Verrebbe proprio da gridare così, parafrasando Aspetta primavera, Bandini!, primo libro di John Fante, autore nel 1939 anche di Chiedi alla polvere, considerato il suo capolavoro, da cui Robert Towne ha ora tratto questa pellicola.

La trama si può raccontare in poche parole, almeno quella del film, molto semplificata e banalizzata: negli anni della Depressione, a Los Angeles, Arturo Bandini cerca di sfondare come scrittore e intanto cerca di sopravvivere come può. Un giorno conosce Camilla, cameriera messicana dal carattere forte e indipendente, e nasce una strana ma insopprimibile attrazione.

Tutto qui. Manca infatti tutta la complessità del libro originale, trasformata in una banale storia d'amore, un melodramma che - a chi è giunto al cinema senza conoscere Fante - può far pensare a un qualunque romanzo rosa (si conoscono e si odiano, poi si riavvicinano e si amano ma qualcosa/qualcuno si mette tra loro…).

Questa trasposizione era un'impresa improba, non c'è che dire, perché chi ha amato il libro di Fante è di certo andato al cinema carico di forti aspettative, a prescindere dal cast (Colin Farrell che interpreta Bandini?) e dal nome del regista e sceneggiatore, il poco noto Robert Towne.

Poco noto, si diceva: come regista, in oltre vent'anni, quattro soli film, tra cui il più noto è Tequila connection, anno 1988, protagonisti Mel Gibson, Michelle Pfeiffer e Kurt Russell.

Da sceneggiatore decisamente un curriculum più lungo, ma di qualità non tanto migliore: Mission Impossible 1 e 2, Il Socio, Giorni di tuono, L'ultima corvé. Quasi tutti titoli con Tom Cruise, produttore di Chiedi alla polvere "versione 2006", che infatti riconoscente lo ha scelto tenendo conto anche del dichiarato amore di Towne per l'opera dello scrittore di origine abruzzese.

Per quanto concerne il cast, la situazione non è migliore: se Salma Hayek è abbastanza credibile nel ruolo e riesce con un'interpretazione grintosa a rendere bene il personaggio immaginato su carta, così non si può dire di Colin Farrell, decisamente diverso dal canone del giovane italiano emigrato e apparentemente impacciato in questo melodramma sentimentale. Neanche Donald Sutherland, in un piccolo ruolo, lascia particolarmente colpiti.

Per peggiorare il tutto, una Los Angeles ricostruita altrove che sembra quantomai finta, scolorita e irreale. Se poi si aggiunge un po' di nudo che ha scandalizzato i censori ma che non ha aggiunto davvero nulla al pathos narrativo né riesce a stuzzicare il pubblico insonnolito, la ricetta per un brutto film è pronta.

Arturo Bandini dovrà ancora aspettare, quindi, per vedersi degnamente e definitivamente rappresentato sul grande schermo (l'ultima volta era capitato nel 1989, quando era stato il romanzo d'esordio di Fante a essere trasposto, con Joe Mantegna e Ornella Muti protagonisti).

A poche settimane dall'uscita di Factotum, un altro grande della letteratura statunitense del '900 trova spazio nel circuito cinematografico del Bel Paese. Ma lo scrittore italoamericano non ha avuto la stessa fortuna di Bukowski, a cui è capitato in sorte un film criticabile ma sicuramente migliore…