Il voto del redattore
- voto
- 4.5/5
- valutazione
- E a scanso di equivoci, diciamolo subito, non possiamo che gridare al «Capolavoro!» anche per quanto riguarda questo nuovo capitolo della saga dei simpatici pazzerelli inventati da Rob
Il voto dei lettori
- voto medio
- 4.5/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 20 lettori
- di Darren Lynn Bousman
- dal
- genere Azione
- tipo Horror
- Stefano Tirelli
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
La casa del Diavolo
di Rob Zombie
- Dati
- Titolo originale: The Devil's Rejects
- Soggetto: Rob Zombie
- Sceneggiatura: Rob Zombie
- Genere: Azione - Horror
- Durata: 109 min.
- Nazionalità: U.S.A./Germany
- Anno: 2005
- Produzione: LIONS GATE FILMS, ENTACHE ENTERTAINMENT, CINERENTA MEDIENBETEILIGUNGS KG, CREEP ENTERTAINMENT INTERNATIONAL, DEVIL'S REJECTS INC., FIRM FILMS
- Distribuzione: Eagle Pictures
- Data di uscita: 00 00 0000
- Link
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- La recensione del primo capitolo
Il Diavolo ci presenta i suoi amichetti.
di Lucio Carbonelli
«Io sono il Diavolo, e sono qui per fare il lavoro del Diavolo», dice infine lo stakanovista Otis al povero Roy dopo averlo invitato a pregare il suo Dio, che lo salvi se esiste, che scenda un fulmine dal cielo a fulminarlo, qui e adesso. Ma nessun fulmine scenderà a fulminare chicchessia, Dio non esiste, anzi è morto e sepolto nell'America narrata dallo Zombie Rob e meno male, aggiungiamo noi, ma vi prego non fraintendeteci. Questo è solo un film e come tale va considerato, non ci sono lezioni o morali da cercare, o meglio tali lezioni vanno cercate nei punti giusti, e non certo in superficie, a prima vista.
Zombie non invita tutti a prendere la macchina e andare in giro ad ammazzare allegramente chiunque ci attraversi la strada, no di certo, ma invita a guardare meglio la realtà piuttosto, a scavare una fossa in profondità e magari buttarci dentro il cadavere di questa realtà putrescente. Certo il buon Rob è un entusiasta, come tutti gli appassionati, è un bambinone che si crea questi personaggi che si fanno giustizia da sé (da un lato, e pure dall'altro) torturando e ammazzando chiunque non gli vada a genio, ma parliamoci chiaro: chi è più deprecabile, un disturbato mentale che se ne sta a casa propria e campa come meglio crede e può, o uno sceriffo, disturbato anch'egli, ma legittimato? Una sadica ragazzina aspirante ballerina di burlesque, o degli orripilanti e stupidi commentatori tivvù? A ognuno la propria scelta morale, ma se i reietti del Diavolo sono come i protagonisti di questo film, questa non è che un'altra prova a dimostrazione della tesi che l'Inferno è un posto molto più divertente dell'ebete Paradiso. Il Diavolo avrà pur le sue ragioni per scegliersi tali compagni di giochi. Ma al di là di queste scherzose disquisizioni morali che lasciano il tempo che trovano c'è il film. La casa del Diavolo (The Devil's Rejects in originale, appunto) non è altro che il tanto atteso sequel di quel La casa dei mille corpi (House of 1000 Corpses, cadaveri in originale) che un paio d'anni fa tanto sconvolse chiunque di cinema horror fosse un minimo appassionato. «Capolavoro!», fu l'urlo unanime degli amanti del genere. E a scanso di equivoci, diciamolo subito, non possiamo che gridare al «Capolavoro!» anche per quanto riguarda questo nuovo capitolo della saga dei simpatici pazzerelli inventati da Rob. Sì, perché la saga mica finirà qui, come capirà il fortunato spettatore che andrà a vedere questo film be', almeno così lascia intuire il più o meno idilliaco epilogo della vicenda. Speriamo. (Continua così, Rob! Siamo tutti con te!)
Questo secondo episodio riprende più o meno le mosse dal punto in cui lasciammo i nostri alla fine del primo film: le conigliette tutte sporche di sangue sono giù in cantina nelle loro brave gabbiette a gemere e piangere, la famiglia più simpatica del mondo è a letto a godersi il meritato riposo. Il piccolo Tiny (il bello della famiglia) è intento a trascinare con i modi gentili che lo contraddistinguono una nuda ragazzina (morta, pare di capire) per il bosco chissà a quale scopo mentre la polizia circonda tutta l'accogliente fattoria intimando agli assassini di venire fuori con le mani in alto secondo l'usanza di rito. Il fatto è che i nostri un errore l'avevano commesso, nel film precedente: non si erano limitati ad ammazzare ragazzine in età da paginone centrale di playboy e relativi stupidi ragazzotti, rischiando ,magari in questo mondo malato, di farla pure franca. No! Hanno ucciso pure lo sceriffo locale. fratello dello sceriffo disturbato di cui sopra. Ed è da qui che hanno origine i guai.
Fattisi carico delle proprie responsabilità e senza lasciarsi prendere dal panico i nostri eroi quindi si buttano a capofitto giù dal letto e, infilatisi in costumi di ferro all'ultima moda (non saranno comodi come una vestaglia di cachemire ma sono più che adatti allo scopo, ossia difendersi), si buttano nello scontro a fuoco. Dato l'ultimo saluto alle conigliette, solo due di loro riusciranno a sfuggire al massacro e lo faranno attraverso il passaggio più congeniale a tipi della loro risma: le fogne. I due fortunati sono il cristico Otis e la sensuale Baby (Sheri Moon), mentre Rufus resterà ucciso, Mother Firefly verrà incarcerata e Tiny chissà. Otis e Baby si ricongiungeranno poi con Capitan Spaulding, simpatico clown paparino di Baby, e da qui in poi sarà tutto un attraversare l'America più squallida e malata, in fuga da uno sceriffo che viaggia con due tagliagole professionisti nonché orrendamente sfregiati e che vuole fargli la pelle; da un motel da quattro soldi fino ad un allucinato bordello, si tornerà alla fattoria di famiglia dove avrà luogo il gran finale: questo è un film on the road, tutto girato a spalla. Questo film è un viaggio.
Il bello de La casa del diavolo è che il regista non ha paura di mostrare ciò che va mostrato, in questo modo la tensione sale e così la paura e il disgusto, cosa che non accade in certi schifi patinati e tanto sponsorizzati che parlano d'improbabili ostelli porno-horror, eh. Altro che Quentin Tarantino! E, a proposito, se l'imbolsito Quentin non riuscirà ad uscirsene con qualcosa di meglio di questi inutili e ruffiani "Quentin Tarantino presenta" non disperate e segnatevi questo nome: Rob Zombie, aspirante al titolo di nuovo dio dei b-movie. Come si diceva, Rob non ha paura di mostrare: una tortura psicologica a sfondo sessuale fatta tanto per vedere l'effetto che fa, un massacro a colpi di bastone, un paio di chiodi che penetrano nella carne (Mel, questa è per te!), una poveretta mascherata con il viso del suo (ex-)ragazzo che finisce maciullata da un tir... per dirne solo alcuni. Certo anche Rob qualche volta fa i suoi "errori", tipo mostrarci la dolce Baby (di cui noi maschilisti maschietti non possiamo non ammirare le perfette grazie) sinceramente impaurita da uno che quanto a torture non vale nemmeno l'unghia del mignolo di suo fratello Otis, ma a lui perdoniamo queste piccole incongruenze: stiamo pur sempre guardando un film horror, non abbiamo mica bisogno di coerenza; paura e divertimento sono ciò che ci basta. Il film ogni tanto sembra impantanarsi in tempi morti che a prima vista paiono incoerenti e invece no, sulla lunga distanza questi rallentamenti acquistano un loro senso, è la tensione che cresce e crediamo che queste pause non servano ad altro che ad aumentare l'effetto realtà: insomma un (serial) killer come si deve non sta mica sempre lì ad ammazzare, anche lui si prende i suoi meritati momenti di riposo. Inutile e superfluo aggiungere poi che tutto il film è un caleidoscopio di tecniche cinematografiche varie (ralenti, istantanee congelate, primi piani estremi, sfocature) e di citazioni cinefile sparse (L'esorcista, Easy Rider, Natural Born Killers, addirittura Thelma e Louise?), lo stesso Rob Zombie in una gustosa e dissacrante sequenza ci mostra esplicitamente cosa pensa dei critici cinefili sempre pronti a cercare rimandi e significati lì dove niente di tutto questo è importante. Molto meglio il rock'n'roll di Elvis suggerisce il musicante regista, ma anche un certo country alla Johnny Cash, perché no? A pensarci adesso, questo film in definitiva potrebbe benissimo essere un western. Comunque la cosa buffa è che, tutti presi come siamo stati a cercare inquadrature horror nel film precedente, non abbiamo colto la citazione più palese: i Fratelli Marx che danno il nome ai componenti dell'intera famiglia. Chiniamo la testa in attesa del perdono, caro Rob. In fondo è questa la chiave con cui, superata la paura (e il disgusto, certo), va guardato questo tipo di film: l'ironia. Tutto il resto è sciocchezza.
Abbiate il coraggio di entrare quindi, prego, accomodatevi.
I lettori hanno scritto 4 commenti
- indirizzo IP 131.114.86.25
- data e ora Lunedì 29 Maggio 2006 [9:32]
- commento Splendido, filmo dell'anno. Rob Zombie e' un grande. Peccato che coi dischi non ci azzecchi piu'!
- indirizzo IP 195.210.65.37
- data e ora Giovedì 01 Giugno 2006 [17:09]
- commento bellissimo film,il proseguimento ideale dell'espressione di rob come musicista.Ti mette in faccia quello che non vuoi vedere.Una coppietta è fuggita dalla sala dopo mezz'ora!ahahah
- indirizzo IP 83.176.12.13
- data e ora Giovedì 01 Giugno 2006 [19:04]
- commento Finalmente un bel film horror!Sono entrata in sala un po' perplessa temendo il peggio...e invece no:bella regia, belle atmosfere/musiche horror, fotografia e dettagli curati, ebbravo Rob!Titi
- indirizzo IP 82.55.181.176
- data e ora Lunedì 09 Ottobre 2006 [18:03]
- commento Sicuramente a me e' piaciuto di piu' il primo perche' era piu vario,questo seguito e' piu' un Road movie che un horror,dove e' finito il Dr Satana e le atmosfere demoniache del finale?
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