Il voto del redattore
- voto
- 4/5
- valutazione
- Azione, erotismo, testosterone ai massimi livelli. Michael Mann colpisce ancora.
Il voto dei lettori
- voto medio
- 4.5/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 18 lettori
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02 11 2013
Miami Vice
di Michael Mann
- Dati
- Titolo originale: Miami Vice
- Soggetto: Michael Mann
- Sceneggiatura: Michael Mann
- Genere: Azione - Poliziesco
- Durata: 134 min.
- Nazionalità: U.S.A.
- Anno: 2006
- Produzione: Universal
- Distribuzione: Uip
- Data di uscita: 00 00 0000
Recensione pubblicata il 18 10 2006
Questa recensione è stata letta 16582 volte
Farrell-Foxx, coppia action ad alto tasso di testosterone
di Francesca Paciulli
Soffocante e accaldato crocevia di razze e culture, Miami viaggia da sempre su un duplice binario: da una parte lo sfarzo e il glamour, i locali alla moda e i bikini ridottissimi di Miami Beach, dall'altro la lotta insanguinata tra narcotraffico e forze dell'ordine. Esattamente come ci mostrarono, dal 1984 al 1989, le immagini patinate del telefilm cult Miami Vice: auto sportive, corse sfrenate in off shore, abiti color pastello e due detective della narcotici sexy e ironici, Sonny Crockett (Don Johnson) e Ricardo Tubbs (Philip Michael Thomas). Dalla messa in onda dell'ultimo episodio di quella fortunata serie sono trascorsi quasi venti anni, e il suo produttore esecutivo, Michael Mann, è diventato un regista di culto. Milioni di dollari di incassi e opere dalla spiccata impronta autoriale alle spalle (dall'adattamento per il grande schermo dell'epico L'ultimo dei Mohicani all'algido noir metropolitano Heat - La sfida, con la coppia stellare Al Pacino e Robert De Niro), Mann mette a segno un altro colpo dei suoi, ripescando dal passato i personaggi di Sonny e Tubbs e attualizzandoli. Dalla trasposizione cinematografica di Miami Vice - il titolo non tragga in inganno: non siamo di fronte all'ennesima operazione 'riciclo' opera di qualche regista di videoclip a corto di idee - scompaiono sole e spiaggia, e si prensentano vizio, corruzione e ambiguità.
Niente è quel che sembra: persino i poliziotti potrebbero ondeggiare di fronte alle tentazioni dei dollari e al fascino cubano-cinese di una dark lady dal sontuoso magnetismo (Gong Li, splendida quarantunenne, inseguita da Mann per anni). Capita a James 'Sonny' Crockett (Colin Farrell, irresistibile nel corollario dell'infiltrato rozzo e passionale: baffi e basette mechate, camicia aperta sul petto a rivelare un invidiabile armamentario di collanine) quando, con l'amico Rico (Jamie Foxx, alla sua terza collaborazione con Mann, dopo Alì e Collateral), viene incaricato dall'FBI e dalle autorità di Miami di lavorare sotto copertura per combattere un cartello della droga, che gestisce il traffico degli stupefacenti fra la Colombia e gli Stati Uniti. Per farlo dovranno avvicinarsi al fuoco senza restarne scottati: presa l'identità di due corrieri della droga senza scrupoli, i due si infiltrano nella banda di narcotrafficanti capeggiata da Arcángel de Jesús Montoya e dalla sua donna, Isabella (Gong Li). Mentre Sonny perde la testa per la pupa del boss (complice una salsa caliente all'Havana), la collega e compagna di Rico, Trudy (l'inglese Naomi Harris, già misteriosa fattucchiera al soldo di Gore Verbinski in Pirati dei caraibi: la maledizione del forziere fantasma) viene rapita.
Chi rimetterà le cose a posto? Affidandosi alla direzione della fotografia di altissima classe del fidato Dion Beebe Shore (già artefice delle sfumature livide e notturne di Collateral), e al montaggio serrato di Paul Rubell e William Goldenberg, Mann tratteggia l'ennesimo action psicologico d'autore di una lunga e sontuosa carriera. Dopo l'omaggio a Los Angeles di Collateral, ecco l'omaggio all'anima viziata e notturna di Miami, un tempo definita la 'sala d'attesa di Dio', per la gran quantità di anziani che sceglievano di viverci. E che Mann, in 134 minuti di grande cinema, ci restituisce nella sua nuova, sferzante, veste corrotta. Dall'incipit sfrenato e sensuale in un night club al prefinale concitato e maestoso - di culto il sonoro dello scontro a fuoco -, Miami Vice non lascia via di scampo. Come lo sguardo da angelo perduto dell'irlandese Colin Farrell, al quale il regista di Chicago restituisce finalmente una integrità da interprete. Dopo la recluta rissosa dal cuore d'oro di Tigerland, il detective incastrato dalle complicazioni sentimentali di Miami Vice è decisamente il personaggio più sincero e convincente di una filmografia prestigiosa - tra le firme celebri che lo hanno diretto figurano Steven Spielberg, Oliver Stone e Terrence Malick - ma discontinua. Ritrovato.
Niente è quel che sembra: persino i poliziotti potrebbero ondeggiare di fronte alle tentazioni dei dollari e al fascino cubano-cinese di una dark lady dal sontuoso magnetismo (Gong Li, splendida quarantunenne, inseguita da Mann per anni). Capita a James 'Sonny' Crockett (Colin Farrell, irresistibile nel corollario dell'infiltrato rozzo e passionale: baffi e basette mechate, camicia aperta sul petto a rivelare un invidiabile armamentario di collanine) quando, con l'amico Rico (Jamie Foxx, alla sua terza collaborazione con Mann, dopo Alì e Collateral), viene incaricato dall'FBI e dalle autorità di Miami di lavorare sotto copertura per combattere un cartello della droga, che gestisce il traffico degli stupefacenti fra la Colombia e gli Stati Uniti. Per farlo dovranno avvicinarsi al fuoco senza restarne scottati: presa l'identità di due corrieri della droga senza scrupoli, i due si infiltrano nella banda di narcotrafficanti capeggiata da Arcángel de Jesús Montoya e dalla sua donna, Isabella (Gong Li). Mentre Sonny perde la testa per la pupa del boss (complice una salsa caliente all'Havana), la collega e compagna di Rico, Trudy (l'inglese Naomi Harris, già misteriosa fattucchiera al soldo di Gore Verbinski in Pirati dei caraibi: la maledizione del forziere fantasma) viene rapita.
Chi rimetterà le cose a posto? Affidandosi alla direzione della fotografia di altissima classe del fidato Dion Beebe Shore (già artefice delle sfumature livide e notturne di Collateral), e al montaggio serrato di Paul Rubell e William Goldenberg, Mann tratteggia l'ennesimo action psicologico d'autore di una lunga e sontuosa carriera. Dopo l'omaggio a Los Angeles di Collateral, ecco l'omaggio all'anima viziata e notturna di Miami, un tempo definita la 'sala d'attesa di Dio', per la gran quantità di anziani che sceglievano di viverci. E che Mann, in 134 minuti di grande cinema, ci restituisce nella sua nuova, sferzante, veste corrotta. Dall'incipit sfrenato e sensuale in un night club al prefinale concitato e maestoso - di culto il sonoro dello scontro a fuoco -, Miami Vice non lascia via di scampo. Come lo sguardo da angelo perduto dell'irlandese Colin Farrell, al quale il regista di Chicago restituisce finalmente una integrità da interprete. Dopo la recluta rissosa dal cuore d'oro di Tigerland, il detective incastrato dalle complicazioni sentimentali di Miami Vice è decisamente il personaggio più sincero e convincente di una filmografia prestigiosa - tra le firme celebri che lo hanno diretto figurano Steven Spielberg, Oliver Stone e Terrence Malick - ma discontinua. Ritrovato.
I lettori hanno scritto 3 commenti
- indirizzo IP 212.227.97.160
- data e ora Domenica 22 Ottobre 2006 [14:26]
- commento Qui in Myanmar c'e' gia' il dvd nei negozi! Ma in russo...
- indirizzo IP 151.52.81.244
- data e ora Martedì 24 Ottobre 2006 [13:25]
- commento Ah, l'ho sempre detto che le dittature militari sono un sacco avanti. :)
- indirizzo IP 62.101.126.219
- data e ora Martedì 31 Ottobre 2006 [10:34]
- commento più che altro i cittadini che dicono: noi non diamo i soldi al cinema americano, abbiamo tutti i film pirata. bè, che dire? massimo rispetto, compagni birmani...
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