Il voto del redattore
- voto
- 4.5/5
- valutazione
- Una fiaba bellissima su un'Italia bruttissima ma con grandi speranze
Il voto dei lettori
- voto medio
- 3/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 13 lettori
- di Francois Ozon
- dal
- genere Drammatico
- tipo Sentimentale
- Laura De Gregorio
- di Michel Hazanavicius
- dal 09 12 2011
- genere Drammatico
- tipo Sentimentale
- Roberta Folatti
- di Pedro Almodóvar
- dal 23 09 2011
- genere Drammatico
- tipo Sentimentale
- Anna Romana Sebastiani
- di Stefan Arsenijevic
- dal 19 06 2009
- genere Drammatico
- tipo Sentimentale
- Roberta Folatti
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Il regista di matrimoni
di Marco Bellocchio
- Dati
- Titolo originale: Il regista di matrimoni
- Soggetto: Marco Bellocchio
- Sceneggiatura: Marco Bellocchio
- Genere: Drammatico - Sentimentale
- Durata: 107 min.
- Nazionalità: Italia, Francia
- Anno: 2006
- Produzione: Eurimages, Film Albatros, Rai Cinema, Dania Film
- Distribuzione: 01 Distribution
- Data di uscita: 00 00 0000
Il David ai morti, ai vivi il non vinto pensiero sopra ogni forma di dominio clericale
di Sara Troilo
Un matrimonio celebrato con un qualche rito cristiano apre il film di Bellocchio: canti accompagnati da mani che battono il tempo, sorrisi beati (o ebeti) stampati sulle facce degli astanti che partecipano giulivi al rito, a un certo punto il raccoglimento nel silenzio e lì il padre della sposa (Franco Elica interpretato da Sergio Castellitto), afflitto e sconcertato, impotente, impugna la videocamera e tenta di scrutare nello sguardo perso della propria figlia un segno di vita. L'impresa e' ardua, il velo che ricopre il volto di sua figlia Chiara, simbolo della sottomissione della donna prima a Dio e poi al marito, non permette di vedere quasi nulla, offusca tutto, rende tutte le donne simili. La scena d'apertura del film si chiuderà con un disperato gesto paterno che vuole stimolare nella figlia una qualsiasi reazione, forse la presa di coscienza e la successiva fuga da quel concerto di creduloni.
Dal nodo religioso o presunto tale, si passa poi al metacinematografico: Franco Elica è un regista e sta lavorando ad un adattamento de I promessi sposi. Durante un provino entra nello studio di produzione Bona, in fuga dagli scagnozzi del padre (principe siciliano senza un soldo), con la ferma intenzione di parlare al regista. Il primo però sarà un bunueliano atto mancato, i due non si sfioreranno nemmeno. Il film prosegue poi in Sicilia, a Cefalù, tra principi decaduti, monasteri, ville e chiese a circuito chiuso e un altro matrimonio, quello di Bona con un orrido riccastro. Castellitto fonda il personaggio che interpreta, piuttosto simile al protagonista de L'ora di religione, sullo sguardo. L'occhio del regista segue tutto ciò che avviene con estremo interesse, gli viene chiesta un'idea per un filmino di matrimonio e lui realizza un cortometraggio magnifico che stravolge l'idea di sacro e la abbandona sulla spiaggia, celebrando la fuga, quella che la figlia Chiara non ha nemmeno preso in considerazione. Le convenzioni sociali e il sostrato religioso sono gli altri personaggi del film, personaggi invasisi e privi di logica che non accettano niente che non sia l'ubbidienza cieca, che non hanno rispetto per i sentimenti individuali e che tentano di soffocare qualsiasi libera iniziativa, qualsiasi pensiero autonomo. Altro personaggio è il premio cinematografico, il David in particolare, per vincere il quale è utile aver smesso di respirare da almeno un paio di giorni. Torna quindi l'aspra critica degli Immutabili patrii, dell'immobilismo sacrale, della sottomissione a Enti che non sanno più che cos'è una famiglia da secoli e che non hanno idea di come ragionino gli esseri umani contemporanei. Torna anche l'amore come forza anarchica che fornisce non solo il movente, ma anche la forza per ribellarsi. L'amore mentale, spirituale e carnale: Bona. La figlia del principe, prigioniera della Chiesa e dell'aristocrazia che dovrebbe essere morta molto più del regista Smamma (autore de La madre di Giuda ) e che continua a dare fastidio, a dettare regole assurde e a ricevere deferenza al posto di sonore risate in faccia.
Marco Bellocchio è molto bravo a stigmatizzare l'anelito gattopardesco delle grandi istituzioni italiane così come è franco nel fornirci l'arma per neutralizzarle. Tutti i piani della narrazione (che sono molti e che a un certo punto si rubano la scena l'un l'altro) si innestano in una sottotrama fiabesca definita e labile nello stesso tempo, rigida e duttile, con l'aspettativa della liberazione della principessa che si intreccia al romanzesco matrimonio che (non) s'ha da fare. Lo stesso personaggio principale, di cui ci viene detto assai poco e su cui viene lasciata pendere una denuncia di violenza carnale, agisce entro un'atmosfera onirica e surreale, dove la fascinazione per Bona è totale e la parallela sovrapposizione con la propria figlia fa nascere l'insopprimibile e urgente volontà di liberarla; egli è un principe con qualche macchia, ma senza paura che impegna tutto se stesso nella liberazione della principessa. E qui c'è la grandezza ulteriore del regista, Bellocchio non chiude con un'altra unione in cui la principessa deve sposare chi l'ha liberata. La liberazione è tutta femminile, non ci sarà nessun tipo di gratitudine consacrata dalle fiabe tradizionali, ma una molto più bella e intensa.
La regia di Bellocchio asseconda questa sottotrama fiabesca e tende a non sottolineare mai gli avvenimenti, semplicemente ce li fa intuire, mantenendoci attenti e a tratti interattivi. E' una regia matura che richiede che lo spettatore non sia passivo e senza vita cerebrale, assuefatto dai prodotti in serie, una regia che fornisce molti stimoli a successivi approfondimenti. A volte gli stimoli sono anche eccessivi e il film rischia di perderci, si ha infatti l'impressione che a volte gli argomenti trattati siano stati non solo abbozzati, ma non ben amalgamati con lo scorrere della narrazione che rischia di esserne intralciata. Il regista di matrimoni in ogni caso conferma il talento visivo e narrativo di Bellocchio che con L'ora di religione ha trovato una via espressiva che sta continuando a seguire con grandissimi risultati.
I lettori hanno scritto 2 commenti
- indirizzo IP 151.37.21.107
- data e ora Giovedì 04 Maggio 2006 [22:02]
- commento Film fantasioso, immaginifico, sarcastico, ellittico, enigmatico, farraginoso, stimolante, irrisolto. Troppe fughe e ritirate. Rimane un quadro agghiacciante dell'Italia e una fuga eroticoonirica.
- indirizzo IP 87.5.119.217
- data e ora Lunedì 29 Maggio 2006 [23:31]
- commento Sono l'unico che preferirebbe tagliarsi le vene sulla tazza del cesso piuttosto che vedere un altro film di Bellocchio come "l'ora di religione"? Pietà.
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