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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 4.5/5
  • valutazione
  • Duro e complicato come certe realtà celate. Quasi perfetto.
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 3.6/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 9 lettori
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Info

Syriana

di Stephen Gaghan

 
    Dati
  • Titolo originale: Syriana
  • Soggetto: Robert Baer (libro)
  • Sceneggiatura: Steven Soderbergh
  • Genere: Drammatico - Politico
  • Durata: 126 min.
     
  • Nazionalità: U.S.A.
  • Anno: 2006
  • Produzione: Warner Bros., Section Eight Ltd., 4M, MID Foundation, Participant Productions
  • Distribuzione: Warner Bros. Italia
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Connexkillenall

di Fabrizio Ferrero

Si potrebbe quasi dire che Fahrenheit 9/11 sia riuscito a smuovere delle acque stantie e graveolenti attraverso filiazioni più o meno legittime e scavalcamenti di genere che, nel giro di circa un paio di anni, hanno generato onde concentriche di eco e catalizzazione di interesse; ci sono stati documentari puri come The Corporation, poi spostamenti netti di campo come nel caso di The Interpreter, pellicola che ha riportato in auge il thriller politico pollackiano e di sinistra che ha le sue radici negli anni '70 e ne I Tre Giorni del Condor. Syriana compie un passo deciso in avanti abbandonando ogni patinatura residua e mescolando i generi con risultati che lasciano stupefatti: è fiction, ma girata come un documentario e dà luogo al tentativo di riconoscimento di una trama (non di un plot) che affiora lasciando intravedere quello che con un tentativo maldestro si potrebbe definire un neo-neorealismo globalizzato. I poteri sono cambiati, così come le problematiche; dall'Italia rosselliniana o dalla Francia del cinéma-vérité della nouvelle vague le dinamiche si sviluppano entro uno scenario allargato a tutto il mondo, in cui le forze in gioco e gli interessi si sono enormemente accresciuti.
Syriana è un termine-campionario usato dagli analisti della CIA per fare di ogni erba un fascio che comprende gli infinitamente sfaccettati problemi mediorientali, e sempre la CIA è in qualche modo la fonte del soggetto, che prende origine dal libro See No Evil dell'ex agente Robert Baer, ed è stato poi sceneggiato dallo stesso Stephen Gaghan, una metà della coppia Soderbergh/Gaghan responsabile di Traffic, che ha non poco in comune con Syriana. Cinque storie scorrono sfiorandosi o intrecciandosi, a volte guardandosi da lontano, per poi riavvicinarsi, in una specie di Magnolia saltellante e convulsa: svariati lavoratori pakistani in un non precisato pese del Golfo Persico perdono il lavoro in seguito all'acquisto, da parte dei Cinesi, della compagnia petrolifera per la quale lavorano; in questo stesso paese è in atto una successione dinastica e due fratelli sono candidati al titolo di emiro: uno progressista, lungimirante, pragmatico e con molte idee per rilanciare l'economia dell'emirato, l'altro inetto e asservito al volere degli americani; un consulente esperto di energia subisce un lutto in modo insensato, assurdo e si butta nel lavoro affiancando il candidato emiro progressista ed elaborando piani strategici per l'economia e per il petrolio che rivoluzionerebbero l'intera area; un avvocato ha l'incarico di valutare la fattibilità legale e finanziaria della fusione fra due industrie petrolifere statunitensi che insieme diventerebbero la ventitreesima potenza economica mondiale; un agente della CIA si muove fra traffici d'armi a Teheran e doppiogiochisti degli Hezbollah a Beirut, ma finirà sotto inchiesta dell'FBI perché la sua intuizione si spinge oltre i limiti che gli sono stati concessi.
Un'isterica, ansiogena, camera costantemente a mano segue tutte queste vicende in modo quasi casuale, saltando dall'una all'altra con stacchi improvvisi e crudi, come se fosse il girato di un reportage non ancora montato, insinuandosi nei giochi dei poteri politici, industriali e finanziari che fanno capo agli Stati Uniti e al suo apparato lobbystico del petrolio. Una delle due compagnie si chiama Killen, parola la cui radice è kill, uccidi; kill - en è quasi kill 'em, uccidili. L'altra si chiama Connex: tutto è veramente collegato, come recita la tagline del film; tutto è invaso da radici tumorali che infiltrano i servizi segreti, quanto il Dipartimento di Giustizia, quanto l'economia; tutto è teso ad influenzare le vicende interne dei paesi del Golfo Persico attraverso una spietata forma di neocolonialismo. E' chiaro il riferimento, fra gli altri, anche all'Iraq, mentre la faccenda Iran è trattata in modo molto esplicito quando assistiamo a briefing CIA in cui si discute della possibilità di rovesciarne l'attuale regime oppure quando viene introdotto un fantomatico Comitato per la Liberazione dell'Iran.
Tese, tesissime le atmosfere attraverso le quali tutti i personaggi si muovono più o meno consapevoli di essere immersi nella corruzione fino al collo, più o meno consci di essere pedine in un enorme gioco.
Solo saltuariamente ci viene concessa una fugace distensione attraverso l'uso di paesaggi desertici, ma siamo ingannati dall'adozione di lunghi segmenti in cui la lingua è l'arabo o l'urdu e abbiamo l'illusione dell'acquietarsi delle cose perché dobbiamo passare in modalità "lettura dei sottotitoli" e passiamo ad un minore impegno emotivo e ad un maggiore impegno cognitivo. La musica minimale di Desplat ci dice che non dovremmo stare all'inganno. Infatti è proprio all'interno di una di queste sequenze che avviene, attraverso una dimensione ludica, attraverso due o tre tiri ad un pallone, l'arruolamento dei due ragazzi pakistani in un'organizzazione terroristica.
Syriana è un film a costruzione inversa: ci richiede un'attenzione massima, pena la perdita dell'orientamento: i personaggi sono veramente molti e i rivoli narrativi abbondanti e ritorti, con alcuni momenti assolutamente non funzionali alla narrazione, ma che contribuiscono all'atmosfera di insicurezza; sappiamo fin da subito dove e quando avverrà la congiunzione di alcuni dei filoni narrativi; è come se i personaggi stessero rotolando giù da un precipizio già dopo i titoli di testa: inesorabilmente alcuni di essi si incontreranno correndo verso la conclusione della pellicola e, ne siamo certi, data la forte caratterizzazione pessimistica dell'opera, non c'è uscita, non c'è speranza se non per i corrotti e i corruttori, non c'è riscatto per i più deboli nè per chi cerca di cambiare le regole ingiuste e arbitrarie del gioco.
C'è solo violenza o martirio.
Lo stile narrativo e recitativo è sempre asciutto, contenuto, non c'è una sola sbavatura, rasenta la perfezione. Clooney (ormai consacrato come attore/autore impegnato e politicizzato, dopo Good Night and Good Luck) con circa quindici chili in più ed una abbondante barba grigiastra getta via tutto il glamour, ma dà vita ad una figura tragica, quasi wellesiana, dimessa, triste, dall'abbigliamento trasandato, mai sopra le righe anche nel tono di voce; mentre Matt Damon sta diventando davvero bravo, nonostante la persistente faccetta da bravo ragazzo del Midwest che si ritrova.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 9 commenti

 
 
utente
Nicola
  • indirizzo IP 84.221.98.71
  • data e ora Lunedì 06 Marzo 2006 [0:37]
  • commento Concordo con la rece di Fabrizio: film secco, duro, cinico, senza consolazioni nè speranze, agita fantasmi, rivela intrecci e trame, e al tempo stesso lascia mille interrogativi insoluti. Ottimo
 
 
 
 
 
utente
Sara
  • indirizzo IP 151.38.135.241
  • data e ora Martedì 07 Marzo 2006 [10:01]
  • commento E' piu' bello di The Interpreter? Chiedo perche' e' citato nella rece e a me The Interpreter ha proprio fatto schifo in pieno :)
 
 
 
 
 
utente
Fabrizio
  • indirizzo IP 151.37.175.164
  • data e ora Martedì 07 Marzo 2006 [10:56]
  • commento Altroché, Sa. The Interpreter è ancora patinato e fictional. Syriana è un'altra cosa.
 
 
 
 
 
utente
Sara
  • indirizzo IP 151.38.135.241
  • data e ora Martedì 07 Marzo 2006 [13:03]
  • commento e sia, Fa. Andro' a vedere Syriana.
 
 
 
 
 
utente
alice
  • indirizzo IP 87.3.190.56
  • data e ora Martedì 07 Marzo 2006 [22:22]
  • commento Secondo me il personaggio di Matt damon è superfluo. Che aggiunge al film? E il ritorno a casa dalla moglie?
 
 
 
 
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