Il voto del redattore
- voto
- 2/5
- valutazione
- Woody Allen a contatto con la città eterna non entusiasma né stupisce usando il sarcasmo per contrastare la mancanza di stimoli intellettuali nella sua ultima fatica.
Il voto dei lettori
- voto medio
- senza voto
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 0 lettori
- di Woody Allen
- dal 17 10 2008
- genere Commedia
- tipo Sentimentale
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- Contro Il pessimo metodo
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- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
To Rome with Love
di Woody Allen
- Dati
- Titolo originale: To Rome with Love
- Soggetto: Woody Allen
- Sceneggiatura: Woody Allen
- Genere: Commedia - Sentimentale
- Durata: 131 min.
- Nazionalità: U.S.A., Italia, Spagna
- Anno: 2012
- Produzione: Mediapro, Medusa Film, Perdido
- Distribuzione: Medusa
- Data di uscita: 20 04 2012
- Link
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Il pit-stop capitolino di Woody
di Keivan Karimi
Il
giro d'Europa del caro vecchio Woody Allen passa per Roma,
finalmente, visto che, dopo Londra, Barcellona e Parigi, c'era molta
attesa, da parte dei fans della prima ora del geniale autore
newyorkese, per la prima fatica su territorio italico.
Ciò che si comprende, in questo ultimo capitolo di una tournée stancante ma
originale, è che Allen ha le capacità di una spugna, di un uomo che
visita e studia le città e le rappresenta per tutto ciò che lo
colpisce maggiormente. Se in Gran Bretagna era stato toccato nella
propria anima misteriosa e oscura, creando gialli più o meno ironici
come Match Point o Scoop,
se nella ville lumière ha preferito dedicarsi alle rimembranze
poetiche ed intellettuali della nostalgia transalpina, a Roma ha
scelto di usare il sarcasmo, costruendo un intreccio diviso in 4
episodi completamente distaccati fra di loro, guardando il modello
della tipica commedia all'italiana fatta appunto di film corali e di
mini-storie iperrealistiche. I piccoli mondi disegnati da Allen, che
torna a recitare a sette anni dall'ultima apparizione su grande
schermo, hanno la mera volontà di stupire per la facilità di errore
in una Roma che ha qualcosa di più (o di meno) rispetto al solito
fascino delle rovine, dell'antichità, la bellezza storica ormai
trita e ritrita. Non ci si aspettava che un autore estroso come lui
potesse rimettere chiaramente mano a vecchi soggetti filmici,
sbeffeggiando Vacanze romane nell'episodio
della giovane turista americana che si innamora di un giovanotto
capitolino di umili origini e dalle ambizioni impopolari.
O che
nell'episodio degli sposini di provincia, dove spicca una
lussureggiante Penelope Cruz, si potesse tornare a rivivere le
coordinate di un piccolo capolavoro felliniano come Lo
sceicco bianco. Oltre alla
riconoscibilità grafica ed estetica del metodo di Woody, c'è da
fare un giudizio complessivo, comunque difficile, visto che le
micro-storie sono quasi tutte un po' divergenti l'una dall'altra;
l'operazione fa simpatia, ma non eccelle per meriti e qualità,
soprattutto non va alla ricerca di una profondità dialettica ed
intellettuale che generalmente ha caratterizzato la cinematografia diAllen. Se appare geniale la parte in cui un buffo e spaesato Roberto
Benigni diviene, da un momento all'altro, un personaggio di livello
mediatico altissimo senza alcun apparente motivo, almeno altri due
episodi appaiono forzati e poco eleganti, in primo luogo quello doveAlec Baldwin ripercorre i territori della sua gioventù romana nel
mezzo di Trastevere, dove la mano dell'autore si intravede solo per
qualche buffo dialogo neanche troppo riuscito. Se si potesse dividere
a metà, come una mela, questo pseudo-ironico film si potrebbe pensare
che c'è un lato intelligente e strategico, in cui Allen non ha paura
di mostrare un sardonico lato di Roma e dei suoi sotterfugi, non più
maestosi ed eleganti come negli anni '60, nell'epoca d'oro del cinema
che mostrava l'Italia del boom.
Dall'altro lato c'è invece una parte
marcia, lasciata allo sbando, dove la caparbietà degli attori e dei
caratteristi non può reggersi, dove le espressioni ed i dialoghi
avrebbero molto di più da infliggere in un'opera tanto estrosa
quanto ambiziosa, come a sintomo della poca fantasia che l'Urbe ha
suscitato nell'autore. Proprio questo potrebbe essere dunque il
motivo di un progetto riuscito solo in parte, ovvero che la Capitale
non ha mosso l'animo di Woody, riuscendo solo a stabilire nella sua
poetica un piazzamento da luogo da demistificare, ma raramente
attinto come spasmo poetico. Un passo indietro dunque nella creazione
filmica di uno dei geni più prolifici del cinema occidentale,
incapace però di mettere la propria firma indelebile sulla città
eterna.
I lettori hanno scritto 1 commento
- indirizzo IP 83.103.87.142
- data e ora Lunedì 01 Ottobre 2012 [15:37]
- commento Davvero Woody pensa che le donne italiane indossino ancora quelle vestagliette da casa così anni '50?!? Sob ...
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