Il voto del redattore
- voto
- 4/5
- valutazione
- Strappacuore e dolcissimo, per bambini d'altri tempi
Il voto dei lettori
- voto medio
- 4.4/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 14 lettori
Surf's Up - I re delle onde
- di Ash Brannon, Chris Buck
- dal 05 10 2007
- genere Commedia
- tipo Animazione
- Elena De Dominicis
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02 11 2013
Wallace & Gromit - La maledizione del coniglio mannaro
di Nick Park & Steve Box
- Dati
- Titolo originale: Wallace & Gromit - The curse of the were-rabbit
- Soggetto:
- Sceneggiatura: Nick Park, Bob Baker, Steve Box, Mark Burton
- Genere: Commedia - Animazione
- Durata: 85 min.
- Nazionalità: UK
- Anno: 2006
- Produzione: AArdman Animations, Dreamworks SKG
- Distribuzione: UIP
- Data di uscita: 00 00 0000
- Link
- Tutti gli articoli di Luigi Faragalli
- Tutti i film di Nick Park & Steve Box
- Sito ufficiale inglese
- Sito ufficiale italiano
Recensione pubblicata il 09 05 2006
Questa recensione è stata letta 17132 volte
Il ritorno del tenerone
di Luigi Faragalli
Quando ero piccolo la plastilina era la mia passione. Il Pongo, per essere precisi. Ve lo ricordate? Adica Pongo, la droga di un'intera generazione di bambini sporcatori di muri. Cosa dovrebbe fregare a voi lettori dei miei giochi di bambino? Direi niente ma... dovete pazientare.
La pazienza infatti è la chiave. La chiave della plastilina.
Per modellare la plastilina ci vuole tempo, è un lavoro artigianale di alto livello, quasi una forma d'arte. Ci vuole tecnica, maestria, oltre che estro e talento. C'è chi non riesce nemmeno a fare una palletta più o meno sferica con la plastilina, c'è chi, invece, riesce a farci un film. La maledizione del coniglio mannaro è fatto così.
E mica solo con la plastilina, no, è fatto anche in stop-motion, fotogramma dopo fotogramma, altra tecnica che richiede grande pazienza. Insomma, quest'ora e mezza di film hanno richiesto un lavoro immane ed una passione fuori dal comune, non stupisce dunque la sensazione di cura, di maniacale attenzione per il particolare, di realismo nell'irreale che ci avvolge guardandolo: è come essere precipitati dentro una casa per le bambole, di quelle perfettissime, con il servizio da dodici in porcellana finissima dentro la credenza alta dieci centrimetri. In fondo un Oscar come miglior film d'animazione è finanche un riconoscimento povero per cotanto impegno.
Se Galline in fuga era una sorta di geniale ibrido parodistico tra Gli eroi di Hogan e Fuga per la vittoria, con il pollaio al posto del campo di concentramento, qui siamo di fronte a qualcosa che mescola King Kong a Dottor Jekyll e Mister Hyde. Il paese è Tottington, il periodo quello che precede una importantissima fiera locale degli ortaggi. Ogni cittadino coltiva i propri tesori vegetali giganteschi in orti scrigno soltanto per questa occasione. Un solo terribile problema, un solo terribile nemico: il coniglio!
Ed è qui che entra in gioco il nostro dinamico duo, non proprio Batman e Robin ma quasi. Wallace e Gromit, inventore eccezionale con insana passione per il formaggio il primo, cane fedele quanto paziente il secondo. La prima scena del film, con la carrellata di foto sulla parete che ripercorre parte dell'epopea della vita in comune dei nostri eroi, ci fa capire subito con cosa abbiamo a che fare: Wallace e Gromit sono più che amici, sono praticamente una coppia di fatto, e senza nemmeno il problema di relazionarsi sessualmente, appartenendo a due specie diverse di mammiferi. Un ménage ideale, si direbbe. Cosa fanno i nostri eroi? Semplice, sono dei cacciatori di roditori politicamente corretti, e per questo riscuotono la gratitudine e la stima di tutti gli abitanti del paese. Appena un coniglio soltanto si permette a mettere il suo piccolo musetto baffuto dentro un orto protetto dalla S.W.A.T. Anti-pesto, nel quartiere generale dei due disinfestatori etici gli occhi del cliente lampeggiano su un ritratto alla parete ed ecco che la squadra si attiva, pronta e rapida, giunge sul luogo del misfatto, sfodera il proprio equipaggiamento e la propria competenza e zac! Il roditore è fritto.
Solo metaforicamente però, Wallace e Gromit sono troppo buoni per torcere anche solo un pelo delle codine batuffolose dei conigli divorazucchine, quindi li "stoccano", prendendosene cura e preparandogli anche succulente insalate di verdure affettate, il tutto a costi non proprio indifferenti e con problemi di spazio vieppiù pressanti. E' proprio da questi piccoli problemi logistici e dalla ricerca di una soluzione che scaturisce, come nei migliori film classici di mostri, l'esperimentone, con conseguente, spiacevole, incidente e, ancor più conseguente, rocambolesca, caccia al mostro.
Come avrete capito sono schemi molto tipici della narrazione del thriller o dell'horror classici, il film è infatti zeppo di riferimenti, omaggi e citazioni, sia palesi che d'atmosfera.
Per questa ragione occore guardare La maledizione del coniglio mannaro con gli occhi spalancati, essere attenti a non perdersi il minimo dettaglio. Illuminante a questo proposito il cacciatore/diavolo quasi subliminale nella chiesa, chi è riuscito a coglierlo non può non aver sorriso.
Se amate l'animazione non potete perdervelo, difficilmente ritroverete altrove coniglietti più innocenti ed adorabili nell'istante della loro aspirazione nel cilindrone.
Un'ultima personale nota di stima per chi modella le espressioni di Gromit: è incredibile quante cose si possano far dire alla faccia di un cagnolino pur senza fargli nemmeno la bocca, grandioso.
La pazienza infatti è la chiave. La chiave della plastilina.
Per modellare la plastilina ci vuole tempo, è un lavoro artigianale di alto livello, quasi una forma d'arte. Ci vuole tecnica, maestria, oltre che estro e talento. C'è chi non riesce nemmeno a fare una palletta più o meno sferica con la plastilina, c'è chi, invece, riesce a farci un film. La maledizione del coniglio mannaro è fatto così.
E mica solo con la plastilina, no, è fatto anche in stop-motion, fotogramma dopo fotogramma, altra tecnica che richiede grande pazienza. Insomma, quest'ora e mezza di film hanno richiesto un lavoro immane ed una passione fuori dal comune, non stupisce dunque la sensazione di cura, di maniacale attenzione per il particolare, di realismo nell'irreale che ci avvolge guardandolo: è come essere precipitati dentro una casa per le bambole, di quelle perfettissime, con il servizio da dodici in porcellana finissima dentro la credenza alta dieci centrimetri. In fondo un Oscar come miglior film d'animazione è finanche un riconoscimento povero per cotanto impegno.
Se Galline in fuga era una sorta di geniale ibrido parodistico tra Gli eroi di Hogan e Fuga per la vittoria, con il pollaio al posto del campo di concentramento, qui siamo di fronte a qualcosa che mescola King Kong a Dottor Jekyll e Mister Hyde. Il paese è Tottington, il periodo quello che precede una importantissima fiera locale degli ortaggi. Ogni cittadino coltiva i propri tesori vegetali giganteschi in orti scrigno soltanto per questa occasione. Un solo terribile problema, un solo terribile nemico: il coniglio!
Ed è qui che entra in gioco il nostro dinamico duo, non proprio Batman e Robin ma quasi. Wallace e Gromit, inventore eccezionale con insana passione per il formaggio il primo, cane fedele quanto paziente il secondo. La prima scena del film, con la carrellata di foto sulla parete che ripercorre parte dell'epopea della vita in comune dei nostri eroi, ci fa capire subito con cosa abbiamo a che fare: Wallace e Gromit sono più che amici, sono praticamente una coppia di fatto, e senza nemmeno il problema di relazionarsi sessualmente, appartenendo a due specie diverse di mammiferi. Un ménage ideale, si direbbe. Cosa fanno i nostri eroi? Semplice, sono dei cacciatori di roditori politicamente corretti, e per questo riscuotono la gratitudine e la stima di tutti gli abitanti del paese. Appena un coniglio soltanto si permette a mettere il suo piccolo musetto baffuto dentro un orto protetto dalla S.W.A.T. Anti-pesto, nel quartiere generale dei due disinfestatori etici gli occhi del cliente lampeggiano su un ritratto alla parete ed ecco che la squadra si attiva, pronta e rapida, giunge sul luogo del misfatto, sfodera il proprio equipaggiamento e la propria competenza e zac! Il roditore è fritto.
Solo metaforicamente però, Wallace e Gromit sono troppo buoni per torcere anche solo un pelo delle codine batuffolose dei conigli divorazucchine, quindi li "stoccano", prendendosene cura e preparandogli anche succulente insalate di verdure affettate, il tutto a costi non proprio indifferenti e con problemi di spazio vieppiù pressanti. E' proprio da questi piccoli problemi logistici e dalla ricerca di una soluzione che scaturisce, come nei migliori film classici di mostri, l'esperimentone, con conseguente, spiacevole, incidente e, ancor più conseguente, rocambolesca, caccia al mostro.
Come avrete capito sono schemi molto tipici della narrazione del thriller o dell'horror classici, il film è infatti zeppo di riferimenti, omaggi e citazioni, sia palesi che d'atmosfera.
Per questa ragione occore guardare La maledizione del coniglio mannaro con gli occhi spalancati, essere attenti a non perdersi il minimo dettaglio. Illuminante a questo proposito il cacciatore/diavolo quasi subliminale nella chiesa, chi è riuscito a coglierlo non può non aver sorriso.
Se amate l'animazione non potete perdervelo, difficilmente ritroverete altrove coniglietti più innocenti ed adorabili nell'istante della loro aspirazione nel cilindrone.
Un'ultima personale nota di stima per chi modella le espressioni di Gromit: è incredibile quante cose si possano far dire alla faccia di un cagnolino pur senza fargli nemmeno la bocca, grandioso.
I lettori hanno scritto 2 commenti
- indirizzo IP 83.103.92.98
- data e ora Giovedì 08 Giugno 2006 [14:33]
- commento Inizia molto bene ma scade presto nella mediocrità. Peccato! Una buona occasione mancata.
- indirizzo IP 87.10.192.115
- data e ora Martedì 21 Novembre 2006 [21:43]
- commento Ho adorato ogni singolo frammento di plastilina. Nick Park ha raggiunto la perfetta sintesi tra la scrittura tragicomica e lo spettacolo pirotecnico di Chcken run.
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