Il voto del redattore
- voto
- 3/5
- valutazione
- un buon film, da vedere per poi discuterne.
Il voto dei lettori
- voto medio
- 5/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 3 lettori
- di Carlo Verdone
- dal 02 03 2012
- genere Commedia
- tipo Comico
- Maria Cristina Caponi
- di Michel Gondry
- dal 23 05 2008
- genere Commedia
- tipo Comico
- Marina Zabatino
- di Carlo Verdone
- dal 07 03 2008
- genere Commedia
- tipo Comico
- Elena De Dominicis
- di Ferzan Ozpetek
- dal 16 03 2012
- genere Commedia
- tipo Comico
- Anna Romana Sebastiani
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
The Weather man - L'uomo delle previsioni
di Gore Verbinski
- Dati
- Titolo originale: The Weather man
- Soggetto: Steve Conrad
- Sceneggiatura: Steve Conrad
- Genere: Commedia - Comico
- Durata: 102 min.
- Nazionalità: U.S.A.
- Anno: 2005
- Produzione: Todd Black, Jason Blumenthal, Steve Tisch
- Distribuzione: Eagle Pictures
- Data di uscita: 00 00 0000
- Link
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Nella vita degli adulti la parola "facile" non esiste!
di Eleonora Fontana
"In questa vita di merda, qualcosa bisogna fiondare". La conclusione del film è affidata ad una battuta pronunciata da Michael Caine a pochi minuti dai titoli di coda. La storia: David Spritzel (Nicholas Cage), presentatore delle previsioni del tempo del canale 6 di Chicago, è apparentemente un uomo di successo: conosciuto, facoltoso e in procinto di accettare un nuovo incarico televisivo che lo renderà ancora più ricco e famoso. L'altra faccia della medaglia riguarda però un matrimonio fallito, un pessimo rapporto con i figli, un senso di inferiorità rispetto al padre (grande scrittore e giornalista) e una profonda solitudine.
Il tema potrebbe far pensare ad uno sviluppo e un intreccio banali che non raccontano niente di nuovo, è però la sceneggiatura ad essere originale, il ritmo, l'indagine psicologica dei personaggi, lo spazio e l'importanza che spesso riveste il silenzio in luogo dei dialoghi: tutto davvero molto poco americano. Nessun colpo di scena, nessuna banale riconciliazione tra padre e figlio o tra ex coniugi, tutto molto reale e tutto approfondito da un'indagine sociale azzeccatissima. David è chiunque: la figura del protagonista incarna tutti o gran parte di coloro che oggi hanno tra i quaranta e i cinquant'anni, che nel corso della vita hanno desiderato molte cose e oggi ne hanno solo alcune, molte o quasi nessuna. Come David stesso in un monologo interiore dichiara, prima di diventare quello che è, ha immaginato e desiderato essere molte persone, e quello che è oggi è solo il frutto di una serie di coincidenze ed eventi fortuiti: è diventato uno showman di successo quasi per caso, è separato e continua a chiedersi se è tutto attribuibile solo a se stesso, ha difficoltà a comunicare con i figli e, nonostante ce la metta tutta, con loro continua a sbagliare. David porta anche il peso di essere figlio di un grande giornalista, di un uomo impeccabile nel lavoro e in famiglia e al suo confronto si sente fallito, mentre nell'intimo vorrebbe somigliargli, o forse solo compiacere il padre ed è per questo che da anni sta tentando invano di scrivere un libro.
Il film di Gore Verbinski racconta pacatamente la presa di coscienza di un individuo. David sta diventando adulto soltanto adesso: dovrà accettare per sempre la fine del suo matrimonio, dovrà accettare di essere diverso da suo padre e dovrà prendere un'importante decisione lavorativa. E sarà proprio il padre, l'austero e impenetrabile Michael Caine, a sollevarlo dalla paura di non essere accettato, ad aiutarlo a decidere (e quindi a crescere) dicendogli che non si può avere tutto, che qualcosa bisogna lasciare, senza rimorsi. Simpatica la voce fuori campo del protagonista che, se inizialmente sembra condurci per mano in una qualsiasi commediola americana, con lo scorrere dei minuti si trasforma da banale voce narrante a veicolo di monologhi interiori, culminando poi nella rappresentazione di un'esilarante "stream of consciousness" joyciana durante una passeggiata di David. Un po' troppo presente la frase tormentone del film che tutti ripetono al protagonista ("nella vita degli adulti la parola facile non esiste"), quasi si presupponesse l'incapacità dello spettatore di trarre da solo le conclusioni (ma qualcosa di americano doveva pur esserci!). A volte si ha anche l'impressione che lo sceneggiatore svisceri fino a banalizzarli alcuni temi, mentre sorvoli del tutto su altri che avrebbero forse meritato maggiore attenzione.
The Weather Man porta a compimento la sua indagine solamente un istante prima dei titoli di coda e per questo rischia, a tratti, di annoiare. Eppure le ottime interpretazioni di Caine e di Cage (alle prese con un copione troppo facile che rischiava di essere interpretato con banalità), la buona fotografia, la curiosità che suscita un lungometraggio americano dai ritmi europei, ma soprattutto l'attesa per un lieto fine che non ci sarà, impediscono allo spettatore di annoiarsi, nonostante alcuni evidenti cali di ritmo.
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