Il voto del redattore
- voto
- 3/5
- valutazione
- Ottimo film se paragonato al precedente, aspettiamo ancora un'opera che si regga solo sulle sue gambe
Il voto dei lettori
- voto medio
- 4.2/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 14 lettori
- di Nicolo Donato
- dal 02 07 2010
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Papupop
- di Francis Ford Coppola
- dal 20 11 2009
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Antinoo
- di Marc Forster
- dal 28 03 2008
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Elena De Dominicis
- di Michael Haneke
- dal 30 10 2009
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Severino Faccin
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Dear Wendy
di Thomas Vinterberg
- Dati
- Titolo originale: Dear Wendy
- Soggetto: Lars von Trier
- Sceneggiatura: Lars von Trier
- Genere: Drammatico - Psicologico
- Durata: 101
- Nazionalità: Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna
- Anno: 2005
- Produzione: Lucky Punch, Nimbus Film Aps, Zentropa Entertainments
- Distribuzione: Eagle Pictures
- Data di uscita: 00 00 0000
- Link
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- Scheda imdb
- Sito Ufficiale (Danese)
Dear Lars...
di Stefano Tirelli
Thomas Vinterberg è stato uno dei quattro firmatari del fin troppo citato Dogma '95. Passato lo stimolo della provocazione danese, non è riuscito a fare altro che uscirsene con l'inguardabile Le Forze del Destino. Difficile pensare che sia possibile risollevarsi dopo una tale disfatta, molto più facile invece che Festen brillasse solo di luce riflessa. Eppure questo Dear Wendy non è così male come potrebbe essere, anzi, se lo paragoniamo alla sua precedente opera potremmo quasi definirlo capolavoro. La trama rimane sui generis: in una minuscola cittadina che non vive di altro che dei proventi di una piccola miniera, un gruppo di ragazzini emarginati dalle proprie debolezze emotive o fisiche si riunisce in una strana passione che trae la forza per affrontare la vita quotidiana dall'uso delle armi da fuoco. La caratteristica fondamentale della loro filosofia è che le armi non dovranno mai essere utilizzate in modo offensivo, è possibile portarle con sé, ma solo senza mostrarle o usarle in modo intimidatorio. Lo sviluppo della trama a partire da questi presupposti appare abbastanza incerto, per fortuna il clima vira presto sul grottesco, quando i ragazzini trasformano la loro passione in una sorta di religione feticista. Lo spettro di Le Forze del Destino si fa notare in più di un momento, d'altronde una sceneggiatura così ardita si presta facilmente a forzature e cadute di stile che, benché presenti, rimangono a livelli più che tollerabili.
Viene da chiedersi allora quanto la mano di Lars von Trier influisca sull'opera di Vinterberg e se questo sia in grado di fare un film (decente) completamente da solo. Questa sceneggiatura donata sembra un po' un salvagente lanciato dal padre del cinema danese a uno dei suoi più affini sostenitori. Certo, il ragazzo ha talento e riesce a gestire molto bene un soggetto che poteva degenerare in cloaca molto facilmente. Il film è davvero ben diretto, con un'ottima regia e fotografia e una recitazione impeccabile da parte di tutti gli attori tra i quali spicca un Bill Pullmann molto convincente nella parte di uno sceriffo piuttosto inquietante. Tra gli altri particolari degni di note, alcune idee di montaggio in stile CSI, che non colpiscono per raffinatezza ma servono bene allo scopo di movimentare la narrazione appesantita da una troppo didascalica voce narrante che accompagna lo spettatore dall'inizio all'epilogo.
Thomas Vinterberg sembra aver dimenticato le sue origini in questo film come nel precedente, tanto che è davvero difficile trovare punti in comune tra questi ultimi e Festen. Che sia un bene o un male, potrà dirlo solo la sua futura produzione, specialmente se riuscirà a svincolarsi completamente dal carismatico supporto di Lars von Trier.
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