Il voto del redattore
- voto
- 3.5/5
- valutazione
- Fila come un orologio svizzero fino alla gran battaglia finale. Ben congegnato.
Il voto dei lettori
- voto medio
- 3.2/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 16 lettori
- di Kerry Conran
- dal
- genere Fantastico
- tipo Sci-fi
- Luigi Faragalli
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
X-Men: conflitto finale
di Brett Ratner
- Dati
- Titolo originale: X-Men: the Last Stand
- Soggetto: Tratto dalla serie a fumetti ideata da Stan Lee
- Sceneggiatura: Zak Penn e Simon Kinberg
- Genere: Fantastico - Sci-fi
- Durata: 103 min.
- Nazionalità: U.S.A.
- Anno: 2006
- Produzione: 20th Century Fox, Marvel Enterprises, The Donners' Company, Ingenious Fox Italia
- Distribuzione: 20th Century Fox Italia
- Data di uscita: 00 00 0000
- Link
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- Una clip un po' particolare
La parabola del buon villain
di Luigi Faragalli
Quando un giovane maschietto si chiude a chiave in una stanza può avere solo due ragioni per farlo: masturbarsi o tagliarsi le ali. Francamente è anche difficile stabilire quale di queste due attività sia più imbarazzante per il giovane se sorpreso da un genitore. Di certo una delle scene iniziali del film ci fa intendere quanto la seconda evenienza possa essere traumatizzante per il padre del ragazzino.
Scena felice, molto descrittiva, delinea in pochi istanti una delle colonne della sceneggiatura: avere un figlio mutante, evidentemente, nell'universo narrativo Marvel è qualcosa di cui vergognarsi, qualcosa da non accettare, qualcosa a cui porre rimedio, anche dedicando la vita, se necessario, alla ricerca di una cura.
Una cura, è ovvio, presuppone una malattia. L'atto fondante del film è quindi un quesito etico: uno stato di natura, connaturato all'essenza stessa di un individuo, modificando il quale è inevitabile modificare l'individuo stesso, in potenzialità, capacità e personalità, può considerarsi una malattia?
La domanda non è superflua e non deve sorprendere, basti pensare a come, ancora oggi, nella nostra società e non in un universo fumettistico, abbondino coloro che ritengono patologia l'omosessualità.
Purtroppo, come accade quotidianamente anche nella realtà, non c'è quesito etico che non diventi terreno di scontro per sistemi morali.
Di per sé cosa è bene e cosa è male è stabilito dalle varie comunità umane in modo del tutto arbitrario. Religioni, convenzioni, abitudini, una miriade di fattori convergono nella definizione di cosa è giusto, corretto, normale e cosa no. In passato, per vari popoli ed in varie epoche, sono state considerate assolutamente normali pratiche e comportamenti oggi discussi e discutibili in occidente, quando non espressamente condannati: l'omosessualità, la pedofilia, la poligamia, il drogarsi, la schiavitù e via dicendo. Se c'è una cosa in cui riesce divinamente X-Men: conflitto finale è proprio mostrare in modo lampante quanto il sistema di valori del cattivo di turno, del villain, di Magneto sia assolutamente valido e del tutto equipollente alla visione del mondo dei buoni. Il buon Ratzinger probabilmente scomunicherebbe gli autori del film per questa ode al relativismo se non fosse così occupato a prendersela con pellicole ben più innocue.
I buoni dunque non sono tanto diversi dai cattivi in un conflitto, per sottolineare ancora meglio il concetto di buoni, nel film, ne perdiamo ben due. Non si vince sempre, insomma.
Perdiamo per primo il più buono fra i buoni, Ciclope, il bravo ragazzo sbandato per la scomparsa dell'amata. Lo ritroviamo pittato con qualche mano di trascuratezza un po' stereotipica: la barba di due giorni, il cattivo umore (l'alito che puzza di alcol non si nomina ma si intuisce).
Gli americani, si sa, anche nei loro momenti migliori restano didascalici. Il vero buono però non si rassegna mai alla fine di un amore, non smette mai di sperare. Ed eccolo quindi correre verso il ricordo dell'amata, verso la scoperta, verso il ritrovarsi. Buono sì ma anche ingenuo e un po' pirla. L'ultimo abbraccio, l'ultimo bacio, la morte.
Almeno così ci fanno credere. Il mondo dei fumetti è un po' come quello delle soap: la morte non è poi una cosa così definitiva.
La seconda perdita, se vogliamo, è ancor più clamorosa. I buoni perdono addirittura la loro guida, il loro capo, il mentore, ritrovandosi così decimati ed un po' allo sbando.
Tutto questo non è casuale e inserito tanto per suscitare qualche facile emozione, il film è costruito in modo singolare e ben ponderato. L'elemento che spariglia gli equilibri è la comparsa della cura, da lì tutto ha origine ed a quello tutto, ovviamente, ritorna. L'ottima sceneggiatura si gioca su due linee narrative che ogni tanto si incrociano ma che restano speculari. La prima, quella dei mutanti del Professor X è un lento e progressivo calvario, difficoltà su difficoltà, compagni che perdono la vita, altri che decidono di smettere di lottare accettando il ritorno ad una convenzionale umanità, insomma una apparentemente inesorabile discesa verso la disfatta. La seconda linea della trama, quella dei mutanti di Magneto, è una cavalcata trionfale. Con truppe che si accrescono, discorsi del generale ai suoi uomini, petti gonfi, piani arguti e ben riusciti, tutto apparentemente indirizzato verso un larghissimo trionfo.
Il film scorre quindi in modo impeccabile, sembra quasi di sentire il battito di un metronomo durante tutta la costruzione della battaglia finale.
L'arrivo degli eserciti sul campo di battaglia è la diretta conseguenza delle differenti linee narrative. Magneto arriva con un popolo in armi, cavalcando il Golden Gate sradicato dai piloni, nella scena sicuramente più spettacolare ed epica di tutto il film. Gli X-men arrivano come quattro sfigati, di soppiatto, invisibili, col loro solito aeroplano, niente di che.
Tutto il resto è battaglia.
Ciò che più sorprende del cambio di regia, con Brett Ratner che sostituisce Bryan Singer, è l'ininfluenza della cosa. Evidentemente la caratterizzazione dei personaggi, la familiarità che gli attori hanno ormai raggiunto con essi e l'ottima definizione dei particolari fatta nei precedenti capitoli hanno reso quasi obbligato lo stile nelle riprese.
Fedele ma non pedissequo il rifacimento alle vicende narrate nei fumetti, con qualche strizzata d'occhio agli amanti della carta, leggasi decapitazione di una Sentinella da parte di Wolverine ed altre amenità simili.
Nel cast merita una particolare attenzione Famke Janssen, bellissima, più rossa che mai, e capace di un'interpretazione della Fenice che è passione pura, e cattiveria, e dubbio. Tutt'altra cosa rispetto alla perfetta e compita Jean Grey dei precedenti film.
Il finale è, purtroppo, aperto come al solito. Personalmente penso che proseguire oltre la saga potrebbe cominciare a stancare ed a far apparire un po' ripetitivo il consueto meccanismo della somma di personaggi nuovi e sottrazione di vecchi su di un nucleo più o meno stabile.
Fermiamoci qui, dove non vince e non perde nessuno in una guerra e dove tutti però pagano prezzi altissimi.
I lettori hanno scritto 5 commenti
- indirizzo IP 87.5.116.88
- data e ora Giovedì 06 Luglio 2006 [22:26]
- commento Film scarsino. L'assenza di Singer è grave e ha pesato molto anche sulla sceneggiatura (la illogica fine di Ciclope è stata decisa per "punire" Marsden) . Grossa delusione dopo il bel X2.
- indirizzo IP 213.174.172.56
- data e ora Lunedì 07 Agosto 2006 [17:15]
- commento Bella recensione, troppo gentile forse, nel film ci sono troppi punti oscuri dove non dovrebbero esserci; interessante il risvolto politico...
- indirizzo IP 87.17.196.12
- data e ora Martedì 01 Maggio 2007 [12:28]
- commento ..FORTE come la prima scena...dici bene,è tutto il succo,tutto il pathos della questione,il fulcro della storia, credo che riguardo a questa scena un'interpretazione migliore sarebbe stata impossibile
- indirizzo IP 89.189.52.24
- data e ora Venerdì 15 Giugno 2007 [21:40]
- commento bello masturbarsi io lo faccio quasi tutte le sere!!!...
- indirizzo IP 89.189.52.24
- data e ora Venerdì 15 Giugno 2007 [21:43]
- commento skusate mi credevo ke era un'altro blog scusate ancora!!!
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