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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 3/5
  • valutazione
  • Un noir che parte bene e si confonde un po' alla fine. Il regista ha dato prove migliori
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 4.3/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 3 lettori
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Info

False verità

di Atom Egoyan

 
    Dati
  • Titolo originale: Where the truth lies
  • Soggetto: Ruper Holmes
  • Sceneggiatura: Atom Egoyan
  • Genere: Drammatico - Noir
  • Durata: 108 min.
     
  • Nazionalità: Canada, UK
  • Anno: 2006
  • Produzione: Serendipity Point Films, Ego Film Art
  • Distribuzione: Fandango
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Cercare la verità fa sempre male?

di Alice Trippolini

Qual è il posto dove le verità giacciono o mentono, per dirla alla maniera del titolo originale? Nell'ultimo film, False verità, Atom Egoyan si dà al noir senza dimenticare le sottigliezze dello sguardo, raccontando una storia dove i punti di vista si confondono e alla fine si annullano tra loro. Questa volta il regista si cimenta con il romanzo omonimo False verità di Rupert Holmes, celebre entertainer negli anni '70 che ha raccontato una sordida storia di omicidio all'interno del mondo dello spettacolo U.S.A.
Al centro della scena c'è la protagonista, Karen O'Connor (Alison Lohman, sensuale e accattivante), un'aspirante giornalista che vuole intervistare uno dei suoi idoli del passato: il conduttore Lanny Morris (Kevin Bacon). Lanny sta per pubblicare un libro autobiografico in cui parla del rapporto con il suo compagno di spettacolo Vince (Colin Firth) e dell'evento che ha cambiato la loro vita, stroncando loro la carriera. Entrambi sono stati coinvolti in un omicidio dai contorni tuttora poco chiari e di cui non sono mai stati accusati. Karen ha l'occasione di fare un salto di carriera e scoprire la verità su un fatto in cui è coinvolta in prima persona. Appena quattordicenne, Karen aveva preso parte alla maratona Theleton che ha preceduto il ritrovamento del cadavere di una donna nella suite dei due showmen.
Lenny le ha sussurrato qualcosa a cui non sa dare spiegazione e che la ossessiona. Il punto di partenza è un libro che sta per essere pubblicato, a cui però Karen non crede. Ecco quindi emergere la vera protagonista: la verità assoluta. Che non esiste, come ci dirà il regista alla fine, ma che ognuno vorrebbe avere nelle proprie mani. Alcuni la cercano, come Karen e la madre della ragazza uccisa, mentre altri non ne vogliono più sapere, come Lanny e Vince. Karen però non è l'investigatore perfetto perché ha un punto debole: è ossessionata dai due protagonisti e questa debolezza finirà per farla entrare in pieno nel mondo che sta cercando di capire, rendendola parte di quel disegno poco chiaro che sta cercando di decifrare. Durante il film, Karen va a letto con Lenny, si lascia andare a un rapporto lesbico a casa di Vince e oltrepassa il suo limite personale. Qui, mentre la ricerca del presunto colpevole dell'omicidio è ancora in alto mare, il regista perde un po' il filo. Il percorso di Karen, parallelo alla sua ricerca di una verità, si interrompe bruscamente: come se quello che ha provato e che ha visto non la toccasse più di tanto e fosse solo una parentesi. Facendo crollare Karen il regista ha messo in discussione la ricerca della verità come valore assoluto, descrivendo un mondo in cui è facile cadere.
I frequenti falsi flashback e le situazioni che si rovesciano tolgono credibilità ai personaggi e al loro sguardo, rendendo il regista l'unico al di sopra delle parti. Dopo aver messo la protagonista a confronto con una parte di sé nascosta e poco chiara, il regista cambia strada e le ridà credibilità. Il film torna a concentrarsi sulla sera dell'omicidio, ma comincia a diventare quasi una barzelletta, visti gli innumerevoli cambi di colpevole che si susseguono e gli assurdi particolari che confondono ancora di più la storia. Alla fine False verità arriva al punto: inutile cercare una verità unica per capire i colpevoli assoluti perché i confini sono sempre molto sottili. E poi la verità fa sempre male a tutti. Un po' scadente come finale, viste le premesse da thriller di grande stile, con punti di vista plurimi e atmosfere noir. I protagonisti sono eccellenti, specialmente Colin Firth, in un ruolo pieno di sfaccettature e Alison Lohman che non ha paura di osare. Il regista poteva andare oltre nella ricerca degli aspetti oscuri dell'animo umano: il thriller non ne avrebbe risentito.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 1 commento

 
 
utente
la Volpe
  • indirizzo IP 82.105.207.211
  • data e ora Venerdì 02 Giugno 2006 [2:49]
  • commento Sposo in pieno la recensione di Alice Trippolini, alla quale ho ben poco da aggiungere...comunque consigliato agli amanti del noir "pepato" (vedi: niente paura di erotismo esplicito).
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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