Il voto del redattore
- voto
- 3/5
- valutazione
- Gradevole pellicola girata sotto forma di documentario che riprende tre supereroi adolescenti e il loro lato oscuro.
Il voto dei lettori
- voto medio
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- di George Lucas
- dal 20 05 2005
- genere Azione
- tipo Sci-fi
- Sara Troilo
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Chronicle
di Josh Trank
- Dati
- Titolo originale: Chronicle
- Soggetto: Josh Trank, Max Landis
- Sceneggiatura: Max Landis
- Genere: Azione - Sci-fi
- Durata: 84 min.
- Nazionalità: U.S.A., Regno Unito
- Anno: 2012
- Produzione: Adam Schroeder Productions, Davis Entertainment
- Distribuzione: Twentieth Century Fox
- Data di uscita: 09 05 2012
- Link
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La forza è controllo
di Chiara Orlandi
Il contatto fortuito con un cristallo radioattivo, scovato in una caverna sotterranea, segna l’inizio di una nuova esistenza per Andrew, Matt e Steve, tre comuni adolescenti americani che, dopo una serata in discoteca, si ritrovano alle prese con poteri straordinari grazie ai quali potranno spostare oggetti col pensiero, volare ad altezze incredibili e, all’occorrenza, difendersi con scudi invisibili.
Chronicle è il primo lungometraggio del giovane Josh Trank, scritto e realizzato in collaborazione con Max Landis, entrambi figli d’arte che portano sul grande schermo una storia a metà tra il genere fantascienza e il thriller psicologico.
La pellicola, girata come un finto documentario, narra appunto la cronaca dei fatti che coinvolgono i tre giovani e si avvale delle riprese di Andrew, il più introverso e problematico del gruppo, ossessionato dalla sua videocamera e tormentato dal padre alcolizzato.
Nonostante i timori di far trapelare le nuove capacità telecinetiche, il ragazzo decide di sfruttare alcuni poteri straordinari camuffando questi come trucchi di magia per catturare l’attenzione dei compagni di scuola.
L’improvvisa popolarità ha però breve durata e ben presto l’animo oscuro del giovane viene allo scoperto.
Il dispotismo paterno, che Andrew subisce da sempre, innesca infine una vera e propria macchina di distruzione che gli stessi Matt e Steve avevano incautamente sottovalutato.
A prima vista Chronicle potrebbe essere scambiato per un “fumettone” cinematografico creato sulla base di effetti speciali - tra l’altro di grande impatto visivo - capaci di incollare il popolo nerd alla poltrona della sala, ma riflettendoci con più cura la storia rivela aspetti assai più intriganti e complessi; a onor del vero gli effetti speciali non sono nemmeno eccessivi e vengono dosati nei giusti tempi, anzi li definirei quasi un espediente narrativo per raccontare la turbinosa cronaca dei tre protagonisti e in particolar modo l’evolversi emozionale di Andrew, interpretato dall’ottimo Dane DeHaan.
Lo sguardo cupo e nervoso del ragazzo e la sua goffaggine col resto del mondo lo rendono un essere perlopiù asociale, un ragazzo intelligente ma che rivela un’oscura fragilità interiore cresciuta a suon di insulti e cazzotti da parte del meschino genitore.
In verità tale sensibilità, che lo consegna senza appello al bullissimo scolaresco, sarà illuminante per la presa di coscienza di una responsabilità che va oltre le proprie conoscenze; non è un caso che tra le mete di viaggio a velocità supersonica il ragazzo proponga il Tibet, terra che ospita i monaci buddisti e che, letta tra le righe (o meglio tra un fotogramma e l’altro), appare come una disperata richiesta d’aiuto.
Steve (Michael B.Jordan), ragazzo di successo con un sorriso “politically correct” per tutti, finisce per soccombere nel tentativo di aiutare l’amico ormai fuori controllo; mentre Matt (Alex Russell), suo malgrado, sarà coinvolto in un duello tra titani dove la folla dei semplici mortali è solo un seccante e lagnoso sottofondo urbano. In questo frangente, in un crescendo emozionale vicino alla fase conclusiva, Josh Trank è abile a mettere in luce la furia distruttiva che avvolge l’intera azione prima che una presa di coscienza del sé possa aver luogo.
L’omaggio più evidente è certamente l’Akira di Otomo, ma vi sono rimandi anche a qualcosa di più recente e disimpegnato come per esempio Misfits, serie tv che racconta l’avventura di un gruppo di adolescenti un po’ sconclusionati e dotati di poteri eccezionali.
L’utilizzo della macchina da presa a mano coinvolge lo spettatore nella visione di un “vero” documentario, un girato amatoriale, coi mezzi limitati di cui può avvalersi un adolescente americano. In alcuni tratti è però troppo inverosimile che Andrew abbia la premura di riprendere ogni momento.
Colonna sonora praticamente inesistente: ciò che udiamo è ciò che accade in fase di ripresa del documento filmico. Se per la costruzione dei personaggi di Steve e Matt si nota qualche carenza e banalità, la sceneggiatura invece lavora discretamete bene sulla personalità di Andrew, un soggetto indubbiamente fragile la cui realizzazione viene soffocata in ogni ambito della vita (egli stesso cita e “mette in scena” Schopenhauer): in famiglia, nella cerchia degli amici, nel tentativo disperato di divenire un supereroe utile, ammirato e apprezzato. Emblematica la sequenza in cui il ragazzo veste la tuta da pompiere del padre con l’intento di sottrarre soldi alla feccia del quartiere. Poi, come a ricordarci che ogni bestia ha il suo macellaio, lo vediamo occuparsi teneramente della madre allettata e morente, in estremo contrasto con l’inettitudine paterna che invece cerca rifugio nell’alcolismo. Eppure Landis e Trank stabiliscono furbescamente che sia proprio tale personaggio, collocabile in zona psicopatologia trascurata, a tracciare la via da seguire, una strada decisamente spirituale, quasi ascetica e quantomeno insolita per un superhero movie occidentale, ponendo l’attenzione sul recupero di una serena conoscenza del sé e della proprie potenzialità interiori.
Insomma... non di soli muscoli è fatto un eroe.
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