Nel Giappone della ricostruzione postbellica due ragazzini tentano di salvare un vecchio quartiere.
Il voto del redattore
- voto
- 3.5/5
- valutazione
- Goro Miyazaki tenta di sfatare il mito del figlio incapace di Hayao.
Il voto dei lettori
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- di Mike Johnson,Tim Burton
- dal 28 10 2005
- genere Fantastico
- tipo Animazione
- Sara Troilo
- di Hayao Miyazaki
- dal 09 09 2005
- genere Fantastico
- tipo Animazione
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- genere Fantastico
- tipo Animazione
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- genere Fantastico
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- genere Fantastico
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- Luigi Faragalli
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
La collina dei papaveri
di Goro Miyazaki
- Dati
- Titolo originale: Kokuriko-zaka kara
- Soggetto: Tratto dall'omonimo manga di Tetsuro Salama e Chiziru Takahashi
- Sceneggiatura: Hayao Miyazaki, Keiko Niwa
- Genere: Fantastico - Animazione
- Durata: 91
- Nazionalità: Giappone
- Anno: 2012
- Produzione: Studio Ghibli, Dentsu, Mitsubishi
- Distribuzione: Lucky Red
- Data di uscita: 06 11 2012
- Link
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Lo studio Ghibli abbandona la magia.
di Ernesto Fanfani
Stavolta niente principesse accompagnate da lupi, niente castelli erranti, niente Yubaba, niente città incantate. Niente di niente. In realtà questa triste verità era risultata evidente già dal trailer apparso poco tempo fa online ma superare lo sconforto iniziale non è stato facile. Fortunatamente il dispiacere di non poter tornare in quel meraviglioso mondo si fa un po’ da parte nel corso del film e lascia il posto alla curiosità.
La collina dei papaveri, tratto da una serie manga apparsa
negli anni ’80 nel mensile per ragazze “Nakayoshi”, è il secondo lungometraggio
diretto da Goro Miyazaki, figlio di Hayao Miyazaki, regista dei grandi successi
dello studio Ghibli, e rappresenta un miglioramento decisivo rispetto al suo primo
tentativo, ovvero I Racconti di Terramare, che mancava di inventiva a livello
di storyline e non arrivava mai a giustificare le pretese di una struttura
grandiosa ma per lo più priva di significato.
Ridimensionando la narrazione e purtroppo, o per fortuna, eliminando l’elemento magico, Goro Miyazaki ottiene un prodotto più interessante, più curioso.
A livello tecnico la cura del colore e la fluidità dell’animazione sono piacevoli segnali del rispetto della tradizione (sebbene non stupefacenti come in Ponyo o in Laputa) e sicuramente i metodi di descrizione ed introspezione dei personaggi fanno sì che sia facile entrare in connessione con loro, come se avessimo già sentito parlare di loro tra le note dalle stupende musiche di Satoshi Takebe, già autore delle musiche dell’anime “Saiyuki”.
Immersi negli anni ’60 in una società in pieno sviluppo
industriale, Umi, una giovane studentessa delle superiori, e Shun, un suo
compagno di scuola, attraversano i cambiamenti e gli ostacoli che si presentano
al sopraggiungere di una nuova Era in continuo contrasto con il passato.
Umi vive in una casa in cima ad una collina che dà sul mare e ogni mattina, in ricordo del padre marinaio scomparso anni prima in mare, innalza due bandiere per augurare buon viaggio alle navi che lasciano il porto.
La relazione tra i due giovani protagonisti, intenti nella
ricerca delle loro origini, si intensifica anche nel tentativo di salvare il
Quartier Latin, la sede storica dei club della scuola ormai in disuso e
prossimo alla demolizione. Nel corso di questa loro battaglia si renderà
evidente la frizione tra il presente e il passato, tra le nuove e le vecchie
generazioni che non sempre e non per forza dovrà risolversi nell’incomprensione
e se in questo il film rappresenta in qualche modo una metafora della
produzione dello studio allora nel prossimo lungometraggio di Goro come minimo
mi aspetto rane parlanti e affascinanti maghi alati.
Teniamo le dita
incrociate.
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