Il voto del redattore
- voto
- 3/5
- valutazione
- Una commedia estroversa dai toni poco moderati che smaschera la finzione delle buone maniere per favorire l'imperfezione della naturalezza umana.
Il voto dei lettori
- voto medio
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- Questo film è stato votato da 0 lettori
- di Woody Allen
- dal 17 10 2008
- genere Commedia
- tipo Sentimentale
- Chiara Orlandi
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Il mio migliore incubo
di Anne Fontaine
- Dati
- Titolo originale: Mon pire cauchemar
- Soggetto:
- Sceneggiatura: Nicolas Mercier, Anne Fontaine
- Genere: Commedia - Sentimentale
- Durata: 99 min.
- Nazionalità: Francia
- Anno: 2012
- Produzione: Maison de Cinema, Pathé, M6 Films
- Distribuzione: Bim Distribuzione
- Data di uscita: 30 03 2012
Un ciclone in famiglia
di Keivan Karimi
Che
il cinema francese d'esportazione avesse ampliato i propri orizzonti
dal punto di vista stilistico e tematico è ormai riconosciuto da
tutti i critici di livello internazionale, almeno se si prende in
esame l'ultima stagione cinematografica d'oltralpe. Ciò che invece
non era propriamente noto è che la commedia estroversa e poco
raffinata è divenuta un caposaldo nel sistema di generi di tale
produzione artistica. L'esempio più evidente è rappresentato dal
farsesco Giù al Nord e dal
successivo Quasi amici, entrambe
commedie brillanti che spiccano non tanto per la magniloquenza
espressiva ed interpretativa, ma più per il vigore della comicità
mai troppo velata e piuttosto semplice da interpretare, così da
poter essere esportata al di fuori dai confini francesi. Sulla stessa
scia si pone la pellicola Il mio migliore incubo,
diretta da Anne Fontaine, divenuta celebre per aver riportato in auge
la figura di Coco Chanel nel biopic del 2009 con protagonista Audrey
Tautou.
La miscela del film in questione è la stessa dei titoli
suddetti: si prende in esame una famiglia tipica dell'alta borghesia
parigina, dove spicca l'algida e seriosa Isabelle Huppert, madre e
moglie dal portamento elevato, donna che predilige la classe e
l'ordine alle emozioni quotidiane. Al nucleo familiare in questione
si aggiunge l'intrusione di un personaggio fuori dal comune, uno
stereotipo della provincialità e dello scarso savoir faire, in
questo caso nei panni del comico belga Benoit Poelvoorde, perfetta
antitesi della Huppert, uno scomodo e rumoroso manovale che irromperà
nella vita mite e fin troppo quieta dei propri comprimari.
Il film si
nutre e si solidifica proprio basandosi sulle gags assolutamente
viscerali e poco contenute del personaggio “intruso”, del
fenomeno da baraccone che rivoluzionerà in qualche modo l'esistenza
di Agathe (il personaggio interpretato dalla Huppert) e di suo marito
François, estraendo mano a mano dall'essenza dei due coniugi lati
del loro carattere finora totalmente nascosti. Il personaggio
dell'estroverso e folle Patrick rappresenta una sorta di deus ex
machina della comicità moderna, quel simbolo di cambiamento, quel
creatore e risolutore di situazioni che sarebbe piaciuto, con le
rispettive proporzioni, ai drammaturghi dell'antico teatro greco.
Patrick è una maschera buffa ed esagerata che utilizza il mezzo
della spigliatezza e dell'innocente quanto burbera naturalezza
espressiva per esprimersi e per mandare in frantumi il mondo pacato
degli altri personaggi.
La Fontaine disegna un mondo, nella Parigi
attuale, che inizialmente si fonda sulle buone maniere, magari anche
poco realistiche, di cui la società è schiava, ci si nasconde nei
meandri della moralità, si giudica l'altro dalle apparenze
quotidiane, le stranezze sono viste come una sorta di follia
ossessiva alienante e poco riconoscibile.
Il personaggio diPoelvoorde è fondamentale proprio per rompere le invisibili barriere
della falsa buona creanza e mettere a gambe all'aria una famiglia
che rappresenta il mondo esteriore, mandando in estasi quei caratteri
fino a quel momento racchiusi in un involucro fatto di senso del
dovere e dell'apparire, della perfezione solo idealizzata. Il
mio migliore incubo nella sua
imperfezione ed esagerazione esclamativa riesce a pieno nell'intento
per cui è stato creato: far ridere con un umorismo del tutto
esplicito per mettere ko l'universo delle finte buone maniere.
L'utilizzo di una attrice super impegnata come Isabelle Huppert è
azzeccatissimo in tal senso, visto che l'esuberanza di Patrick riesce
a distruggere il mito di una donna che il grande pubblico ricorda
come simbolo aulico ed etereo della filmografia sofisticata di
maestri come Claude Chabrol o Michael Haneke. Un film dunque
divertente ed irridente, con quel messaggio di sottofondo ben
pensato, che ha avuto discreto successo al Festival del Cinema di Roma
dello scorso novembre, testimonianza della caparbietà comica dei
francesi negli ultimi anni.
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