Il voto del redattore
- voto
- 1/5
- valutazione
- Il favoloso mondo di Gesù Cristo
Il voto dei lettori
- voto medio
- 3.5/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 25 lettori
- di Oxide Pang Chun, Danny Pang
- dal 29 01 2010
- genere Azione
- tipo Thriller
- Sara Troilo
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Il Codice Da Vinci
di Ron Howard
- Dati
- Titolo originale: The Da Vinci Code
- Soggetto: Dan Brown (romanzo omonimo)
- Sceneggiatura: Akiva Goldsman
- Genere: Azione - Thriller
- Durata: 148 min.
- Nazionalità: U.S.A.
- Anno: 2006
- Produzione: Columbia Pictures Corporation, Imagine Entertainment
- Distribuzione: Sony Pictures
- Data di uscita: 00 00 0000
La rosa è mia e la gestisco io!
di Sara Troilo
Il codice da Vinci è il romanzo che probabilmente ha fatto sì che persone che mai avrebbero pensato di farlo prendessero in mano un libro. Ha venduto milioni di copie in tutto il mondo, affascinato i lettori più disparati e, soprattutto, ha scatenato le ire del Vaticano, dell'Opus Dei e di tutti quelli che, essendo dogmatici, non ammettono voci discordanti, ma solo consenso. Di fatto, lo stupore che ti assale leggendo il romanzo riguarda sia il successo planetario che le ire degli oltranzisti religiosi. La scrittura non è particolarmente curata (mi riferisco alla traduzione italiana), la costruzione della suspance è faticosa e a tratti puerile, i personaggi sono tutti primi della classe e, come tali, abbastanza irritanti. La tanto discussa tesi sulla vera natura del Santo Graal è appassionante, sì, ma sia l'Opus Dei che la Chiesa tutta vengono ampiamente riabilitati. A una rapida ricerca in rete saltano agli occhi le miriadi di articoli scritti sui falsi storici del romanzo. Si dice, in questi articoli, che le streghe bruciate dai roghi istituiti dall'Inquisizione non siano state cinque milioni, ma "soltanto" un quinto. A me paiono abbastanza per un'istituzione nata con l'intento di essere il tramite del rapporto con un dio che tra i requisiti annoveri anche quello di essere misericordioso, ma è un parere personale. Mi parrebbero anche abbastanza per un altro tipo di istituzione, quindi io non faccio testo.
Si diceva, quindi, che la tesi è appassionante e dalle prime pagine si comincia ad indagare sui simboli, i significati doppi e il sacro mistero dell'arte. Nel romanzo si uniscono Leonardo da Vinci, la Chiesa cattolica e il Santo Graal: ce n'è abbastanza per suscitare l'interesse di una larga fetta della popolazione mondiale. Nonostante il piglio critico e un certo snobismo, non è semplice abbandonare la lettura del romanzo di Dan Brown. Ebbene, Ron Howard ha per le mani materiale d'oro e riesce a rovinare tutto. Con ciò non voglio dire che, non so, sbaglia i tempi, oppure gli attori. No. Voglio dire che non c'è nulla del film che invogli lo spettatore a rimanere seduto in sala fino alla fine. Mi viene addirittura il sospetto che le gran scenate delle varie parrocchie francesi e inglesi che spergiuravano che mai avrebbero concesso di girare quel film sacrilego nei loro spazi, non si siano placate con il dollaro di Hollywood, ma in un modo molto più semplice. Quelli di Saint Sulpice si saranno detti: "Oh, ieri mi ha chiamato Ron Howard, chiede il permesso di girare in interni qui da noi" "Chi?" "Dai, Ricky Cunningham. Sta girando il film dal libro di Dan Brown. Io dico di dargli via libera, se c'è uno in grado di sotterrare il successo del romanzo, quello è lui". E Ron ha mantenuto la promessa schierando un Tom Hanks anche dignitoso nel ruolo di Langdon, un'eterna ingenua Audrey Tatou (agente Niveau), l'immancabile (quando nelle produzioni americane c'è un personaggio francese si può stare certi che sarà lui) Jean Reno nella parte di Bezu Fache, l'istrionico Ian McKellan (Sir Leigh Teabing) e il piatto Paul Bettany (Silas).
Il film resta molto fedele al libro e si apre con la ricostruzione delle ultime gesta di Jacques Sauniere, direttore del Louvre, ferito a morte nella sala attigua a quella che contiene i capolavori leonardeschi e dei suoi tentativi di lasciare messaggi cifrati destinati alla nipote Sophie Neveau e al professore di Harvard Robert Langdon. I due personaggi si incontreranno proprio al cospetto di Sauniere che giace a terra nudo e morto, posizionato come l'uomo vitruviano di Leonardo e con un pentacolo disegnato sul petto. Dalla risoluzione degli enigmi lasciati dal defunto, alla fuga in auto per le strade parigine, tutto è troppo cristallizzato nel luogo comune per destare anche il minimo sussulto. Inoltre il doppiaggio italiano ci ha regalato una serie di personaggi francesi che parlano come l'ispettore Clouseau e il vescovo dell'Opus Dei, Aringarosa, che parla come Julio Iglesias quando canta in italiano.
Anche la graduale risoluzione dell'enigma sul Santo Graal, che raggiunge l'apice a Chateau Villette grazie alle parole di Leigh Teabing (Ian McKellen), massimo esperto dell'argomento e amico di Langdon, tenta di stupire riuscendovi solo in parte. La spiegazione altamente tecnologica dei dipinti di Da Vinci è suggestiva, l'alternarsi di voce critica (Langdon) e voce entusiasta (Teabing) è troppo scolastica e compiaciuta. In parallelo rispetto all'agnizione di Sophie, si porta a termine il compito sanguinario di Silas, il braccio armato dell'Opus Dei, un monaco albino che tenta di essere inquietante col suo cilicio, la sua frusta per autoflagellarsi e la sua cieca obbedienza ad Aringarosa, ma riesce solo a convincerci di essere inebetito. Un'interpretazione libera di Ron Howard, presumo. Così come il finale che si ammanta di una serie infinita di problemi morali e che viene risolto con i soliti tarallucci e il solito vino. Sì, la verità potrebbe essere un'altra, ma che ci importa? L'importante è la salute! Sì, Sophie, tu sei una donna, hai in mano una rivelazione che dovrebbe farti chiedere scusa da tutta la Chiesa cattolica, ma che ti frega? Fatti una dormita e poi vedi che passa tutto! Ron Howard, è ovvio, doveva in qualche modo sciogliere il finale e riesce a farlo in modo da non dare alcun fastidio a nessuna autorità religiosa. Sono scelte e nessuno si aspettava da questo film un'irriverenza. Quello che, con ogni probabilità, si aspettavano gli spettatori che hanno affollato le sale italiane e di tutto il mondo, era almeno di stare svegli ed è davvero dura resistere per tutta la durata del film con gli occhi aperti. Se la risoluzione degli enigmi avviene sempre all'improvviso, tipo miracolo, gli espedienti narrativi sono ancora più puerili. E' tutto scritto fin dalla prima scena, non si resta mai con il fiato sospeso, i minuti scorrono lentissimi e gli inserti pseudo-storici sono ridicoli con quell'allure da cinegiornale che, probabilmente, mira alla patina documentaristica, ma conosce, e bene, il proprio limite tracciato non molto al di là del "forse non tutti sanno che ". C'è anche il non trascurabile fatto che, anche ammesso che nel romanzo si faccia riferimento ad un saggio (Il santo Graal di Baigent, Leigh, Lincoln, ripubblicato da Mondadori nel 2004) che basa la propria teoria su documenti falsi, come sostengono i detrattori, non è che dall'altra parte ci siano tutte queste prove provate. Osare un po' di più avrebbe giovato a tutti. In fin dei conti, inginocchiarsi al cospetto di una dea e non di un dio, fa molto più bon ton e ne abbiamo tutti un gran bisogno.
I lettori hanno scritto 23 commenti
- indirizzo IP 151.52.6.184
- data e ora Giovedì 25 Maggio 2006 [0:35]
- commento concordo pienamente con la recensione, non ho letto il libro ma il film sicuramente non suscita poi un grande interesse.
- indirizzo IP 81.208.74.187
- data e ora Giovedì 25 Maggio 2006 [0:50]
- commento con il libro l'interesse cresce, ma resta il problema del meccanismo elementare che e' davvero avvilente
- indirizzo IP 83.103.92.98
- data e ora Giovedì 25 Maggio 2006 [9:38]
- commento Non hanno ancora inventato discariche per questi film...
- indirizzo IP 151.38.135.241
- data e ora Giovedì 25 Maggio 2006 [9:51]
- commento eccome no? su Cineboom c'e' la cloaca per film addirittura peggiori di questo!
- indirizzo IP 195.22.192.254
- data e ora Giovedì 25 Maggio 2006 [15:56]
- commento "La scrittura non è particolarmente curata" neanche nella versione originale del libro.
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