Il voto del redattore
- voto
- 2/5
- valutazione
- Ci si poteva aspettare qualcosa di meglio da un film che doveva parlare di morte (spirituale), dolore e resurrezione
Il voto dei lettori
- voto medio
- 1.6/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 4 lettori
- di Nicolo Donato
- dal 02 07 2010
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Papupop
- di Francis Ford Coppola
- dal 20 11 2009
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Antinoo
- di Marc Forster
- dal 28 03 2008
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Elena De Dominicis
- di Michael Haneke
- dal 30 10 2009
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Severino Faccin
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
I giorni dell'abbandono
di Roberto Faenza
- Dati
- Titolo originale: I giorni dell'abbandono
- Soggetto: Elena Ferrante
- Sceneggiatura: Roberto Faenza, Gianni Arduini, Cristina Del Bello, Diego De Silva, Dino Gentili, Filippo Gentili, Lella Ravasi, Anna Redi
- Genere: Drammatico - Psicologico
- Durata: 96 min.
- Nazionalità: Italia
- Anno: 2005
- Produzione: Jean Vigo Italia, Medusa Film
- Distribuzione: Medusa
- Data di uscita: 00 00 0000
- Link
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- Il romanzo
Giorni tristi per il cinema italiano
di Emanuel Perico
"La bontà è disarmante".
In questa frase, che compare in una scena scritta su un muro alle spalle della protagonista, possiamo cercare la chiave di lettura del film di Faenza, di derivazione letteraria (l'omonimo romanzo della scrittrice fantasma Elena Ferrante), che all'ultimo festival di Venezia ha mietuto più fischi che applausi.
Disarmante perché questo è un film buono... ma non un "buon film", ahimé. Dico questo perché le premesse (e le promesse) lasciavano presagire una certa angoscia di fondo che solo chi ha letto il libro o per lo meno ha vissuto in qualche modo le vicende trattate, può capire e ovviamente si aspetta di trovare anche nella pellicola.
Olga è una giovane donna che all'improvviso si ritrova abbandonata dal coniuge. Intimorito dall'incalzare degli anni e dai giorni fotocopia quest'ultimo opta infatti per un'altra compagna, più giovane e fresca.
Ben presto il crollo psicologico si tramuta in decadenza fisica e solo l'incontro con un eclettico musicista la farà rinsavire.
Ma dove sono tutta la cattiveria e l'odio, la paura di avere fallito come persona, di non essere stata in grado di dare l'amore necessario? Non c'è niente di tutto questo e così l'atmosfera rimane in bilico tra il dramma familiare e la commedia grottesca con sfumature thriller.
Forse è proprio l'assenza di un registro specifico che alla fine lascia un senso di inadeguatezza generale.
Rimane soltanto l'involucro di una sostanza che stenta ad uscire, a cominciare dai dialoghi banali e scontati ("devo riflettere, devo stare un po' da solo" dice Luca Zingaretti prendendo congedo dalla moglie e lo dicevano pure Elio e le Storie Tese in una nota canzone sui rapporti uomo-donna).
Certe situazioni, poi, rasentano la macchietta: la Buy che, straziata dal dolore, si attacca alla bottiglia di whisky, seguita da un goffo tentativo di amplesso per ripicca con il vicino di casa (un Goran Bregovic che preferiamo ricordare compositore piuttosto che attore: il suo è un personaggio fondamentale ma ha lo stesso peso di una comparsa).
Per non parlare dello pseudo inseguimento in auto che tutto trasmette tranne che tensione.
La scena dell'aggressione sui binari, che avrebbe dovuto incarnare tutto il risentimento e la rabbia di una donna ferita, si perde per strada sfumando in una risata isterica della protagonista.
Non si può caricare la responsabilità della riuscita di un film sulle sole performance di singoli attori che svolgono alla perfezione il loro compito ma che non vengono di certo valorizzati da una trama piuttosto blanda. La Buy resta comunque una delle attrici più dotate di casa nostra, ma un paio di guizzi istrionici non le consentono di mantenere costante il livello della tensione, tenuto conto che tutta la pellicola di Faenza dovrebbe ruotare attorno alla sua figura.
Vi sono poi una serie di personaggi di contorno il cui ruolo non è ben delineato: l'amica confidente di Olga, una barbona (inesistente nel libro) che entra ed esce di scena senza un motivo ben preciso, la madre-astrologa che appare solo dal display di un videotelefono.
Bella la metafora del metronomo insieme ai concetti di "tempo e controtempo", ma qui vengono soltanto abbozzati, quando andrebbero valorizzati quantomeno per dare spunti interessanti all'analisi del film.
A noi resta l'amara sensazione di una donna che dopo tutta questa sofferenza sembra accontentarsi della mediocrità di un rapporto "cordiale".
I lettori hanno scritto 7 commenti
- indirizzo IP 151.38.135.241
- data e ora Giovedì 01 Dicembre 2005 [9:38]
- commento Bentornata, Sashi!
- indirizzo IP 81.208.36.88
- data e ora Sabato 03 Dicembre 2005 [16:23]
- commento grazie Sara, ogni tanto sparisco, ma poi torno :-)
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