Il voto del redattore
- voto
- 4/5
- valutazione
- Un'altra denuncia dei fratelli Dardenne, dura e spietata.
Il voto dei lettori
- voto medio
- 3.2/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 4 lettori
- di Renate Costa
- dal 04 03 2011
- genere Drammatico
- tipo Documentario
- Sara Troilo
- di Sabina Guzzanti
- dal 07 05 2010
- genere Drammatico
- tipo Documentario
- Sara Troilo
- di Alex Gibney
- dal 22 05 2009
- genere Drammatico
- tipo Documentario
- Roberta Folatti
- di Michael Winterbottom, Mat Whitecross
- dal 15 09 2006
- genere Drammatico
- tipo Documentario
- Stefano Tirelli
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
L'Enfant - Una storia d'amore
di Luc e Jean-Pierre Dardenne
- Dati
- Titolo originale: L'Enfant
- Soggetto: Luc e Jean-Pierre Dardenne
- Sceneggiatura: Luc e Jean-Pierre Dardenne
- Genere: Drammatico - Documentario
- Durata: 95 min.
- Nazionalità: Francia, Belgio
- Anno: 2005
- Produzione: Arte France Cinéma, Les Film du Fleuve, RTBF, Archipel 33
- Distribuzione: B.I.M.
- Data di uscita: 00 00 0000
- Link
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Bambini di strada
di Alice Trippolini
L'ultimo film di Luc e Jean-Pierre Dardenne è un altro pugno nello stomaco. Un film duro, freddo, eppure molto emozionante, tagliente e spiazzante. Non è una novità. I fratelli Dardenne hanno da sempre uno stile personale ben definito, che non si confonde e che li rende dei maestri, teorici del realismo estremo. Eppure, anche se le storie che raccontano sono di un realismo che sfiora l'assurdità, il loro è uno stile perfettamente definito e la macchina da presa è saldamente ancorata alla mano del regista. Un mano sicura, che in questo caso sceglie, sempre, cosa nascondere e cosa privilegiare sulla scena. L'Enfant, vincitore assolutamente meritevole della Palma d'oro alla scorsa edizione del festival di Cannes, è un omaggio ai ragazzi dimenticati, dalla Francia contemporanea e non solo da lei.
Bruno (l'esordiente Jérémie Renier) è un ragazzino di 20 anni che vive di piccoli furti e del sussidio della ragazza diciottenne Sonia (Déborah Francois) dalla quale ha appena avuto un bambino. Il piccolo Jimmy, "l'enfant" della storia, è portato in braccio da Sonia, che lo stringe a sé come farebbe con una bambola o un trofeo. Basta un attimo in cui Sonia affida Jimmy a Bruno e questi lo vende, come se fosse un oggetto, una delle tante merci di scambio di cui è costellata la sua piccola vita. Bruno non sa cosa sia un rapporto e non sembra pentito, semplicemente non dà valore alla vita umana. Sonia invece reagisce come una furia, denunciandolo e chiedendo indietro il bambino. Non appena Bruno ritrova Jimmy, Sonia si riappropria della creatura allontanando Bruno, incredulo e solo. Dopo una rapina andata male, Bruno confessa per proteggere un piccolo complice e finisce in carcere.
La storia è semplice e allo stesso tempo assurda: due ragazzi disadattati vendono un bambino, come se fosse un giocattolo. In questo senso, un chiaro richiamo al precedente Rosetta. Ne l'Enfant c'è però una regia calcolata, che ricorda quella di Haneke. Per tutta la durata del film si ha l'impressione che il bambino sia un oggetto e un mezzo, piuttosto che una figura umana. Gli stessi registi insistono su questo suo aspetto indefinito e nascosto: non ne mostrano il volto, anzi lo nascondono nella carrozzina o contro il petto di Sonia, come se non fosse importante in quanto "umano". In questo film il bambino è un simbolo, che fa scontrare i personaggi e li costringe a misurarsi con valori che non riconoscono o su cui si trovano in conflitto. Sonia ha l'istinto materno, Bruno non sa neppure cosa sia un figlio, tanto da dire, "ne facciamo un altro". Il centro della scena è la presenza/assenza del bambino: sia quando Sonia lo stringe, sia quando Bruno se ne dimentica è sempre ingombrante e lo è ancora di più se sparisce dall'inquadratura. Durante la scena dello scambio, il bambino è assente dallo schermo, la macchina da presa rimane su Bruno immobile che aspetta.
Lo spettatore viene privato dell'immagine di Jimmy ed è costretto a osservare Bruno perché è con lui che i registi si identificano. Bruno è il vero protagonista e la macchina da presa è concentrata sulle sue spalle, mentre vaga instancabile per la città. Nonostante questa concentrazione ossessiva per il personaggio, a differenza di altri autori, i fratelli Dardenne non "amano" i propri protagonisti. L'identificazione non è mai completa, c'è sempre un sottile distacco dello sguardo osservante, che fa rimanere l'immagine lucidamente imparziale. Bruno viene mostrato per quello che è, senza indugi sulle lacrime o sulle sue azioni più infami. Bruno è egli stesso un inconsapevole "enfant" in un mondo più grande di lui. L'Enfant è un gran film, esempio di regia molto presente e allo stesso tempo oggettiva. Certo, Luc e Jean-Pierre Dardenne hanno un'idea di cinema e temi piuttosto ripetitivi e i loro film tendono ad assomigliarsi troppo. Nonostante questo, possiedono il pregio raro di denunciare paradossi che fanno parte della realtà di tutti i giorni, mostrandoceli con la più pulita e crudele lucidità. Per riflettere o semplicemente per prendere un pugno nello stomaco.
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