Cappuccetto rosso non è quella timida e ingenua bimbetta che se ne andava in giro per il bosco senza nemmeno un cellulare, ma una risoluta bambina-lavoratrice che si fa chiamare Rossa. Il Lupo non è un povero
animale che per sfamarsi deve accontentarsi di mangiare carne invecchiata per finire sotto i colpi di un cacciatore imbecille, ma un cronista d'assalto maestro del travestimento e senza paura. Il suo fedelissimo reporter si chiama Scattino ed è uno scoiattolo isterico e ipercinetico, molto amante del caffè. Il Taglialegna non è il risolutore della storia, ma un uomo impacciato che tenta di sfondare nel mondo degli spot. La Nonnina, però è di gran lunga il personaggio più lontano dalla fiaba tradizionale e nasconde un segreto no limits.
La trama gialla di questo film d'animazione prende lo spunto dalla fiaba di Cappuccetto Rosso per arrivare a farla del tutto a brandelli rendendola spassosa.
La scena che dà l'avvio al film è la seguente: il Lupo è travestito da Nonnina, la Nonnina è legata e chiusa in un armadio a muro, Rossa è appena entrata in casa di Nonnina e capisce che qualcosa non va, a un certo punto una finestra viene sfondata e il Taglialegna irrompe brandendo un'ascia. Per riprendere le fila dei fatti che portano a questo puot-pourri di personaggi e azioni entra in scena il commissario Rana con la
propria squadra di poliziotti: un orso, un pellicano e tre porcellini non esattamente efficienti. Con gli occhi dei quattro indiziati ripercorriamo quindi quattro diverse strade che conducono alla casa di Nonnina. Ma perché il commissario Rana sta indagando? Nel bosco sta accadendo qualcosa di terribile. Gli animali che portavano avanti la propria attività di pasticceri e venditori al dettaglio stanno chiudendo i propri negozi e stanno abbandonando il bosco. Un ladro si sta appropriando di tutti i loro ricettari e nessuno sa chi possa mai essere il malvagio. Fino ad allora, infatti, la vita del bosco era stata allegra e spensierata, canzoncine e sorrisoni, dolcetti e solidarietà tra creaturine, ma l'ombra del sospetto ha rovinato tutto. Man mano che si procede con gli interrogatori e con le indagini si scoprono dettagli importanti, emergono lati mai notati prima delle personalità degli interrogati, si svelano segreti e tutto avviene con l'ausilio di una sceneggiatura senza buchi e solida, scoppientante come l'insetto del Wacky Race e citazionista come nemmeno Tarantino nei suoi sogni più proibiti (forse qui ho esagerato).
La fiaba di Cappuccetto Rosso è stato oggetto di numerosissime interpretazioni, da Fromm che vede in essa la rivalsa della donna che è stata soggiogata dall'uomo a Propp che la legge come la descrizio
ne di un rito iniziatico, passando da Bettelheim (scuola freudiana) che vede l'incontro della preadolescente con la sessualità adulta. Questo film va a fondo della questione "disagi di Cappuccetto Rosso", ma in modo un po' differente. Popola infatti il bosco degli esseri più strani e poi si spinge, di iperbole in iperbole, fino alla seconda vita di Nonnina e allo smascheramento del lurido ladro di ricette. Direi che la morale (alberoniana) che nulla è ciò che sembra può dormire sonni tranquilli, qui siamo altrove, siamo alla provocazione che, per quanto assai misurata, non ha l'aria di voler restare nel recinto buonista. La forza della storia e la verve della sceneggiatura non fanno rimpiangere le produzioni stellari che pretendono nel peggiore dei casi di insegnare qualcosa ai bambini e nel migliore di essere divertenti quando invece sono solo autocitanti.