Il voto del redattore
- voto
- 4/5
- valutazione
- La zampata del vecchio leone (Ousmane Sembene) non manca di lasciare il segno
Il voto dei lettori
- voto medio
- 4.1/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 14 lettori
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Moolaadé
di Ousmane Sembene
- Dati
- Titolo originale: Moolaadé
- Soggetto: Ousmane Sembene
- Sceneggiatura: Ousmane Sembene
- Genere: Drammatico - Sociale
- Durata: 117 min.
- Nazionalità: Senegal, Francia
- Anno: 2004
- Produzione: Ciné-Sud Promotion, Cinétéléfilms, Filmi Domireew, Les Films Terre Africaine
- Distribuzione: Lucky Red
- Data di uscita: 00 00 0000
Il grido delle donne africane
di Severino Faccin
Si alzerà dalle donne il grido di ribellione dell'Africa oppressa. E sarà una ribellione pacifica, senza strepito e violenze. Soprattutto senza violenze, in reazione a quelle che hanno subito e subiscono fin da prima ancora di Cristo e di Maometto, come sottolinea il regista Sembene, le donne del suo paese, il Senegal, ma anche le donne del Burkina Faso, dove si trova il villaggio di Djerisso in cui è ambientato Moolaadé, e dell'intera Africa. È una storia semplice e di grande efficacia quella raccontata dal film, che porta alla luce, rendendola palese, la realtà drammaticamente attuale del rito dell'escissione, letto come purificazione, tra le bambine in età pre-puberale presso le tribù dei paesi africani a maggioranza musulmana.
In un ambiente di stampo patriarcale, le donne non hanno alcun diritto di scegliere e di decidere per sé e per il proprio destino. E quando lo fanno, accade loro ciò che accade a Collé Ardo in Moolaadé: vengono prima additate e considerate alla stregua di mentecatte anche dalle loro stesse compagne, salvo poi venire riabilitate quando dimostrano di avere coraggio e di essere nel giusto. I fatti: Collé, seconda di tre mogli di un mercante assente dal villaggio per qualche giorno, accoglie in casa quattro bambine in fuga dalla salindé (l'escissione), offrendo loro asilo secondo l'antica usanza del Moolaadé, simboleggiato da una corda di fili intrecciati di diverso colore (giallo, rosso e nero) tesa davanti all'ingresso, a impedire idealmente il passaggio a qualsiasi estraneo alla famiglia tenti di entrare. Chiunque trasgredisca a questa usanza, si tirerà addosso disgrazie e malocchio.
Le bambine sembrano quindi al sicuro, ma non lo è Collé che dovrà subire le percosse del marito, istigato dal fratello perché le faccia abbandonare il disgraziato proposito di impedire il rito della purificazione. È però ormai troppo tardi. Il seme della rivolta, alimentato nelle donne dalla consapevolezza della propria forza d'animo e dell'inutilità di una tradizione barbarica e fuori dal tempo, complice la radio che tutte quante ascoltano e che le ha aiutate a uscire dal loro stato di arretratezza, sta per dare i suoi frutti. Nel finale, tutte assieme, inneggiando all'abbandono della barbara pratica, tolgono i coltelli alle salindini (le tagliatrici) e proclamano la fine della salindé.
E non basterà agli uomini riuniti in consesso ardere su un rogo tutte le radio di Djerisso per fermare il progresso, arrivato inesorabile con la televisione portata appresso dal figlio del capo-villaggio, di ritorno dalla Francia. Il ragazzo, con il suo atto di rivolta contro il padre che vuole impedirgli di sposare una ragazza impura perché non escissa, la figlia di Collé Ardo, Amsatou, sancisce esplicitamente che è tramontata un'epoca, che gli uomini dell'Africa nuova riconoscono alle donne il loro diritto a essere madri e mogli senza dover subire le ordalie di una tradizione arcaica. Anche se per arrivare a questo sono dovute morire, nel nome di Allah, tre bambine (una a seguito di emorragia da escissione, due altre per essersi gettate in un pozzo per sfuggire al "taglio") e un uomo, il coraggioso Mercenaire, venditore ambulante che si era alzato in difesa di Collé e per questo pagherà con la vita.
D'altronde, lo suggerisce Sembene stesso con il suo film: non esistono giuste cause senza martiri.
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