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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

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  • 3/5
  • valutazione
  • Intrigante ma superficile
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 3.7/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 5 lettori
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Info

Le particelle elementari

di Oskar Roehler

 
    Dati
  • Titolo originale: Elementarteilchen
  • Soggetto: Oskar Roehler, Michel Houellebecq
  • Sceneggiatura: Oskar Roehler
  • Genere: Drammatico - Psicologico
  • Durata: 108 min.
     
  • Nazionalità: Germania
  • Anno: 2006
  • Produzione: Eichinger, Berben, Coistantin Film, Moovie
  • Distribuzione: Lucky Red
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Le regole dell'attrazione

di Eduard Le Fou

Portare sul grande schermo uno dei romanzi più controversi e intensi degli ultimi anni è già un'impresa di per sé coraggiosa e meritevole di nota. Le particelle elementari, il libro del 1999 di Michel Houellebecq, è infatti un best-seller molto noto all'estero sui cui toni estremi e politicamente scorretti, oltrechè sulla bravura del suo autore, si è molto discusso e dibattutto in passato. . Di qui l'opportunità commerciale di farne un film,  opportunità che per noi italiani è meno evidente, visto che Houellebecq ha raggiunto una certa fama solo grazie al recente La possibilità di un'isola. Bella sfida quindi per il regista e sceneggiatore Oskar Roehler sapendo che alta sarebbe stata l'aspettativa per il film da parte del pubblico in generale e dei lettori in particolare, già abitualmente non inclini ad apprezzare le trasposizioni cinematografiche dei romanzi. Ma ancora più elevata appare la sfida perché difficilmente si sarebbe potuto trasporre in immagini il tema centrale del libro, cioè una cruda e spietata autopsia sul cadavere della società occidentale, sul declino dei suoi valori, accompagnata dal doloroso anelito della sua resurrezione tramite il superamento dei suoi mali: la solitudine, l'egoismo, l'indivisualismo, la violenza, la sopraffazione, l'impossibilità di amarsi. Merito del regista, e di Houellebecq che ha partecipato alla stesura dello script, se a tutto questo il film accenna soltanto, e preferisce focalizzarsi sulle tormentate storie di due fratellastri caratterialmente molto diversi tra loro, Michael e Bruno. Figli di diverso padre (di cui nel film non si sa quasi nulla, a dispetto del libro) entrambi abbandonati in tenera età dalla madre hippie e allevati dai nonni, sono come due gemelli eterozigoti sulla quarantina, accomunati dalla solitudine e dallo sfascio delle loro vite. Michel è un biologo molecolare privo di emozioni che non ha mai incontrato l'amore e che a un certo punto abbandona il suo impiego per tornare alla ricerca pura nel campo della clonazione. Si innamora della sua amica d'infazia e porta a conclusione una ricerca scientifica di immensa portata. Bruno è un insegnante di letteratura infelicemente sposato, ossessionato dal sesso, che finisce per essere ricoverato in clinica psichiatrica per i gravi squilibri dovuti ad un insaziabile bisogno d'amore. Incontrerà la donna della sua vita in un villaggio turistico per ambientalisti sessualmente disinvolti e con lei condividerà una malata ma appagante relazione d'amore catatterizzata dalla continua ricerca di nuovi partner nei locali per scambisti. Questi personaggi nel libro di Houellebecq sono lo spunto per una durissima analisi dai toni reazionari che guarda con nostalgia alla società dei nostri avi sulla società contemporanea dove i sentimenti e il sesso sono divenuti merce e quindi distribuiti tra gli individui secondo le sperequanti leggi del mercato. Una dinamica che crea una moltitudine di persone sole, che però, pateticamente, continua a cercare l'amore e il superamento della separazione tra gli esseri umani. Il film, come si diceva, ha il merito di evitare questo tranello, e cerca l'empatia del pubblico disegnando un ritratto, a volte frettoloso, a volte convincente, dei due fratellastri e delle loro amanti, senza giudizi morali. Quello che è un pregio in termini di narrazione è però anche un limite a livello visivo del film, che non solo poco o nulla aggiunge al libro, ma che evita di assorbirne l'attitudine ironicamente spietata e drammatica, distogliendo lo sguardo quando sarebbe il caso invece di restare a guardare cosa succede quando si preme a fondo il dito nelle piaghe dei personaggi. "Parlate della morte e dell'oblio. Della gelosia, dell'indiferenza, della frustrazione, della mancanza d'amore. Siate abietti, siate veri": questo afferma lo scrittore Houllebecq, ma Roehler preferisce osservare e mostrare la superficie delle ossessioni di Bruno e Michel, limitandosi alla compassione ed evitando, colpevolmente, allo spettatore di guardarsi davvero allo specchio.

 
 
 
 
 
 
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