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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 3.5/5
  • valutazione
  • Un buon esordio alla regia di un drammaturgo giovane e già affermato
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 3.1/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 19 lettori
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Info

Texas

di Fausto Paravidino

 
    Dati
  • Titolo originale: Texas
  • Soggetto: Fausto Paravidino
  • Sceneggiatura: Fausto Paravidino, Iris Fusetti, Carlo Orlando
  • Genere: Drammatico - Sociale
  • Durata: 100 min.
     
  • Nazionalità: Italia
  • Anno: 2005
  • Produzione: Fandango, Medusa, Sky
  • Distribuzione: Fandango
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Se questo è il Texas che ci aspetta dietro ogni città...

di Alice Trippolini

Ebbene, anche nella nostra Italia provinciale e meschina, c'è un nascosto, disilluso e maledetto Texas. L'esordio alla regia di Fausto Paravidino, una delle attese promettenti alla 62. Mostra del Cinema di Venezia è Texas, un affresco spietato, ma non abbastanza, della provincia italiana dimenticata. Una provincia che, come il regista non si è stancato di specificare, non è più rurale e non è ancora riuscita a diventare una città. Una terra di confine, con le contraddizioni derivanti dalla memoria di un passato recente e il miraggio di un futuro nebuloso. Texas è un film corale in cui si intrecciano le storie di più protagonisti e delle loro famiglie, presentate all'inizio da una voce narrante, quella di Enrico.
Enrico (Fausto Paravidino) introduce i personaggi del suo gruppo di ventenni: Cinzia (Ines Fusetti), figlia di contadini, cassiera ingenua e fidanzata con Gianluca (Riccardo Scamarcio), il bello del paese; Davide (Carlo Orlando), figlio degli ex proprietari del supermercato del paese, molto amico di Enrico; Elisa (Alessia Bellotto), la ragazza ricca e viziata e poi Moby (Roberta Andreoni), Picchiami (Simone Gandolfi), Tranquillo (Pierluigi Pasino) e Coma (Katy Markannen).
Il gruppo, ogni sabato, si riunisce a casa di Elisa e ognuno passa la serata cercando di ubriacarsi il più possibile e fare qualcosa di diverso. Da anni tutto rimane uguale e nessuno esce dal proprio cliché. L'inizio ci mostra la tragedia in cui culmina la cena di Natale, il momento in cui tutti i segreti nascosti fino a quel momento escono allo scoperto e prendono il sopravvento, scatenando una violenza collettiva. Poi il film ritorna bruscamente al passato, ai tre mesi precedenti e cioe' a quando tutto è iniziato.
Gianluca è appena riuscito a integrare la piccola Cinzia nel gruppo storico di amici, quando, per caso, conosce la maestra del paese, Maria (Valeria Golino). Sposata da poco con Alessandro (Valerio Binasco), Maria è una quarantenne volubile a cui la provincia va stretta. Gianluca e Maria intrecciano una relazione, in poco tempo di dominio pubblico, che porta alla depressione Alessandro, il marito di Maria. Accanto ai personaggi, lo sfondo del paese, dove i genitori si sentono coinvolti nelle vicende dei figli e intrecciano una popria battaglia personale.
Il padre di Gianluca insulta Maria, colpevole di aver traviato suo figlio, scatenando una rissa con il suocero, il padre di Alessandro, che la difende. Queste sono le premesse con cui i personaggi si avviano al Natale.
La sera della tragedia Cinzia scopre per caso il tradimento e scappa, Alessandro vuole uccidere il padre di Gianluca, mentre quest'ultimo accusa Enrico di aver detto tutto a Cinzia. La serata non finirà come ci si aspettava e i personaggi restano nella loro desolazione, senza la possibilità di fare nulla per cambiare le cose. Texas è un buon esordio, soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi. Basta poco per percepire l'ingenuità di Cinzia, la spavalderia di Gianluca, la solitudine di Elisa e l'insicurezza estrema di Davide. L'autore non è tenero con i personaggi, ne sottolinea i limiti, le piccolezze e l'incapacità di andarsene dalla provincia, nonostante le lamentele. Paravidino è soprattutto abile nel cogliere le contraddizioni della provincia italiana.
Davanti i giovani, ricchi di aspettative e presuntuosamente convinti che sarà tutto facile, senza il coraggio di crescere o lasciare il tanto odiato nido. Dietro i vecchi, faticosamente usciti dalla guerra e sostenitori di valori sconosciuti alle nuove generazioni, come la dignità familiare e il rispetto dei ruoli, tristemente rassegnati allo sfacelo della società. In mezzo i quarantenni confusi, i più fragili e abbandonati a se stessi che, nel film, non hanno il coraggio di scegliere o lottare (Alessandro non porta a termine il suo piano, né lui né Maria hanno il coraggio di porre fine al matrimonio). Si sente nella sceneggiatura la grande facilità descrittiva, mentre manca la fluidità di narrazione: troppi flashback che confondono lo spettatore e tolgono tensione al racconto, specialmente alla fine. Paravidino, autore di commedie teatrali premiate come 2 Fratelli e la Malattia della famiglia M, ha qualche difficoltà con il racconto cinematografico, ma è un buon narratore, lucido e attento. L'Italia è veramente così abbandonata a se stessa come il Texas che ci aspetta dietro ogni piccolo capoluogo di provincia. Inoltre, gli attori: Paravidino e la sceneggiatrice e interprete Ines Fusetti sono una rivelazione, mentre la Golino e Scamarcio confermano il talento. C'è però un piccolo problema. La tragedia non si compie. Qui si potrebbe rimproverare alla sottoscritta di avere uno spiccato gusto per il dolore, o di nascondere una rabbia troppo repressa.
Potrebbe anche essere, ma il punto è un altro: l'inizio del film promette un dramma che poi l'autore non ha il coraggio di compiere. La fine di Cinzia che scappa a farsi consolare dalla madre, è troppo facile. Per non parlare di Alessandro e Maria che non reagiscono in modo credibile di fronte alla deriva della loro immagine. Il marito, tradito e difeso tragicamente dal vecchio padre partigiano, sembra doversi sfogare, liberandosi di sé o del nemico simbolico. Invece tutto finisce nella nebbia e nella neve mattutina. Lo stupro, il tentato omicidio, la rissa, il tradimento: tutto dimenticato. In realtà la vigliacca provincia texana che descrive Paravidino scoppia eccome (lo vediamo ogni giorno) nella violenza più inspiegabile e ridicola. La consolazione non c'è, è vero, ma il vuoto finale è troppo surreale. Forse una carneficina sarebbe stato troppo, chissà.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 1 commento

 
 
utente
ILA
  • indirizzo IP 88.52.235.186
  • data e ora Giovedì 22 Marzo 2007 [10:26]
  • commento Rappresentazione perfetta della provincia piemontese.Toccante.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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