Il voto del redattore
- voto
- 3/5
- valutazione
- Parte benissimo, prosegue bene, si spegne nel finale con intenti moralisti
Il voto dei lettori
- voto medio
- 4.8/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 9 lettori
- di Corrado Guzzanti, Igor Skofic
- dal
- genere Commedia
- tipo Grottesco
- Luigi Faragalli
- di Wes Anderson
- dal
- genere Commedia
- tipo Grottesco
- Eduard Le Fou
- di Jonathan Dayton, Valerie Faris
- dal
- genere Commedia
- tipo Grottesco
- Sara Troilo
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Thank you for smoking
di Jason Reitman
- Dati
- Titolo originale: Thank you for smoking
- Soggetto: Christopher Buckley
- Sceneggiatura: Jason Reitman
- Genere: Commedia - Grottesco
- Durata: 92 min
- Nazionalità: U.S.A.
- Anno: 2006
- Produzione: Room 9 Entertainment, Contentfilm
- Distribuzione: 20th Century Fox
- Data di uscita: 00 00 0000
Liberi di scegliere?
di Alice Trippolini
Nick Naylor è un lobbista. Il suo lavoro consiste nel difendere gli interessi della multinazionale che lo paga dagli attacchi di governi, associazioni e cittadini. Come porta avanti questo arduo compito? Semplice: con la dialettica. Parlare bene è l'arte di avere sempre ragione, spiega Nick (Aaron Eckart) al figlio Joey (Cameron Bright).
Chi è che ha sempre ragione? In Thank you for smoking, ad avere ragione sono coloro che vogliono essere liberi di scegliere, senza imposizioni ipocrite dall'alto, sia che provengano dai governi o dai genitori. Tratto dall'omonimo romanzo di Christopher Buckley, Thank you for smoking è una gradevole e sarcastica commedia scritta e diretta da Jason Reitman. Il protagonista Nick è il rappresentante della Big Tobacco, la colossale industria dei produttori di sigarette. I suoi migliori amici sono Polly (Maria Bello) e Bobby Jay (David Koechener) che rappresentano industrie di alcolici e armi.
Nick vive in un periodo storico che non lo aiuta. Nel 2005 il fumo è politicamente scorretto: nei film i soli a fumare sono arabi, psicopatici e assassini e tutti sono diventati salutisti. Nick difende gli interessi di una lobby che ha guadagnato miliardi attraverso un prodotto che dà assuefazione. Ora che se ne sono scoperti i danni, sta perdendo clienti e credibilità. Nessuno lo sopporta e tutti lo definiscono un "assassino", mentre lui si crede solo un paladino della libertà. Quella libertà di cui gli americani vanno tanto fieri e che Nick prende sadicamente in giro nei dialoghi con il figlio. Per arginare le perdite Nick ha un'idea: corrompere l'industria di Hollywood "come ai vecchi tempi", per creare una pellicola ad hoc, dove due superdivi fumano languidamente dopo aver fatto l'amore. Purtroppo la sua carriera precipita a causa di una (incredibile) ingenuità. Nick racconta alcuni particolari poco divertenti (come le cene con gli amici, in cui fanno a gara a quale dei loro capi ammazza più persone in un anno) alla giornalista Heather Holloway (Katie Holmes, inutile e poco spiritosa) che lo sbatte in prima pagina.
Il paradosso su cui si basa il film è questo: far passare per vittime quelli che normalmente consideriamo squali e per meschini carnefici coloro che lottano per fermarli. La costruzione del plot è perfetta e gli attori non sono da meno. Per la maggior parte del tempo lo spettatore si scopre a simpatizzare per Nick, adorabile protagonista di un film costruito sulla sua figura. Il principio del suo lavoro è lo stesso che suggerisce il regista: se Nick parla meglio e più degli altri, ci sembrerà che abbia ragione lui. Fin qui tutto bene, perché il film punta a divertire, beffandosi di tutto e tutti. I personaggi sono volutamente sopra le righe, a cominciare dal capo di Nick B.R. (J. K. Simmons) fino al senatore salutista Ortolan (William H. Macy). I dialoghi sono cinici e addirittura surreali, la musica di sottofondo è quella di una commedia con Jennifer Aniston. Il problema nasce nel finale, quando viene inserita una morale forzata sull'educazione alla libertà di scelta e altre ovvietà del genere, per giustificare Nick come padre. Che delusione: sarebbe bastato raggiungere prima la fine, senza pretendere da una commedia al vetriolo di essere quello che non è. Oppure a Hollywood non sono poi così liberi di scegliere, visto che durante il film non si fuma una sola sigaretta?
I lettori hanno scritto 2 commenti
- indirizzo IP 151.50.200.71
- data e ora Giovedì 21 Settembre 2006 [14:44]
- commento Credo che il finale così come narrato fosse necessario. Il personaggio principale doveva essere costruito in tutti i suoi aspetti, anche in quelli moralmente flessibili. Comunque un'ottima recensione!
- indirizzo IP 87.10.195.147
- data e ora Giovedì 21 Settembre 2006 [16:01]
- commento Grazie, hai ragione sul punto degli aspetti moralmente flessibili del personaggio, ma secondo me le scene finali scivolano troppo nell'orazione e stridono con lo stile spiritoso del resto del film
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