Il voto del redattore
- voto
- 1/5
- valutazione
- Brutto e dannoso
Il voto dei lettori
- voto medio
- 2.4/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 40 lettori
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Il Mercante di pietre
di Renzo Martinelli
- Dati
- Titolo originale: Il Mercante di pietre
- Soggetto: Renzo Martinelli, Fabio Campus
- Sceneggiatura: Renzo Martinelli, Fabio Campus
- Genere: Drammatico - Sociale
- Durata: 107 min.
- Nazionalità: Italia, Regno Unito
- Anno: 2006
- Produzione: MARTINELLI FILM COMPANY, CREATIVE PARTNERS INT. - BOX FILM PRODUCTIONS
- Distribuzione: Medusa Film
- Data di uscita: 00 00 0000
Il mercante di odio
di Riccardo Lupoli
Leda, moglie di un professore universitario studioso dell'Islam e della Jihad, viene coinvolta in un attentato terroristico alla stazione di Roma. Si salva, ma l'esperienza risulta troppo scioccante, tanto da non poter continuare la vita di tutti i giorni senza vistosi contraccolpi psicologici; la donna decide quindi di recarsi per qualche giorno di vacanza in Cappadocia col marito, a sua volta rimasto mutilato a causa di un attentato in Somalia dove si trovava come corrispondente qualche anno prima. Durante la vacanza incontrano due persone: un turco che dà loro un passaggio, e un affascinante mercante di pietre cristiano convertito all'Islam. Ovviamente entrambi sono dei terroristi. Ma non è finita qui, perché il mercante segue Leda fino a Roma dichiarandosi innamorato di lei, e, dopo averla tempestata di regali e poesie d'amore, riesce finalmente a conquistarla. Ma cosa potrebbe celare l'attività di commercio del mercante, se non la preparazione di un attentato terroristico?
Dopo Vajont, Piazza delle Cinque Lune e Porzus, Renzo Martinelli ritorna all'attualità e alla cronaca affrontando in maniera radicale lo scottante tema del terrorismo di matrice islamica. Sentirete dire parecchie cose riguardo a questo film, fra le quali che è un'opera coraggiosa e che illustra un punto di vista scomodo. Diciamo pure che qui di coraggioso c'è solo lo spettatore che va a vederlo e che più che scomodo è semplicemente dannoso. Il problema non è tanto fare un film sostenendo le tesi di Calderoli e della Fallaci, quanto invece avere delle valide pezze d'appoggio a sostegno del proprio punto di vista, delle argomentazioni forti, cose che qui non compaiono neanche lontanamente. Quello che non manca invece, è una sequela di luoghi comuni sull'Islam del tipo "non è vero che tutti i musulmani sono terroristi, ma è un fatto che la maggior parte dei terroristi sono musulmani" e altri distillati di saggezza. Quando si illustra un punto di vista su un argomento di questo spessore, è necessario prendersi la responsabilità di quello che si dice fino in fondo, prendendo in considerazione con pertinenza di argomentazioni gli svariati aspetti del problema, in modo da fondare nello spettatore una qualche forma di dubbio. Una storia raccontata in questo modo invece, non contiene una dialettica fra fedi o culture, ma semplicemente una pericolosa ottica manichea che annulla qualsiasi barlume di profondità. I buoni sono semplicemente buoni e i terroristi sono cattivi perché sono terroristi. Se le motivazioni e le ideologie sono superflue, ogni contenuto viene azzerato e ogni presa di posizione rimane ingiustificata; risulta infatti quantomeno difficile trarre tesi consistenti da proclami che sembrano recuperati da crociate medievali e da dialoghi didascalici fino all'inverosimile.
Il mercante di pietre non contiene nessun invito, pur provocatorio, alla riflessione, è un'inammissibile provocazione di 107 minuti maldestra sia nell'idea di partenza che nella sua articolazione, confezionata in una forma anch'essa da dimenticare. Lo script, che vede il suo picco emozionale nella battuta "i critici cinematografici sono dei frustrati", trascura situazioni cruciali facendo prevalere il dramma piccolo-borghese fra marito e moglie, disegna terroristi che sono più che altro poeti mancati e regala dialoghi sentimentali sospesi in un'atmosfera idilliaca. A rincarare la dose ci sono una fotografia a tratti inspiegabilmente slavata e la regia di Martinelli, che lascia il segno solo in negativo: inserti superflui, inquadrature spericolate, abuso del ralenty e effetti speciali oltremodo pacchiani. Neanche l'interpretazione di Harvey Keitel riesce a distrarre da queste brutture, e anzi, non si può fare a meno di chiedersi il perché della sua presenza. Voglia di stupire in negativo forse, o più semplicemente il vezzo di un regista che si è premurato di farci sapere che va in giro armato nel caso in cui qualche fanatico islamico voglia spiegargli di persona
I lettori hanno scritto 35 commenti
- indirizzo IP 82.49.59.124
- data e ora Venerdì 20 Ottobre 2006 [19:39]
- commento Borghezio riesco a vederlo soltanto con una mela in bocca su un enorme vassoio da portata.
- indirizzo IP 194.247.189.110
- data e ora Venerdì 08 Dicembre 2006 [1:26]
- commento La critica è stata feroce e spietata verso questo film e francamente non se ne comprende la ragione se non si conviene che è una stroncatura di natura meramente politica.
- indirizzo IP 151.52.107.235
- data e ora Venerdì 08 Dicembre 2006 [2:18]
- commento Ma quale politica, è un filmetto brutto e furbo che sperava di far polemica (e soldi) sull'onda dell'odio. Fortunatamente ha fallito, tutto qui.
- indirizzo IP 151.57.245.183
- data e ora Lunedì 25 Dicembre 2006 [22:18]
- commento finalmente qualcuno ha il coraggio di rappresentare la realtà
- indirizzo IP 82.49.59.56
- data e ora Martedì 26 Dicembre 2006 [14:38]
- commento La realtà travisata da uno schema di scontro tra civiltà, certo.
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