Il voto del redattore
- voto
- 3.5/5
- valutazione
- Bellissimo e imperfetto
Il voto dei lettori
- voto medio
- 3.5/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 8 lettori
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
The New World - il nuovo mondo
di Terrence Malick
- Dati
- Titolo originale: The New World
- Soggetto: Terrence Malick
- Sceneggiatura: Terrence Malick
- Genere: Azione - Storico
- Durata: 151 min.
- Nazionalità: U.S.A.
- Anno: 2006
- Produzione: New Line Cinema, Sunflower Productions LLC, Sarah Green Film Corp., First Foot Films, The Virginia Company LLC
- Distribuzione: Eagle Pictures
- Data di uscita: 00 00 0000
- Link
- Tutti gli articoli di Eduard Le Fou
- Tutti i film di Terrence Malick
- Sito ufficiale in inglese
- Sito ufficiale in italiano
La Natura e la Storia
di Eduard Le Fou
Davvero ardua l'impresa di valutare la qualità e la riuscita dell'ultimo film di uno dei poeti in immagini più sublimi e meno prolifici, quindi più impalpabile e meno catalogabile, del cinema contemporaneo. Perché Terrence Malick pone al centro della sua poetica l'espressione dell'inesprimibile, la ricerca, scevra da moralismi, della natura umana più autentica e recondita (e quindi della Natura stessa), e del suo manifestarsi in relazione alla civiltà e al progresso. Sin dalle prime sequenze The new world appare, sotto il piano formale e tematico, la prosecuzione dello splendido La sottile linea rossa, la penultima opera del regista texano; questo aspetto risulterà al tempo stesso un pregio e il limite del film. Là dove era l'isola di Guadalcanal a fare da grembo fecondo alle riflessioni filosofiche e spirituali dei militari statunitensi durante la celebre battaglie che vi si svolse nel '42, stavolta sono le rive del fiume James in Virginia ad accogliere i 103 uomini che fondarono il primo villaggio di colonizzatori da cui nacque poi Jamestown. Un'altra vicenda realmente accaduta quindi, stavolta addirittura riguardante la nascita di una nazione e la fine di una civiltà. I coloni, principalmente aristocratici decaduti, si rivelano presto inadatti a lottare per la sopravvivenza, tranne pochi militari tra i quali John Smith, che al momento dello sbarco troviamo in catene per insubordinazione, ma che poi viene ritenuto l'unico adatto a guidare il drappello di uomini incaricato di risalire il fiume in cerca di rifornimenti e per prendere contatti con la popolazione indigena dei Powhatan.
Sentitisi minacciati, gli indigeni uccidono tutti i militari tranne Smith, salvato dalla giovane Pocahontas, figlia prediletta del capotribù. Nei mesi in cui Smith resta tra i Powhatan, grazie anche all'amore (ricambiato) per la dolce Pocahontas, vive secondo i loro usi e costumi, a stretto contatto con lo spirito della natura, e si sentirà finalmente libero e giunto in un nuovo mondo, alla ricerca del quale era partito dalla remota e ostile Inghilterra. Quando Smith decide di rientrare tra la sua gente, la trova in barbarie, in stato di anarchia, indebolita e abbrutita dall'inedia. L'unica speranza di sopravvivenza è la nuova missione che il capo della loro spedizione, ripartito nel frattempo per il Vecchio Mondo, avrebbe guidato di lì a qualche mese per ampliare la colonia. Gli inglesi sono però un facile bersaglio per gli indigeni che decidono di attaccare prevedendo l'arrivo di nuovi "barbari". Pocahontas però tradisce la sua gente, avvisando Smith dell'imminente battaglia e concedendo così agli inglesi la possibilità di prepararsi e resistere. La giovane indiana viene per questo bandita dalla sua gente e finirà, nel giro di qualche mese e sempre per amore di Smith, ad integrarsi tra gli inglesi che intanto hanno ampliato il villaggio, grazie all'arrivo di nuovi coloni e dei loro aiuti, a lungo attesi. Smith, però, verrà incaricato di redigere una mappa delle coste del Nuovo Mondo e abbandonerà Pocahontas, che col tempo verrà corteggiata e sposata da un altro colono.
I due mettono si sposano e diventano celebri in tutta Europa quale simbolo dell'integrazione dei due Mondi, tanto che la coppia viene invitata in udienza dal re e dalla regina d'Inghiterra. Sarà questa l'occasione per Pocahontas, e qualche altro rappresentante di indigeni ormai resi inoffensivi e in schiavitù, per conoscere a loro volta un nuovo mondo e rincontrare John Smith. Una trama insomma che rivelerebbe un film molto dinamico, in cui gli eventi si susseguono vorticosamente e i personaggi raccontati si trasformano e diventano qualcosa di molto diverso. E in effetti così sarebbe, se solo il narratore si ponesse dentro la storia descritta. Malick però con l'immagine cerca di fare filosofia e il suo punto di "vista" è allo stesso tempo interno ai personaggi - la cui voce off esprime di continuo i loro pensieri e le emozioni - ed esterno, quello della Natura, ritratto nell'irresistibile fascino del paesaggio incontaminato del fiume Chickahomini. Una sorta di paradiso terrestre che seduce per la sua purezza, che ricorda e promette all'uomo una felicità ancestrale insita nel suo animo, ma persa nelle infinite deviazioni della Storia e della civilizzazione.
Il vero nuovo mondo non esiste, o meglio è sempre esistito e quindi non poteva essere scoperto, se non dentro di noi. Emblematico il contrasto tra la natura selvaggia della prima parte del film e i giardini razionalmente curati e organizzati nella corte dei reali inglesi nelle sequenze finali, dove gli indiani si aggirano stupiti, ma senza comprenderne il senso, troppo complicato e storicizzato. La ricerca di questa purezza e di questa semplicità si riflette anche nell'immagine cinematografica di Malick, che in questo film più che mai sembra essere il vero scopo del regista. Alcune sequenze sono effettivamente di straordinaria bellezza per chi sa coglierle nella loro immediatezza: le danze di Pocahontas, il corteggiamento innocente nei campi di John Smith, l'accampamento di indiani nel bosco, i combattimenti nell'acqua del fiume, per fare solo qualche esempio. A lungo andare si avverte però un senso di immobilità e di ridondanza che, ad esempio, non si percepiva ne La sottile linea rossa. The new world sembra essere quasi una seconda scelta, un film girato contemporaneamente a quello del 2000 che però non ha raggiunto lo stesso mirabile equilibrio espressivo. E che lascia la sensazione di aver assistito ad immagini di incanto enormemente superiore alla media, ad un cinema di una categoria che va al di là del cinema stesso, ma che preso nel suo complesso lascia un senso di incompiutezza.
I lettori hanno scritto 5 commenti
- indirizzo IP 151.38.135.241
- data e ora Giovedì 16 Febbraio 2006 [15:39]
- commento Ed, da vedere ASSOLUTAMENTE al cinema?
- indirizzo IP 85.18.14.19
- data e ora Giovedì 16 Febbraio 2006 [18:23]
- commento certo, le immagini sono straordinarie, pittura in movimento
- indirizzo IP 82.107.10.120
- data e ora Lunedì 20 Marzo 2006 [18:27]
- commento Che emozione... ora come ora Malick è il più grande.... Quattro film, quattro pietre miliari nella storia del cinema!
- indirizzo IP 87.10.192.115
- data e ora Martedì 21 Novembre 2006 [21:36]
- commento L'aurora, il fuoco, la neve, la terra madre, il volto della natura in sovrimpressione con la luce, Malick compone l'elegia senza tempo del nuovo mondo. Una sinfonia per immagini.
- indirizzo IP 151.47.214.111
- data e ora Martedì 26 Dicembre 2006 [14:43]
- commento Questo è cinema
Cosa aspetti a diventare un utente registrato?
Queste funzioni sono abilitate soltanto per gli utenti registrati. Si possono votare i film ed esprimere opinioni su registi, attori o su qualunque altro aspetto riguardante le pellicole, si può commentare quanto scritto nelle recensioni e negli articoli e concordare o dissentire. Gli utenti registrati hanno inoltre accesso a molte altre funzioni personalizzate sul sito. Basta un minuto, registrati e fai sentire la tua voce.