folkloristica, sullo sfondo di un mondo popolato dai belli.
Nicole Kidman, nonostante qualcuno si ostini a dire che "si è imbruttita" solo perché ha i capelli scuri, è uno splendore. Gran parte del film si regge sui suoi primi piani, ma non può bastare: serve una sceneggiatura che vada in una direzione precisa. Diane Arbus ha lasciato la famiglia e la ricchezza per mischiarsi ai reietti, prendendo pure l'epatite. Il momento di passaggio descritto nel film dovrebbe essere lancinante, ma non c'è traccia di turbamento, a parte qualche piantino. Dove sono la critica all'omologazione e la crisi per aver sbagliato vita? Infine, Robert Downey jr interpreta un freaks atipico, pieno di buone maniere e vestiti curati. La sua interpretazione mascherata dimostra una mimica da far invidia a quelli che prendono 6 milioni di dollari a film e vale più di tutto il resto della messa in scena. Peccato che in Fur vada sprecata per un personaggio contraddittorio e macchiettistico, che finisce per omologarsi al concetto di "accettabile" nella scena finale. La bestia, pur avendo ottenuto l'amore, deve comunque trasformarsi e diventare simile agli altri. Non mi pare che la Arbus la pensasse così.
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